Identità Catania

Amministrazione

SINDACO

Salvatore Domenico Antonio Pogliese

In carica dal: 10/06/2018

Deleghe:

Sito istituzionale

www.comune.catania.it

Roberto Bonaccorsi

Deleghe:

Vice Sindaco – Bilancio – Patrimonio – Partecipate – Contenzioso – Legalità – Trasparenza

Arcidiacono Giuseppe

Deleghe:

 Manutenzioni – Mobilità – Sanità

Balsamo Ludovico

Deleghe:

Attività Produttive – Politiche Giovanili

Fabio Cantarrella

Deleghe:

Ambiente – Ecologia – Sicurezza

Giuseppe Lombardo

Deleghe:

Servizi Sociali – Politiche per la Famiglia

Barbara Mirabella

Deleghe:

Pubblica Istruzione – Attività e Beni Culturali – Pari Opportunità – Grandi Eventi

Sergio Parisi

Deleghe:

Sport e Manutenzione Impianti Sportivi – Politiche Comunitarie

Alessandro Porto

Deleghe:

Decentramento e Periferie – Anagrafe – Innovazione Tecnologica e Smart Cities – Protezione Civile – Polizia Municipale

Michele Cristaldi

Deleghe:

Personale, Centro storico, Tutela e benessere degli animali, Mare e periferie

Enrico Trantino

Deleghe:

Lavori Pubblici, Decoro e Arredo Urbano, Contenzioso e Rapporti con l’Università

Catania, una Perla d’acqua e di fuoco, Città dedicata a Liotru

  • Sulle rive del Simeto, nel 1984, è stato istituito il Parco regionale Oasi del Simeto. Oltre alle tipiche canne e giunchi da stuoia, si estende una vasta area pianeggiante divenuta un habitat favorevole per le tamerici. Al suo interno vanno rilevate anche la cosiddetta Zona delle foche e la presenza una moltitudine di varie specie di uccelli, come la gallinella d’acqua, l’usignolo, il gheppio e la gazza, senza dimenticare i preziosi esemplari di tartaruga d’acqua dolce e le volpi.
  • Castello Ursino: castello duecentesco costruito per volontà di Federico II di Svevia. Oggi ospita il Museo Civico, con le collezioni del Biscari e dei Benedettini. La struttura venne utilizzata come Parlamento Siciliano nel 1295, e affrontò tutte le fasi più sanguinarie della Guerra del Vespro. Successivamente venne destinata a residenza reale. Il castello si presenta a base quadrata con due sole torri sopravvissute delle quattro originarie. È circondato da un ponte levatoio e da un fossato anticamente ricolmo d’acqua come elemento di difesa. Dal Cinquecento all’Ottocento venne adibito a prigione, come testimoniano i disegni ancora visibili effettuati dai carcerati sui muri, sulle porte e nel cortile esterno.
  • Giardino Bellini: noto ai catanesi come Villa Bellini, è uno tra i più antichi parchi della città. La struttura odierna ingloba una parte delle  terre di proprietà del Barone di Biscari, Ignazio Paternò Castello, che egli definiva Il Labirinto, poiché replicava la composizione di un labirinto con alte siepi, vicoli ciechi e fontane. Nel 1854 divenne proprietà comunale, dopo la vendita alla città da parte di un erede della famiglia Castello. Man mano il giardino si ampliò grazie all’acquisizione, da parte dell’amministrazione, dei terreni adiacenti fino alla configurazione definitiva nel 1883, con la denominazione di Giardino Bellini in onore del compositore catanese di cui è presente un busto marmoreo all’interno dell’area. Il giardino divenne il passeggio della popolazione, che vi si recava in cerca di frescura nelle calde estati catanesi, o per godere degli spettacoli musicali. Dagli anni Settanta il giardino subì un periodo di declino fino alla scomparsa di fiori e piante e alla morte degli animali che si trovavano nello zoo ospitato all’interno. Nel 2007 iniziarono i lavori di restauro e recupero ambientale, ultimati nel 2010. Oggi il giardino si presenta con una folta vegetazione, ricco di specie di origine subtropicale che ben si adattano al clima particolarmente afoso della stagione estiva. Molte sono le statue che si incontrano lungo il percorso del cosiddetto Viale degli Uomini Illustri: monumenti dedicati a Luigi Capuana, Giovanni Verga, Nino Martoglio e a tutte le personalità di spicco che frequentarono la città.
  • Parco Gioeni: i lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 1972, e vennero terminati solo alla fine degli anni Novanta. Si tratta di un’ampia area attrezzata di panchine e giochi per bambini. Fitta la vegetazione, per lo più riconducibile alla macchia mediterranea. Caratteristici i vialetti costruiti mediante l’uso della locale pietra lavica. Il parco viene utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni sportive e musicali, principalmente in primavera e in estate.
  • Giardino Pacini: si trova nella zona della Marina, vicino la Porta Uzeda (uno degli antichi ingressi della città). È dedicato al compositore Giovanni Pacini, il cui busto è posto all’ingresso dell’area.
  • Parco Falcone: piccola area verde nel cuore della città, meta di famiglie e bambini per la presenza di due bambinopoli, sedili e fontane.
  • Via Crociferi: la più affascinante strada della città, con le sue chiese e i Monasteri esempio di barocco siciliano.
  • Mercato Ittico: detto dai catanesi ’A Piscaria, è un’area alle spalle di piazza del Duomo. È il tradizionale mercato del pesce dove poter acquistare moltissime varietà ittiche appena giunte dalle imbarcazioni in un’allegra atmosfera di suoni e colori.
  • Mercato di Piazza Carlo Alberto: per i cittadini è ’A Fera ô Luni, ossia la fiera del lunedì, così chiamata perché probabilmente si svolgeva in quel dato giorno della settimana. Oggi si svolge tutti i giorni ed è un grande spiegamento di bancarelle che mettono in mostra i prodotti più disparati.

Toponomastica – Diverse le ipotesi legate all’origine del nome della città: potrebbe risultare dall’unione del suffisso greco Katà- col nome del vulcano Aitnè, in modo da significare nei pressi dell’Etna, ma sembrerebbe maggiormente accreditata l’ipotesi (avallata dallo storico greco Plutarco) secondo la quale verrebbe dal siculo Katane, cioè Grattugia, in relazione al terreno ispido di conformazione lavica. C’è chi dice, poi, che potrebbe essere legato al latino Catinum, cioè Bacinella, per via della conformazione a conca delle colline che vi stanno intorno.

Origini – La prima aerea abitata in zona fu, in epoca preistorica, la collina di monte Vergine, dove oggi sorge l’ex Monastero dei Benedettini. Si ritiene che la città sia stata fondata dai Siculi in epoche remote per poi essere rifondata intorno all’VIII secolo a.C. da gruppi di coloni greci provenienti da Naxos. Nel corso del V secolo a.C. il centro cadde sotto il dominio di Gerone I, tiranno di Siracusa, che mutò il nome da Katane in Áitna, e dominò per un quindicina di anni: successivamente, riacquistato il nome originario, i catanesi nella guerra del Peloponneso patteggiarono per Atene, contro Siracusa, ma i siracusani conquistarono la città e dispersero la popolazione, dando il via ad una fase di declino conclusasi solo con la conquista da parte dei Romani. Quello romano fu un periodo di progressivo sviluppo economico e sociale per la città, che con l’imperatore Augusto fu elevata, nel 21 a. C., al rango di colonia: venne dotata di grandi edifici pubblici che la trasformarono in uno dei più ragguardevoli centri imperiali, presente anche una cattedra vescovile (vi si era insediata una precoce comunità cristiana). Con la fine dell’Impero, poi, Catania vide le dominazioni di Ostrogoti, Bizantini, Musulmani, Normanni (che le ridiedero la cattedra vescovile), Svevi e Angioini. Il malcontento per l’operato di questi ultimi, portò ad una sollevazione popolare. Nel 1282, passata al ramo cadetto della Corona d’Aragona, Catania divenne capitale del Regno di Trinacria. Quasi quattro secoli dopo, in seguito al dominio spagnolo e sabaudo, Catania riacquistò autonomia sotto i Borbone e fu dotata dal Vicerè di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia di un Senato con funzioni pari a quelli di Palermo e Messina. Successivamente due grandi calamità la sconvolsero: nel 1669 la lava eruttata dall’Etna invase i lati ovest e sud della città, risparmiando soltanto il centro protetto dalle possenti mura, e nel 1693 il terribile terremoto della Val di Noto rase al suolo l’intero assetto urbanistico (rimasero indenni soltanto alcune rovine risalenti al periodo romano). Nell’Ottocento si attuò la riforma amministrativa con la quale Catania divenne capoluogo di provincia, si registrò un deciso sviluppo economico soprattutto nel settore tessile.

Catania contemporanea – Con l’Unità d’Italia, la città fu al centro di un vero e proprio rilancio che ne fece un modello di sviluppo per l’intera Isola: vennero realizzate numerose opere infrastrutturali e venne approntato un importante piano di risanamento, poi ripreso durante il periodo fascista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in sintonia con il clima presente in Italia, iniziò la ripresa economica della città, mentre negli anni Cinquanta si realizzò la futura Etna Valley, e nel decennio successivo lo sviluppo economico si consolidò al punto che Catania venne ribattezzata la Milano del Sud. Oggi Catania è il centro dell’area metropolitana più densamente abitata della Sicilia (conta 27 Comuni), nonché il centro di un’ampia conurbazione nota come Sistema lineare della Sicilia orientale: 2.400 km² nei quali vivono circa 1.700.000 persone. È sede della più antica università siciliana (fondata nel 1434 per volere di Alfonso V), vanta un centro storico dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO ed è un importante polo industriale, logistico e commerciale.

Secondo una leggenda l’elefante in pietra che si trova la centro di Catania, considerato il simbolo della città, era di proprietà del negromante Eliodoro: questi intorno al Settecento, dopo averlo forgiato dalla lava dell’Etna, soleva utilizzarlo per le sue scorribande, avendo sfidato il cristianesimo con la sua arte magica. Dopo l’utilizzo, poi, tornava a pietrificarlo. Oggi il nome con cui l’elefante è chiamato, cioè “Liotru”, pare sia una storpiatura di quello del suo mitico proprietario. Al centro della città, poi, vi sono quattro candelabri in bronzo che raffigurano i protagonisti di quattro diverse leggende: quella di Gammazita, una giovane e avvenente ragazza che per sfuggire alle pretese di un soldato francese che l’assillava (Droetto) si gettò in un pozzo nei pressi del castello Ursino, e gli abitanti del luogo, andati a caccia del soldato che tentò di mimetizzarsi con i catanesi, fecero pronunciare la parola dialettale “cicirì” ai passanti (termine difficile da pronunciare per gli stranieri) per individuarlo; quella dei fratelli Anapia e Anfinomo, che sorpresi dalla lava mentre aravano i campi decisero di fuggire prendendo in spalla i genitori: rallentati dal peso vennero raggiunti dal magma, che però arrivato davanti a loro deviò il percorso, circondandoli ma non travolgendoli, e permise che si salvassero; la leggenda di Uzeta, un giovane di modeste origini che si distinse per il suo coraggio e sconfisse i giganti Ursino, venendo premiato da Federico II di Svevia con la mano della figlia; infine, la leggenda di Cola Pesce, un giovane abilissimo nelle immersioni marine, che, messo alla prova da Federico II, si immerse per recuperare prima una coppa e la corona del re, e poi il suo anello, ma la seconda volta che scese giù scoprì che la Sicilia era retta da tre colonne e che una di queste era pericolante, e ad una terza immersione voluta dal re per cercare di scoprire qualcosa di più non risalì, decidendo di sostituirsi alla colonna danneggiata. Ci sono anche leggende legate ai terremoti che colpirono la città: quella del barone don Arcaloro Scammacca, secondo la quale una nota fattucchiera il 10 gennaio 1693 si presentò sotto il suo balcone, lo chiamò e lo avvisò di un imminente terremoto con i versi Don Arcaloru, Don Arcaloru, dumani, a vintin’ura, a Catania s’abballa senza sonu!” (“Don Arcaloro, Don Arcaloro, domani, alle ventuno, a Catania si ballerà senza musica”). Il barone, accorto, il giorno dopo si rifugiò in campagna e attese l’ora fatale, durante la quale si verificò il terremoto; e poi la leggenda del vescovo Francesco Carafa, che con le sue preghiere tenne lontano per ben due volte il terremoto dalla città, che però poi, l’anno dopo la sua morte (avvenuta nel 1692), si verificò. È poi ben nota la leggenda della santa catanese patrona della città, Agata, che il 5 febbraio del 251 d.C. morì in cella in seguito a violenze protrattesi per giorni: il giorno prima aveva ricevuto visita da San Pietro, che la rincuorava. Agata, giovane di nobile famiglia, aveva rifiutato di ripudiare il cristianesimo e adorare gli idoli dei pagani, come impostole dal proconsole Quinziano, giunto a Catania con l’intento di far rispettare l’editto dell’imperatore Decio che chiedeva questo. Quinziano, invaghitosi di lei, l’aveva fatta imprigionare e aveva tentato di farla convertire, ma al rifiuto forte di lei aveva deciso di farle subire violenze, al punto da farle strappare le mammelle con delle tenaglie. Da lì a poco sarebbe iniziato un culto nei suoi confronti. Numerose sono le leggende legate ai miracoli della martire Agata: più di quindici sono relative a catastrofi quali terremoti o eruzioni (la prima un anno dopo la morte di lei, quando i catanesi avevano portato in processione il suo velo), e l’ultima risale al 1886. Una leggenda è legata alla santa protettrice di Siracusa, Lucia, che recatasi alla tomba di Agata con la madre gravemente ammalata per chiedere la guarigione di lei, aveva saputo dalla martire catanese che anche per lei una città sarebbe stata devota, e cioè Siracusa: di lì a poco la madre guarì e Lucia venne martirizzata. Singolare poi il miracolo legato a Federico II di Svevia: l’imperatore aveva ordinato la distruzione di Catania (che come altre città si era ribellata al suo dominio), ma, partecipando all’ultima messa nella cattedrale di Catania prima dell’eccidio (messa chiesta dai cittadini, che avevano saputo quale sorte sarebbe loro toccata), lesse sul suo breviario una sigla latina apparsa miracolosamente, e cioè “n.o.p.a.q.u.i.e.”, sigla che un frate benedettino presente interpretò come “Noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est” (“Non offendere il paese di Agata, perché è vendicatrice di ogni ingiustizia”): Federico II, impressionato, abbandonò la volontà di uccidere e si limitò ad accettare l’assoggettamento dei catanesi.

Centro storico –  Il centro storico di Catania, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, un tempo era racchiuso dalle cosiddette Mura di Carlo V, complesso murario oggi perduto costituito da undici bastioni, con sette porte di accesso alla città. Una di queste, Porta Uzeda, dà ancora accesso a piazza Duomo, sulla quale confluiscono le principali vie cittadine: via Etnea, via Garibaldi, via Vittorio Emanuele e via Crociferi. La prima, realizzata agli inizi del Settecento, è la strada principale, ed è lunga circa tre km. L’ultima, invece (conosciuta anticamente come via Sacra), prende il nome dai padri crociferi della Chiesa di San Camillo, ed è considerata una delle più belle d’Italia. Numerosi i palazzi che si affacciano sulle principali vie della città, alcuni dei quali sono veri gioielli del barocco, come anche le tante chiese, spesso imponenti (ad esempio quella incompleta di San Nicola, davanti al monastero dei Benedettini, che avrebbe dovuto essere la maggiore in Sicilia, una delle chiese più grandi della cristianità).

Architettura Religiosa

  • Il Duomo: è la chiesa Madre della città, dedicata al culto della patrona Sant’Agata. La struttura è risale all’anno Mille, edificata su una parte dell’antico edificio delle Terme Achilliane datato al III secolo d.C. e di un tempio risalente all’epoca dei Romani. Molti i crolli e le ricostruzioni effettuate sulla Basilica. Il primo evento catastrofico è quello del 1169, un terremoto fece improvvisamente crollare il soffitto uccidendo tutti i devoti raccolti in preghiera; ma l’evento più dannoso fu sicuramente il terremoto della Val di Noto del 1693, che distrusse l’edificio quasi completamente, ad eccezione di una parte della facciata. L’antico edificio delle Terme è ancora oggi presente, sebbene non visitabile; è considerato di notevole importanza poiché custodisce parecchie pareti affrescate. La ricostruzione effettuata nel Settecento restituì la chiesa alla città ad opera principalmente dell’architetto Girolamo Palazzotto e di Giovanni Battista Vaccarini. L’esterno presenta una lunga ringhiera in ferro battuto sovrastata da statue di santi in marmo di Carrara, che è lo stesso materiale utilizzato per tutto il prospetto abbellito con le statue di Sant’Agata, Sant’Euplio e San Berillo. I portoni d’ingresso sono tre, dei quali il più grande, centrale, è costituito da formelle che rappresentano armoriali di Papi e Re e lo stemma della città. La struttura interna ha mantenuto le tre navate originarie: in quella di destra sono custodite le tombe del musicista catanese Vincenzo Bellini e del Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, oltre a molti dipinti di Guglielmo Borremans. Nella navata di sinistra molti altari sono abbelliti con dipinti, adiacenti a monumenti sepolcrali di vescovi e cardinali. La chiesa custodisce quattro cappelle: la Cappella del Santissimo Crocifisso presenta un portale di Giandomenico Mazzolo abbellito con bassorilievi raffiguranti la vita di Gesù, e custodisce un crocifisso e le statue dell’Addolorata e di San Giovanni, oltre al sepolcro del vescovo Bonaventura Secusio; la Cappella di Sant’Agata si trova alla fine della navata di destra, è composta da una bellissima cancellata in ferro realizzata da Salvatore Sciuto Patti e da una cammaredda, ossia una cameretta dove si conservano il busto e le reliquie di Sant’Agata, tra le quali il noto velo (vi si trova anche il monumento funerario del vicerè Ferdinando D’Acuna, devotissimo della Santa); la Cappella della Vergine è protetta da un portale in marmo cinquecentesco opera di Giovanni Battista Mazzolo, decorato con raffigurazioni della Madonna, e custodisce al suo interno i monumenti funerari di Costanza e dei reali d’Aragona; in ultimo, la Cappella del Santissimo Sacramento, che appartiene alla famiglia di nobili Gravina-Cruyllas e contiene i monumenti funerari dei familiari. Interessante anche la sagrestia, che conserva la tela Eruzione dell’Etna del 1669 ad opera di Giacinto Platania. Degno di nota è l’altare maggiore, posto all’interno di un abside con volta a botte decorata da affreschi del Seicento di Giovanni Battista Corradini, così come l’organo a canne realizzato da un artista francese nell’Ottocento per volontà del cardinale Dusmet.
  • Chiesa di Sant’Euplio: si tratta dei resti dell’antica chiesetta dedicata a Sant’Euplio e distrutta da un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Al suo interno si custodisce un sepolcro sotterraneo sulle cui pareti sono ancora visibili pitture ed affreschi
  • Chiesa della Badia di Sant’Agata: situata frontalmente al Duomo, è opera del Vaccarini. Di stile barocco, fu costruita sui resti dell’antica chiesa e del convento dedicati alla Santa andati distrutti nel terremoto del 1693. L’interno è a croce greca con una grande cupola. Da vedere il Crocifisso seicentesco opera di Ignazio Carnazza.
  • Chiesa di Sant’Agata La Vetere: la sua origine è antichissima e si colloca intorno all’anno 264, edificata per volontà del vescovo San Everio, come voto alla Santa dopo la sua morte. Il terremoto che colpì la Val di Noto la distrusse quasi per intero, ad eccezione della cripta nel sotterraneo utilizzata dai cristiani come rifugio dalle persecuzioni. La nuova struttura presenta una facciata in stile normanno e un’unica navata, conserva alcune parti della vecchia costruzione. Molto bella, al suo interno, la Cappella della Vergine, con un olio su tela di Giuseppe Sciuti, oltre alla Cappella di Sant’Agata e alla cassa che per moltissimi anni ne custodì il corpo.
  • Chiesa di Sant’Agata alla Fornace: la struttura venne edificata nel Settecento sul luogo dove la Santa subì il martirio. Presenta un esterno in stile neoclassico ed un interno lineare e semplice, custodisce sull’altare maggiore una teca con i resti della fornace dove Sant’Agata venne torturata.
  • Chiesa di Sant’Agata al borgo: sorge nel quartiere Borgo (Buggu, in dialetto), uno dei più popolosi della città. La struttura originaria è del 1669, voluta dal vescovo Bonadies come luogo di riparo dei cittadini giunti in città dai paesi limitrofi per sfuggire alla devastante colata lavica dell’Etna in eruzione. Venne distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita nel Settecento. La facciata è abbellita da una statua raffigurante Sant’Agata e da due simulacri forgiati in pietra lavica di San Pietro e San Paolo. L’interno presenta uno schema ad unica navata con affreschi del pittore Giovanni Lo Coco.
  • Chiesa di Sant’Agata al Carcere: la Chiesa ha una struttura che racchiude resti dell’antica cinta muraria greca del VI secolo a.C. e di epoca romana. È così chiamata perché ivi la santa venne tenuta in prigionia, e nel Medioevo era il luogo principale del culto a lei dedicato. Anch’essa distrutta dal terremoto del 1693, venne ricostruita con degli ampliamenti. Architettonicamente è da notare il portale d’ingresso, considerato unico nel suo genere in tutta la Sicilia per la bellezza degli elementi artistici e decorativi. Al suo interno è custodita la cassa dove venne conservato il corpo della Santa nel viaggio da Costantinopoli, e due lastre di pietra lavica dove sarebbero impresse (secondo tradizione) le orme dei suoi piedi prima di cadere nella caverna del carcere.
  • Chiesa di San Francesco d’Assisi all’Immacolata: sorge sull’area di un antico tempio di Minerva per volontà della regina Eleonora D’Angiò, le cui spoglie furono custodite al suo interno sino al 1693, anno del devastante terremoto che colpì la Val di Noto. La struttura è a tre navate ricche di dipinti e di opere di notevole interesse. L’organo della chiesa è celebre per essere quello utilizzato da Vincenzo Bellini per i suoi studi.
  • Chiesa di San Benedetto: situata in una delle più belle vie del centro storico della città, via Crociferi, è dedicata al culto di san Benedetto da Norcia, insieme al monastero delle suore benedettine ad essa annesso e collegato da un ponte che attraversa la strada. Il prospetto è chiuso da una meravigliosa scalinata in ferro battuto che si affaccia sulla cosiddetta scalinata dell’Angelo, composta da scalini in marmo sovrastati da statue di Angeli. Molto belli gli interni, con uno sfarzoso altare maggiore in marmo policromo decorato con pietre dure e bassorilievi in bronzo.
  • Chiesa di San Giuliano: anch’essa si affaccia sulla via Crociferi, sui resti di un antico tempio. È cinta da una lunga cancellata in ferro battuto ed è sovrastata da una cupola affrescata da Giuseppe Rapisardi. Al suo interno è degno di nota l’altare maggiore, costruito in marmo e ricco di decorazioni. Su di esso vi è un crocifisso del 1300.
  • Chiesa di San Domenico: denominata anche Chiesa di Santa Maria La Grande, inizialmente comprendeva il convento dei padri domenicani, andato distrutto intorno al Quattrocento. La struttura esterna è molto semplice, in puro stile barocco, protetta da una cancellata in ferro battuto. Internamente possiede un’unica navata con sei altari laterali abbelliti con sculture e dipinti, quali ad esempio quello dedicato alla Madonna del Rosario, sovrastato da una tela attribuibile a Innocenzo da Imola.
  • Chiesa di San Placido: venne eretta nel Quattrocento sull’antico sito del tempio dedicato al dio Bacco, ma il terremoto del 1693 la distrusse completamente. La ricostruzione avvenne nel Settecento ad opera delle uniche suore rimaste illese dalla catastrofe. L’esterno è in stile barocco siciliano, in pietra bianca e protetto da una cancellata in ferro battuto. Possiede un unico portale d’ingresso sovrastato dalle statue in marmo di San Placido e San Benedetto. Tutta la facciata è ricca di decorazioni, abbellimenti e bassorilievi. L’interno presenta una sola navata, abbellita da affreschi e stucchi, oltre ai dipinti di Michele Rapisardi e Giuseppe Napoli. Molto belli l’altare maggiore in pietra marmorea e l’organo sovrastante l’ingresso, dotato di spazio per il coro.
  • Basilica della Collegiata: detta anche Basilica di Maria Santissima dell’Elemosina, si trova sulla centralissima via Etnea, la strada considerata per eccellenza il passeggio della città. La struttura originaria andò a soppiantare un antico tempio dedicato a Proserpina, ma come la maggior parte dei monumenti della città venne ricostruita a seguito del terremoto del 1693. La ricostruzione avvenne per opera dell’architetto Stefano Ittar, che ne fece una splendida dimostrazione dello stile barocco siciliano. La facciata incorpora una torre campanaria ed è abbellita con le statue di Sant’Agata, San Paolo, San Pietro e Sant’Apollonia. L’interno è strutturato a tre navate e custodisce due tele del pittore Giuseppe Sciuti, il quale ne affrescò anche la volta, e uno splendido organo in legno del Settecento.
  • Chiesa di San Nicolò l’Arena: situata in Piazza Dante Alighieri, è adiacente l’ex monastero dei Benedettini, oggi sede universitaria. Venne eretta successivamente alla terribile eruzione dell’Etna del 1669, è considerata per le sue dimensioni la più grande nell’Isola. Custodisce al suo interno il famoso organo di Donato Del Piano, composto da oltre duemila canne in legno. Da non perdere la meridiana sul transetto che segna le ore, i giorni ma anche i segni zodiacali, opera dell’astronomo tedesco Wolfgang Sartorius von Waltershausen e del danese Christian Peters.
  • Monastero dei Benedettini o di San Nicolò l’Arena: è il più grande monastero in Europa dopo quello di Mafra in Portogallo, e oggi è sede della Facoltà Umanistica dell’Università degli Studi di Catania. Venne fondato nel Cinquecento da monaci giunti in città dalla vicina cittadina di Nicolosi attanagliata dall’eruzione lavica, fu ricostruito dopo la distruzione del terremoto del 1693. La struttura è immensa, e costruita tutt’attorno ad un grande cortile dove si possono ammirare due chiostri. Il primo è immerso in un ampio giardino circondato da portici e sovrastato da una terrazza; il secondo, detto Chiostro dei marmi, è di origine seicentesca ed è circondato da colonne di marmo bianche. Il corridoio, detto Dell’orologio, unisce l’ala privata del monastero e quella pubblica, esattamente tra i due chiostri. Il sotterraneo del monastero è particolarmente suggestivo e ospita la biblioteca  universitaria. Al suo interno vi sono ancora i resti di una domus romana del II secolo a. C., nonché le antiche cucine e il refettorio dei monaci. Della bellezza del monastero si ha notizia in molte dichiarazioni di viaggiatori illustri, primo tra tutti Patrick Brydone, che in visita in città nel 1770 lo definì una piccola Versailles siciliana.
  • Chiesa di Santa Maria del Gesù: piccola chiesa del Settecento unita alla cappella Paternò di origine cinquecentesca dalle caratteristiche decorazioni in pietra bianca calcarea e nera lavica. Al suo interno si può ammirare il bellissimo quadro raffigurante la Madonna col Bambino, opera di Antonello Gagini.
  • Chiesa di Santa Chiara: annessa al monastero omonimo, è degna di visita per la preziosa pavimentazione in marmo policromo. Custodisce, inoltre, cinque altari riccamente decorati e un enorme affresco attribuito a Olivio Sozzi, che raffigura il Trionfo delle Clarisse.
  • Chiesa dei Minoriti: rappresenta un lascito del nobile Giambattista Paternò, che la donò ai chierici minoriti nel Seicento. Presenta la tipica struttura a basilica, con cupola sovrastante e un interno a tre navate. Degne di nota le opere custodite: dal crocifisso in marmo di fine Settecento all’Annunciazione, opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremans. Il nobile benefattore è sepolto al suo interno in un monumento funerario adornato con il suo ritratto, e una lapide che riporta parole di elogio nei suoi confronti da parte dei religiosi.
  • Chiesa di Santa Maria di Ognina: sorge nell’omonimo borgo marinaro ed ha origini antichissime, probabilmente databili intorno al 1300. Il terremoto di Noto la devastò e successivamente venne ricostruita, così come la statua della Madonna venerata, databile intorno all’Ottocento. Nella chiesetta si celebra la festa della Madonna (’A Bammina) con una spettacolare processione fatta dalle barche di pescatori che accompagnano il simulacro in mare.
  • Chiesa di San Giovanni de’ Fleres: di origini antichissime (si tratterebbe del 532); ad oggi purtroppo rimane soltanto un arco gotico in pietra databile alla ricostruzione medievale.
  • Cappella Bonajuto: è la cappella dell’omonimo palazzo all’interno del quartiere Civita della città. Si tratta di una struttura di origine bizantina con impianto a croce greca e cupola. È stata restaurata negli anni Trenta ed oggi è spazio espositivo e di rappresentazioni e concerti.
  • Chiesa di San Francesco Borgia: edificata in via Crociferi, possiede una bellissima e scenografica scalinata. La struttura interna presenta tre navate, la cupola è affrescata da Olivio Sozzi con scene raffiguranti l’ordine dei gesuiti che dirigevano la precedente Chiesa della Santissima Ascensione, andata distrutta nel terremoto del Seicento.
  • Chiesa di San Gaetano alle Grotte: la struttura originaria è databile intorno al II secolo a.C.; è stata edificata all’interno di una grotta lavica ed è dedicata a Maria di Betlem. La grotta è tutt’oggi fruibile e visitabile, ed è sede di funzioni liturgiche in greco antico. Secondo la leggenda la nicchia sotterranea custodì le spoglie di Sant’Agata fino alla sepoltura, così come quelle di Sant’Euplio. Successivamente la struttura si ampliò con la costruzione della chiesa sovrastante in onore di San Gaetano. Con la venuta dei musulmani in Sicilia venne in parte distrutta e abbandonata, per essere poi ripristinata dai Normanni.
  • Santuario della Madonna del Carmine: la Chiesa, che sorge su un’antica necropoli, custodiva la tomba di Stesicoro, e venne edificata nel Settecento. Il prospetto è molto scenografico, costituito da tre grandi ingressi distanziati da colonne sopra le quali si erge una nicchia che custodisce la statua in marmo della Madonna del Carmine. Dietro la statua della Vergine, vi è la cella campanaria formata da quattro campane (la più antica è del Cinquecento). L’interno è a tre navate ed è ricco di altari ed opere pittoriche degne di nota: tra queste è da segnalare la tela rappresentante Maria Carmelitana, opera del Pastura, ammiratore di Antonello da Messina. Da annoverare anche l’urna che custodisce le reliquie di San Sinforo e la tela settecentesca della Madonna col Bambino, ad opera di Sebastiano Ceccarini da Fano.
  • Santuario di Santa Maria dell’Aiuto: di origine seicentesca, è successivo al terremoto del 1693 che aveva distrutto la precedente chiesa legata al culto dei Santi Pietro e Paolo. Nel Settecento vi fu annessa una riproduzione della Santa Casa di Loreto, visitabile dall’interno della chiesa. Il prospetto esterno è anticipato da una grande scalinata con una torre campanaria adiacente. L’interno è ricco di stucchi ed affreschi, con un altare maggiore e quattro laterali.

 

Architettura Civile

  • Palazzo degli Elefanti: è la sede Municipio della città. La sua costruzione risale al periodo del Seicento, in una fase successiva al terremoto del 1669, e al progetto presero parte due architetti: il Vaccarini per quanto riguarda la facciata ad ovest, ad est e a sud, e il Battaglia per quella di nord. La grande scalinata all’ingresso venne inserita nell’Ottocento ad opera di Sebastiano Ittar. L’interno possiede un grande cortile e custodisce due carrozze del Settecento utilizzate durante la festa patronale. Le stanze sono abbellite con opere pittoriche di Giuseppe Sciuti.
  • Palazzo del Seminario dei Chierici: si colloca in posizione frontale al municipio, costruito dopo il terremoto del 1693, dall’architetto Alonzo Di Benedetto, possiede un passaggio diretto con la Cattedrale. Bellissimo il prospetto barocco su base lavica intersecato da colonne in pietra bianca d’Ispica. I balconi esibiscono un timpano ad omega con mensole decorate e una grande tribuna centrale; hanno vissuto l’affaccio di personaggi illustri quali il Cardinale Dusmet nel 1888 nell’atto di benedizione della città e Benito Mussolini nel 1937 durante il suo discorso alla popolazione.
  • Fontana dell’Amenano: di epoca ottocentesca, raffigura il fiume Amenano personificato in un fanciullo che regge una cornucopia dalla quale gronda l’acqua che si riversa a mo’ di cascata assumendo quasi  le sembianze di un lenzuolo. Per questo è conosciuta in città come L’acqua a linzolu.
  • Fontana dell’Elefante: opera settecentesca di Giovanni Battista Vaccarini, si trova in posizione centrale in Piazza Duomo. L’elefante rappresentato, in pietra lavica nera, è il simbolo della città, chiamato in dialetto dai cittadini u Liotru: sulla schiena regge un obelisco con figure egizie e sopra di esso una sfera, sormontata da una croce, avvolta da una corona di palme e gigli, rappresenta il martirio e la purezza. Alla base sono raffigurati i due fiumi della città, il Simeto e l’Amenano. Secondo fonti storiche la presenza dell’elefante è accertata già in epoca cartaginese, ma era stato posizionato al centro dai monaci benedettini, che l’avevano introdotto in città sotto l’arco di Liodoro. L’obelisco, invece, è databile probabilmente all’epoca delle crociate, introdotto dalla città egizia di Syene. Il vezzeggiativo Liotru si lega alla leggenda di Eliodoro, giovane nobile catanese che tentò più volte di diventare vescovo della città, senza mai riuscirvi e che per la sua opposizione al vescovo Leone II venne bruciato vivo. Il ragazzo pare avesse l’usanza di girare in città a cavallo di un elefante.
  • Palazzo Biscari: costruito a seguito del terremoto del 1693 dalla famiglia Paternò Castello, principi di Biscari, venne ultimato circa un secolo dopo. Possiede un ingresso che dà su un cortile interno abbellito da una grande scalinata. Bellissime la sala delle feste, in stile rococò e decorata con stucchi e affreschi, e la cupola alla quale si accede da una scale stuccata dove originariamente sedeva l’orchestra. Il palazzo possiede moltissime stanze, tra le quali degne di nota, quella dei Feudi, abbellita con tele raffiguranti i possedimenti della famiglia, e gli Appartamenti della Principessa, con pareti decorate in legno e pavimentazione originale di epoca romana, la Galleria degli Uccelli (o Stanza delle Porcellane), dove si può notare, oltre agli affreschi raffiguranti le quattro stagioni, la bellissima scala denominata dal Principe Ignazio a Fiocco di Neve per la sua caratteristica base costruita a mo’ di nuvola. Il palazzo si trovò nei secoli ad ospitare grandi personalità, dal famoso scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe alla Regina d’Inghilterra. Nel 2008 è stato scenografia di un videoclip dei Coldplay, rock band inglese. È sede, tra l’altro, del Museo Biscari.
  • Palazzo Manganelli: la costruzione originaria è datata intorno al Quattrocento. Venne ampliato e modificato dopo il terremoto del 1693 da Antonio Paternò. La struttura è tipicamente in stile barocco con due fontane, una grande vasca e un giardino pensile strutturato su due piani uniti da una bella scalinata.
  • Palazzo Gravina Cruyllas: ospita il museo Vincenzo Bellini, poiché questa è considerata la sua casa natale. Edificato nel Settecento, si appoggia in parte sulle mura del teatro Romano. Nel tempo la struttura venne modificata spostando l’apertura d’ingresso nei portoni laterali sbarrando l’antico portone centrale con scalinata che si affaccia sulla  piazza. La facciata, a pietra nera con inserti bianchi, presenta dei balconi con tribuna centrale decorati con volute e mensole.
  • Palazzo del Toscano: voluto nell’Ottocento dai Paternò, marchesi del Toscano, possiede dei bellissimi saloni di rappresentanza decorati con stucchi ed affreschi, molti dei quali per opera di Giuseppe Sciuti, così come la grande scalinata d’onor all’ingresso.
  • Palazzo Reburdone: palazzo di proprietà della famiglia Guttadauro, che lo fece costruire nel Settecento per dimostrare la propria importanza nella scala nobiliare di Catania, pur essendo originaria di un paesino situato nella provincia. La struttura è quella tipica dei palazzi nobiliari, con un piano terra destinato a magazzini e botteghe, un primo piano dedicato ad uffici, il piano superiore utilizzato come residenza della famiglia e il terzo piano per la servitù. Tutti i piani si affacciano su una grande corte interna circondata da portici, che pare essere la più grande corte d’onore della città. È presente anche un secondo cortile più piccolo destinato alla cavalleria. Gli interni sono grandi e maestosi, con la presenza di due saloni perfettamente identici a forma di cubi secondo la tecnica del diapason.
  • Palazzo Fassari Pace: fa parte delle opere ricostruite dopo il terremoto del 1693, presenta un lunghissimo balcone sul secondo livello costruito probabilmente per poter assistere in più persone al passaggio della Santa in occasione della festa patronale. Suggestivi gli interni, tutti collegati tra di loro a mo’ di spirale.
  • Palazzo Valle: ricco esempio di palazzo barocco progettato dal Vaccarini. Molto bello il portone d’ingresso, ricco di decorazioni e ornamenti.
  • Palazzo Bruca: edificato dai principi Scammacca della Bruca in epoca settecentesca, possiede un grande cortile interno con al centro una fontana in stile neoclassico raffigurante il dio Nettuno.
  • Villa Cerami: oggi è sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Catania. Degno di nota il portale d’ingresso sormontato dallo stemma della famiglia Rosso di Cerami, dal quale è possibile affacciarsi su un ampio cortile arricchito da una maestosa scalinata che porta al piano superiore e a una fontana. Custodisce una scultura in bronzo di Emilio Greco, la Grande bagnante.
  • Porta Uzeda: eretta sulle mura di Carlo V, è il collegamento tra il seminario dei chierici e il Duomo. È dedicata a Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda, che governò la città alla fine del Seicento.
  • Porta Ferdinandea: si tratta di un arco costruito a fine Settecento dagli architetti Itter e Battaglia. Oggi è chiamata anche Porta Garibaldi. Si trova nel quartiere chiamato Fortino a memoria di un fortino che si ergeva in quella zona voluto dal Principe di Ligne a difesa della città. Di esso oggi non rimane traccia, ad eccezione di un piccolo ingresso nella vicina via Sacchero.
  • Convitto Cutelli: fu voluto dopo il terremoto del 1693 da Mario Cutelli, conte di Villa Rosata. Costruito su progetto del Vaccarini, in collaborazione con l’architetto Battaglia, presenta uno stile neoclassico, un bellissimo cortile interno circolare a pavimentazione bianca e nera arredato con un orologio a torre con iscrizione latina. La corte custodisce anche due statue, dette Del tempo e Della fama, a simboleggiare la competizione da sempre esistente tra le due forze. Bellissima la scala in marmo che conduce al piano rialzato dove si trova l’Aula Magna, decorata con motivi raffiguranti le antiche vittorie siciliane e dove vennero giustiziati i ribelli al governo borbonico nel 1837, come si evince da una lapide posta sulla facciata.
  • Palazzo delle Poste: situato nella centralissima via Etnea, è di costruzione novecentesca. La facciata decorata, è edificata in pietra lavica nera dell’Etna e intarsi in pietra bianca di Ispica.

Sono presenti altri edifici e monumenti storici di rilevanza culturale:

Chiesa di Sant’Agata al Rotolo; Chiesa di Sant’Agata alle Sciare; Chiesa di Sant’Agata al Conservatorio delle Verginelle; Chiesa di Sant’Agrippina; Chiesa dei Santi Angeli Custodi; Chiesa di Sant’Agostino; Chiesa di Sant’Anna; Chiesa di Sant’Antonio di Padova; Chiesa di Sant’Antonio Abate; Chiesa della Beata Maria Vergine del Carmelo; Chiesa della Beata Maria Vergine in Cielo Assunta; Chiesa di Santa Barbara;  Chiesa di San Berillo; Chiesa della Santissima Trinità; Chiesa di Santa Croce; Chiesa di San Camillo de Lellis; Chiesa di Santa Caterina al Rinazzo; Chiesa di Santa Caterina da Siena; Chiesa del Cuore Immacolato della Beata Maria Vergine; Chiesa di Santa Chiara in Librino; Chiesa di San Cosma; Chiesa di San Costantino; Chiesa di San Cristoforo alle Sciare; Chiesa di San Cristoforo Minore; Chiesa di Cristo Re; Chiesa della Divina Maternità della Beata Vergine Maria; Chiesa di San Dionigi; Chiesa di San Damiano; Chiesa di San Domenico fuori le mura; Chiesa di San Domenico Savio; Chiesa di Sant’Euplio in Ognina; Chiesa di Sant’Elena; Chiesa di San Filippo; Chiesa di San Filippo Neri; Chiesa di San Francesco di Paola; Chiesa di San Francesco di Paola di via Curìa; Chiesa di San Gaetano alla Marina; Chiesa di San Giacomo; Chiesa di San Giorgio; Chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista; Chiesa di San Giovanni Battista Minore; Chiesa di San Giovanni Bosco; Chiesa di San Giuseppe al Duomo; Chiesa di San Giuseppe al Pigno; Chiesa di San Giuseppe al Transito; Chiesa di San Giuseppe in Ognina; Chiesa di San Giuseppe la Rena; Chiesa di Sant’Ignazio; Chiesa dell’Immacolata Concezione Beata Maria Vergine ai Minoritelli; Chiesa di San Leone Vescovo; Chiesa di Santa Lucia al Fortino; Chiesa di Santa Lucia in Ognina; Chiesa di San Luigi Gonzaga; Chiesa della Madonna del Divino Amore; Chiesa della Madonna del Divino Amore di via Palermo; Chiesa della Madonna delle Grazie in San Giovanni Galermo; Chiesa della Maris Stella; Chiesa di Santa Maria all’Ogninella; Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice; Chiesa di Santa Maria degli Angeli; Chiesa di Santa Maria del Carmelo al Canalicchio; Chiesa di Santa Maria del Carmelo alla Barriera; Chiesa di Santa Maria del Tindaro; Chiesa di Santa Maria dell’Aiuto; Chiesa di Santa Maria della Catena; Chiesa di Santa Maria della Cava; Chiesa di Santa Maria della Concordia; Chiesa di Santa Maria della Consolazione; Chiesa di Santa Maria della Consolazione al Borgo; Chiesa di Santa Maria della Lettera; Chiesa di Santa Maria della Mecca; Chiesa di Santa Maria della Mercede; Chiesa di Santa Maria di Nuovaluce; Chiesa di Santa Maria della Palma o del Soccorso; Chiesa di Santa Maria della Provvidenza; Chiesa di Santa Maria della Provvidenza dell’ex Conservatorio; Chiesa di Santa Maria della Purità e della Visitazione; Chiesa di Santa Maria de La Salette; Chiesa di Santa Maria della Salute; Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba; Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo; Chiesa di Santa Maria dell’Itria; Chiesa di Santa Maria del Rosario; Chiesa di Santa Maria del Rosario; Chiesa di Santa Maria di Monserrato; Chiesa di Santa Maria Goretti; Chiesa di Santa Maria in Ognina; Chiesa di Santa Maria La Grande; Chiesa di Santa Marta; Chiesa di San Martino; Chiesa di San Michele Arcangelo; Chiesa di San Michele Minore; Chiesa della Natività del Signore; Chiesa di Nostra Signora del Santissimo Sacramento; Chiesa di Nostra Signora di Lourdes; Chiesa di Nostra Signora di Nazareth oltre Simeto; Chiesa di San Nicola dei Trixini; Chiesa di San Nicolò al Borgo; Chiesa di Sant’Orsola; Chiesa di San Paolo; Chiesa di San Pietro; Chiesa di San Pio da Pietrelcina; Chiesa della Regina Apostolorum; Chiesa della Resurrezione del Signore; Chiesa della Risurrezione; Chiesa di Santa Rita; Chiesa del Sacro Cuore ai Cappuccini; Chiesa del Sacro Cuore alla Barriera; Chiesa del Sacro Cuore di Gesù; Chiesa del Sacro Cuore di Gesù al Fortino; Chiesa del Santo Bambino; Chiesa del Santissimo Crocefisso dei Miracoli; Chiesa del Santissimo Crocefisso della Buona Morte; Chiesa del Santissimo Crocefisso Maiorana; Chiesa del Santissimo Redentore; Chiesa del Santissimo Sacramento al Borgo; Chiesa del Santissimo Sacramento al Duomo; Chiesa del Santissimo Sacramento Ritrovato; Chiesa del Santissimo Salvatore; Chiesa della Sacra Famiglia; Chiesa dello Spirito Santo; Chiesa di San Sebastiano; Chiesa di Santo Stefano Protomartire; Chiesa di Santa Teresa; Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù; Chiesa di San Tommaso Apostolo; Chiesa di San Tommaso Becket; Chiesa di San Vito; Chiesa delle Vergini al Borgo; Chiesa di San Vincenzo de’ Paoli; Chiesa di Santa Maria della Guardia; Chiesa della Santissima Trinità.

Siti Archeologici

  • Anfiteatro Romano: databile al II secolo, oggi se ne può visitare una piccola parte nei pressi di Piazza Stesicoro. È rimasto sotterrato fino al Settecento, quando il Principe di Biscari ne incoraggiò gli scavi. Si ipotizza che fosse uno tra i più grandi anfiteatri in Sicilia, con una capienza di oltre ventimila persone, costruito interamente sfruttando la pietra lavica del Vulcano poi rivestita con marmo. Secondo alcune fonti pare fosse teatro delle Naumachie, ossia le battaglie navali che avvenivano dopo il completo riempimento con l’acqua. Su un architrave è ancora visibile l’iscrizione Amphitheatrum Insigneimpressa nella pietra.
  • Acquedotto Romano: percorreva molti paesi dell’hinterland etneo; la sua datazione è attestabile all’età di Augusto, grazie al ritrovamento di una iscrizione su lapide riportante i nominativi dei Curatores aquarum, lastra visibile ancora oggi presso il Museo di Castello Ursino. Secondo gli scritti del Principe di Biscari la struttura subì parecchi danneggiamenti, primo tra tutti quello dovuto all’eruzione lavica del 253. Ben presto cadde in disuso, soprattutto dopo l’eruzione vulcanica del 1669 che lo ricoprì per gran parte, ad eccezione di alcuni frammenti visibili nei territori comunali limitrofi.
  • Foro Romano: della struttura restano pochi frammenti visibili all’interno del cortile di San Pantaleone. Originariamente era costituito da più edifici con la funzione di magazzino che circondavano un’area centrale, il forum per l’appunto. Oggi si notano i resti di un arco d’ingresso, alcuni ambienti adiacenti e i residui di una parete in opus reticulatum, tecnica edilizia tipica del periodo romano.
  • Terme Achilliane: si tratta della struttura termale costruita in città intorno al V secolo a.C., della quale rimangono solo poche porzioni nella parte sotterranea della Cattedrale. La datazione è certa ed attestata da un’iscrizione su lapide visionabile presso il Museo di Castello Ursino. Più volte chiuse per danneggiamenti dovuti ad eventi atmosferici e restauri, oggi sono aperte ai visitatori con accesso da una rampa di scale situata presso il Duomo. L’area originaria pare fosse molto estesa, e comprendeva probabilmente tutto il perimetro che da piazza Duomo si spinge sino a piazza Università e alla Chiesa di San Placido. Oggi è visitabile una parte del Tepidarium, area destinata al rilassamento grazie al riscaldamento dell’aria ricreato con bacini d’acqua calda e sistemi di canalizzazione; del Frigidarium si conserva un ambiente con pilastri e volta a botte composto da alcune vasche utilizzate per l’incanalamento e il raffreddamento dell’acqua. Tutta l’area era decorata con stucchi, ancora perfettamente osservabili nel Settecento e che oggi in gran parte appaiono sbiaditi; il pavimento è in marmo.
  • Mausoleo Romano del Carmine: fu realizzato nel II secolo d.C. in un’area con funzione di necropoli. L’edificio si trova oggi all’interno dell’ex Convento del Carmine ed è fruibile dal pubblico. Per anni è stato erroneamente attribuito alla tomba di Stesicoro, sulla base degli studi di Libertini poi smentiti dagli storici a lui succeduti. La struttura fu costruita con la tecnica dell’opus coementicium, ossia l’utilizzo, tipico in epoca romana, del cementizio mischiato con pietrisco e ghiaia.  L’interno è a camera unica e possedeva una volta a botte e delle aperture laterali con funzioni illuminanti. Gli scavi degli ultimi anni eseguiti attorno all’area hanno portato alla luce la presenza di un adiacente monumento funerario collocato in posizione inferiore rispetto a questo.
  • Teatro Romano: la tradizione popolare lo identifica come il teatro Greco poiché, il suo riconoscimento è stato per secoli dubbio e poco limpido. Le fonti, difatti, attestano la presenza di un teatro greco ai tempi di Alcibiade (415 a.C.), il quale proprio in esso avrebbe tenuto il suo discorso alla popolazione. Le ricostruzioni storiche facevano coincidere tale struttura con le fondamenta sulle quali venne costruito il successivo teatro romano. Nel corso dei secoli l’area è stata oggetto di ristrutturazioni e ampliamenti: Augusto ne fece ricostruire la cortina sostituendo l’originaria pietra arenaria con la pietra lavica, l’imperatore Adriano ne abbellì gli interni con iscrizioni, statue, bassorilievi e plinti raffiguranti vittorie sui barbari, e con un proscenio rivestito in marmo. Dopo la caduta dell’Impero, la struttura venne abbandonata per essere utilizzata nel periodo dell’Alto Medioevo come magazzino e per abitazioni civili. Il terremoto che colpì la  Val di Noto nel 1693 ne distrusse buona parte. Nell’Ottocento la speculazione edilizia raggiunse livelli elevati, tant’è che i baroni proprietari del palazzo adiacente ne ordinarono la distruzione di una parte al fine di ingrandire le loro proprietà: intervenne per l’occasione la Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania che portò avanti una lunga battaglia per l’esproprio dell’area e la sua ricostruzione, sebbene non del tutto riuscita. Fino agli anni Settanta venne utilizzato per le rappresentazioni estive, per poi essere soppiantato dal moderno centro fieristico delle Ciminiere.
  • Odeon: si tratta, oggi, dei resti di un teatro minore rispetto a quello più grande ad esso adiacente. Si ipotizza che servisse per l’esecuzione delle prove degli spettacoli che si tenevano nel teatro principale. Secondo le ricostruzioni possedeva la classica forma semicircolare e poteva contenere circa 2.000 spettatori.
  • Necropoli: la zona sepolcrale, datata intorno al IV secolo a.C., comprendeva la parte periferica della città fuori dalla Porta di Jaci. Gli scavi che ne fecero riaffiorare i resti sono quelli effettuati intorno agli anni Venti del Novecento, quando si diede avvio alla costruzione del palazzo delle Poste sull’odierna via Etnea. Molti i resti di monumenti funerari, tra i quali anche delle urne con iscrizione dei nominativi in latino.
  • Ipogeo Modica: si tratta del mausoleo a forma circolare di villa Modica, probabilmente strutturato su due piani dei quali solo quello inferiore resta integro, composto da quattro nicchie ad arco per la sepoltura. Pochi resti si intravedono della cornice in terracotta che segnava il passaggio tra i due livelli.
  • Ipogeo Quadrato: si tratta di un sepolcro di età imperiale riferibile al II secolo d.C., visitabile presso l’ex giardino del convento di Santa Maria di Gesù. Quel che ne resta è una struttura dalla forma rettangolare  costruita in parte con la tecnica dell’ opus coementicium e in parte con quella dell’opus incertum. La parte occidentale dell’edificio è formata da una camera quadrata originariamente coperta con volta a botte, comprendente delle nicchie e una celletta rettangolare. Nel Medioevo la struttura venne utilizzata per la tumulazione dei monaci del convento.
  • Terme della Rotonda: complesso termale appartenente al II secolo d. C., riadattato poi nella Chiesa della Vergine Maria. Dell’antica struttura oggi è visibile soltanto una grande sala circolare ricoperta da cupola all’interno della quale si notano alcune tracce degli affreschi originari.
  • Terme dell’Indirizzo: è una struttura inglobata da un edificio religioso, nello specifico il convento carmelitano di Santa Maria dell’Indirizzo. Della costruzione originaria si possono visitare una decina di stanze, tra le quali si riconoscono il calidarium ed il frigidarium, nonché una grande sala a base ottagonale ricoperta da cupola. Nel sotterraneo erano costruiti dei condotti per il transito dell’aria calda. La datazione si attesta intorno al II secolo d. C.
  • Stipe Votiva di Piazza San Francesco: negli anni Sessanta durante gli scavi per la rete fognaria della città si portarono alla luce una serie di frammenti di ceramiche donate in voto alla dea Demetra. I resti sono databili nell’arco di tempo che va dal VII al IV secolo a.C. e comprendono coppe, vasi, statuette raffiguranti la dea e piatti.
  • Pietra del Malconsiglio: si tratta di una pietra lavica di origine sconosciuta, probabilmente appartenuta ad una colonna di un tempio. Deve il nome al fatto che i ribelli al governo spagnolo durante i moti sanguinosi del 1516 la utilizzavano come punto d’incontro per discutere sul da farsi.
  • Pozzo di Gammazita: il luogo si lega alla leggenda, databile ai tempi della dominazione angioina in Sicilia, di una giovane di nome Gammazita che per sfuggire agli approcci di un soldato francese si gettò nel pozzo. La tradizione narra che i depositi rossi, probabilmente ferrosi, ritrovati sulle pareti sono riconducibili alle tracce di sangue della fanciulla.
  • Terme di Sant’Antonio: sono dette anche Balneum di Casa Sapuppo, e si tratta di un complesso termale privato portato alla luce dagli scavi del Principe di Biscari. I pochi resti oggi sono visionabili in lontananza.

Nell’Ottocento Catania era il più importante centro siciliano di raffinazione e commercializzazione dello zolfo, minerale del quale l’Isola era il maggior produttore mondiale: fu grazie ad esso che iniziò la vera e propria industrializzazione della città, che stava gradualmente perdendo, in quel periodo di sviluppo, i vantaggi provenienti dall’industria serica (Catania era una delle tre sedi del cosiddetto Consolato della Seta). Se il settore dello zolfo poi subì un normale calo, quello del commercio degli agrumi vide a lungo in città un periodo favorevole, con importanti esportazioni e un congruente indotto legato all’enogastronomia. Dopo un periodo di depressione legato soprattutto alle guerre, la città vide una rinascita, nella metà del XX secolo, che la inquadrò come Milano del Sud: vennero investiti circa 30 miliardi di lire tra fondi di stato e regionali, si registrò una cospicua espansione edilizia, si rilanciò l’industria chimica e petrolifera, le piccole imprese iniziarono ad espandersi, nacquero i primi importanti insediamenti industriali. Oggi la città è sede di importanti industrie e dispone di grandi aree artigianali. È da rilevare che il settore agricolo sul quale ha tanto contato appare in declino, a discapito, però, di quello turistico, in costante crescita.

Evoluzione demografica – Dal censimento del 1861 ad oggi Catania ha quadruplicato i suoi abitanti, va altresì evidenziato che negli anni Settanta del Novecento la città raggiunse un picco di 400.000 unità, distribuitisi poi gradualmente nei Comuni circostanti. 

Etnie e minoranze – Gli stranieri residenti a Catania al 1° gennaio 2016 sono 12.699 e rappresentano il 4,0% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dallo Sri Lanka (ex Ceylon) con il 18,5% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Romania (15,6%) e dalle Mauritius (9,8%).

Musei – Museo del Cinema. Piazzale Rocco Chinnici. Si trova all’interno dell’area fieristica delle Ciminere. È stato progettato da François Confino, famoso architetto svizzero. Al suo interno sono visionabili alcune collezioni di lanterne magiche, proiettori e lampade utilizzate come macchine da set cinematografiche nei primi anni del Novecento. Al piano superiore si può intraprendere un percorso virtuale nella storia del cinema, dalle prime proiezioni dei fratelli Lumiere passando per il cinema muto fino ai giorni nostri, guidati dalla narrazione dell’attore Lando Buzzanca. Caratteristica è la sala dedicata al cinema in Sicilia, in particolar modo a Catania, con la proiezione di spezzoni di film girati nel capoluogo e locandine originali. Museo Storico dello sbarco in Sicilia del 1943. Piazzale Rocco Chinnici. Adiacente al Museo del Cinema, il tema dello spazio espositivo è lo sbarco degli alleati nell’Isola avvenuto nel 1943, sbarco che porterà alla liberazione dal fascismo. Custodisce una ricca collezione di armi e cimeli dell’epoca. Caratteristiche sono le ricostruzione dei contesti di quell’anno: dagli ambienti devastati dai bombardamenti ai rifugi antiaerei. Città della Scienza. Via Simeto n. 23.Costruita all’interno di una dismessa raffineria, ospita un museo  scientifico, dei laboratori e un auditorium per seminari accademici. L’area espositiva si divide in cinque isole denominate Vita, Robot, Bit, Eureka e Spazio all’interno delle quali si intraprende un viaggio virtuale e interattivo in vari settori della scienza. Il museo è sede di mostre permanenti e workshop. Museo di Zoologia. Via Androne n. 81.Di origine ottocentesca, è sotto la direzione del Dipartimento di Biologia dell’Università di Catania. Molte le collezioni di esemplari rari custodite (quella di farfalle si trova all’interno di una grande serra ricostruita in loco). Museo Civico Belliniano. Piazza San Francesco D’Assisi. Ha sede nella casa dove il compositore catanese trascorse l’adolescenza. Si tratta di un appartamento in cui è possibile visionare oggetti appartenuti al Bellini e alla sua famiglia quali libri, spartiti originali e anche la maschera funebre dell’artista. Casa Museo Giovanni Verga. Via Sant’Anna n. 8Si tratta della casa natale dello scrittore siciliano. Conserva ancora gli arredi originali, mentre i manoscritti sono esposti in copia poiché gli autografi sono custoditi presso la biblioteca universitaria. Museo Emilio Greco. Piazza San Francesco D’Assisi. Occupa un appartamento del Palazzo Gravina Cruyllas insieme al museo Belliniano. Custodisce molte opere dell’artista, tra le quali parecchie litografie e acqueforti. Museo Diocesano. Via Etnea n. 8Si divide in due settori che custodiscono gli arredi sacri provenienti dal Duomo di Catania, e quelli giunti da tutte le altre chiese della provincia. Al suo interno è possibile osservare antichi reliquari, i cimeli della patrona, bastoni pastorali, calici e paramenti liturgici di vescovi e cardinali. Ospita anche una pinacoteca con quadri datati dal 1300 al 1900. Museo Orto Botanico. Via Etnea n. 397. L’area espositiva è divisa in specie generali (Hortus Generalis) e specie prettamente locali (Hortus Siculus). Bellissime le collezioni di flora mediterranea come la raraZelkova Siciliana,un arbusto appartenente alla famiglia delle Ulmaceae in via d’estinzione. Antiquarium del Teatro Romano. Via Vittorio Emanuele II n. 266Area museale posta all’interno del sito archeologico del teatro greco-romano. Sono esposti i frammenti e portati alla luce dalle operazioni di scavo sul luogo e nei dintorni, con oggetti databili dal Mesolitico al  XV secolo. Museo Civico Castello Ursino. Piazza Federico II di Svevia. Ospita le collezioni del Principe di Biscari e dei Padri Benedettini, oltre a reperti rinvenuti durante gli scavi archeologici in città. Museo Paleontologico dell’Accademia Federiciana. Piazza Cavour. Collezione privata comprendente molti reperti fossili appartenenti all’epoca del Siluriano e del Neozotico. Molti i resti di invertebrati e insetti ritrovati in perfetta conservazione. Museo Valenziano Santangelo. Via A. Santangelo Fulci, 55/A/B. Museo privato con esposizione di manufatti in pietra lavica dai soggetti più disparati. Museo del Giocattolo. Presso il Centro Fieristico Le Ciminiere di Viale Africa. Ricca collezione di giocattoli d’epoca databili dagli anni Trenta in poi. Propone un excursus sulla storia del giocattolo, dalle bamboline in pezza e porcellana ai soldatini e bambolotti in cartapesta, finanche a quaderni e giornalini d’epoca.

 

Biblioteche – Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero. Via Biblioteca n. 13Si trova all’interno dell’ex Monastero dei Benedettini e deve la maggior parte dei volumi che custodisce al lascito della libreria di proprietà dei padri benedettini. Anche Federico De Roberto la frequentò, vi scrisse molte pagine dei I Vicerè su una scrivania ancora custodita all’interno della struttura. Lo scrittore ne divenne bibliotecario onorario nel 1893. La biblioteca nasce nel 1931 come fusione della biblioteca del Barone Ursino Recupero (come da sua volontà testamentaria) e di quella civica della città. Ricchissima la collezione, che conta oltre 250.000 volumi in ambito giuridico, letterario, artistico, religioso, ma anche pergamene medievali ed erbari. Tra le opere più importanti, custodisce una Bibbia latina del XIV secolo, opera di Pietro Cavallini, e la Miscellanea del 1478. Ampia anche la collezione di riviste ottenute da fondi privati. Molto suggestivi gli ambienti nello scenario dell’antico monastero dei Benedettini, in particolare la salaVaccarini, dal nome dell’architetto che la progettò, arredata con scaffalature in legno, un pavimento in maioliche di Vietri e il soffitto affrescato. Biblioteca Regionale Universitaria. Piazza dell’Università n. 1Bellissima la location che accoglie questa biblioteca, i cui interni sono abbelliti da opere pittoriche ed affreschi. Contiene oltre 500.000 volumi, tra testi antichi e moderni, tra i quali è da annoverare il prezioso epistolario di Giovanni Verga. Possiede una sezione distaccata in Piazza Carcaci, specializzata nella conservazione di collezioni musicali e fonografiche. Biblioteca Comunale Vincenzo Bellini. Via Gravina n. 19. Conserva oltre centomila volumi in ambito letterario, artistico e musicale. È sede di un’emeroteca e mediateca. Al suo interno è possibile consultare oltre cinquemila scritti con a tema la Regione, nonché l’archivio del quotidiano La Sicilia dal 1952 ad oggi. Biblioteca Agatina. Viale Odorico da Pordenone n. 24Ha sede presso il seminario Arcivescovile di Catania e conserva oltre 50.000 volumi, insieme a riviste e periodici. Di gran pregio è sicuramente la pergamena  Horae Diurne del XV secolo a. C. e la copia unica del Messale Gallicano del 1499.

Teatri – Teatro Massimo Vincenzo Bellini. Via Perrotta n. 12. Teatro d’elezione dell’opera catanese. Inaugurato nel 1890 con la rappresentazione della Norma del Bellini, presenta un prospetto neoclassico con una sala interna sfarzosa e ricchissima di decorazioni. La struttura è composta da quattro ordini di palchi e un loggione, il soffitto si presenta interamente affrescato con scene tratte dalle opere del compositore catanese. Venne definito da Beniamino Gigli il miglior teatro al mondo per la resa dell’acustica. Oggi è sede di interessanti stagioni liriche e sinfoniche. Teatro Stabile. Via Umberto I n. 312. Dispone di due sale: una sita in via Umberto, dove sorge il Teatro Angelo Musco, considerato tuttavia seconda sede dello Stabile (privilegia le rappresentazioni per il pubblico giovanile e studentesco), e la seconda sala del Teatro Verga. Nasce nel 1958 per volontà degli attori Turi Ferro e Michele Abruzzo, insieme al notaio Gaetano Musumeci e Mario Giusti. Le rappresentazioni sostengono soprattutto la produzione locale, ma non mancano in cartellone spettacoli europei ed internazionali. Teatro Giovanni Verga. Via Giuseppe Fava n. 39. Si tratta di una delle due sale fruite dal Teatro Stabile. Nato nel 1969, andò completamente distrutto da un incendio nel 1981, fu ricostruito l’anno successivo. Teatro Sangiorgi. Via Antonino di Sangiuliano n. 233. Bellissimo complesso architettonico di inizio Novecento che ospitava, oltre al teatro, un caffè, un albergo e un ristorante. Fu inaugurato nel 1900 con la messa in scena della Boheme di Puccini. Oggi ospita le rappresentazioni ridotte delle opere liriche per il pubblico giovanile. Piccolo Teatro. Via Ciccaglione n. 29. È la sala di rappresentazioni dell’omonima compagnia teatrale nata nel 1966. Negli anni ha messo in scena opere di autori internazionali quali Ibsen, Brecht e Voltaire, reinterpretando anche testi meno conosciuti di personaggi noti della cultura italiana e siciliana. Teatro Metropolitan. Via Sant’Euplio n. 21. Nato come cineteatro nel 1955, la sua produzione è ormai prettamente teatrale. Ospita anche rassegne e tournee musicali di noti cantautori italiani. Teatro ABC. Via Pietro Mscagni. Ospita trasmissioni televisive locali e il Festival della Canzone Siciliana.

Altri: Camera Teatro, Viale Mario Rapisardi; Teatro Ambasciatori, Via  Eleonora d’Angiò n. 17; Teatro Arte e Folklore, Via R. Feletti; Teatro Vitaliano Brancati, Via Sabotino; Teatro Club, Piazza San Placido; Teatro Coppola, Via del Vecchio Bastione; Teatro del Canovaccio, Via Gulli; Teatro dell’Accademia, Via Torino n.57; Teatro di via Tezzano, Via Tezzano; Teatro Don Bosco, Viale Mario Rapisardi; Teatro Erwin Piscator, Via Amendola; Teatro Fellini, Via Enna; Teatro Sala Chaplin, Via Giuseppe Terranova n. 25; Teatro Harpago – Gatto Blu, Via Vittorio Emanuele II; Teatro impulso, Via Giovanni Gentile n. 29; Teatro In, Via Guerrera; Teatro L’Istrione, Via Federico De Roberto n. 11; Teatro dei Pupi Marionettistica dei F.lli Napoli, Via Dusmet, presso Vecchia Dogana; Teatro Sala De Curtis, Via Duca degli Abruzzi; Teatro Sala Magma, Via Adua; Teatro Sala Ridotto, Via Strano n. 25; Teatro Sipario Blu, Via Macallè 3; Teatro Valentino, Via San Nicolò al Borgo; Teatro Zig Zag, Via Canfora.

Cinema – Catania è stata set cinematografico per: Catania e la Circum-Etnea(Leonardo Ruggieri – 1907); Sua Maestà il Re all’Esposizione (Giovanni Vitrotti – 1907); I promessi sposi  (Giuseppe De Liguoro – 1908); Sicilia (Mario Camerini – 1928); Casta diva (Carmine Gallone – 1935); Fiat voluntas dei (Amleto Palermi – 1935); Clima puro (Ugo Saitta – 1935); Malìa (Giuseppe Amato – 1946); Der Bunte Traum (Géza von Cziffra – 1952); Anni facili (Luigi Zampa – 1953); L’arte di arrangiarsi (Luigi Zampa – 1954); The Angel Wore Red – La Sposa Bella(Nunnally Johnson – 1960)  ; Il bell’Antonio (Mauro Bolognini – 1960); Divorzio all’italiana (Pietro Germi – 1961); Barabba (Richard Fleischer – 1961); Il vangelo secondo Matteo (Pier Paolo Pasolini – 1964); Don Giovanni in Sicilia (Alberto Lattuada – 1967); Un bellissimo novembre (Mauro Bolognini – 1969); Mimì metallurgico ferito nell’onore (Lina Wertmüller – 1972); La seduzione (Fernando Di Leo – 1973); Paolo il caldo (Marco Vicario – 1973); La governante (Giovanni Grimaldi – 1974); Mio dio come sono caduta in basso! (Luigi Comencini – 1974);Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista (Flavio Mogherini – 1975); Anni di piombo (Margarethe von Trotta – 1981); Johnny Stecchino (Roberto Benigni – 1991); Storia di una capinera (Franco Zeffirelli – 1993); La Piovra 9 – Il patto (Giacomo Battiato – 1998); Michael Bolton: My Secret Passion – Live from Catania (per la tv – 1998); Il commissario Montalbano – La gita a Tindari  (film per la tv – Alberto Sironi  – 2001); A sud del sud (Cesar Augusto Meneghetti e Elisabetta Pandimiglio – 2001); Affittasi appartamento (Davide F. Brusà e Alberto Surrentino d’Afflitto – 2002); La battaglia di Legnano (film per la tv – George Blume – 2002); Gli Astronomi (Diego Ronsisvalle – 2003); Paesaggio a sud(Vincenzo Marra – 2003); Alamandra (Davide F. Brusà e Alberto Surrentino d’Afflitto – 2004); Il bell’Antonio (film per la tv – Maurizio Zaccaro – 2005);Crimini: Troppi equivoci (film per la tv – Andrea Manni – 2006); Agente matrimoniale (Christian Bisceglia – 2006); L’uomo di vetro (Stefano Incerti – 2007); I Viceré (Roberto Faenza – 2007); Il figlio della luna (film per la tv – Gianfranco Albano – 2007); In Nome di Maria (Franco Diaferia – 2008); Una notte blu cobalto (Daniele Gangemi – 2008); La Matassa (Ficarra e Picone e Giambattista Avellino – 2009); Le ultime 56 ore (Claudio Fragasso – 2009); I baci mai dati (Roberta Torre – 2010).

Sacro e Profano – Festa di Sant’Agata. 3-5 Febbraio e 17 Agosto. È una festa patronale nota in tutto il mondo, caratterizzata da tre giornate di tradizioni, culto ed eventi. Il primo giorno di festa si tiene la cosiddetta Offerta dei ceri, ossia una processione durante la quale i devoti portano sulle spalle delle candele che, tradizione vuole, debbono essere alte e pesanti quanto la persona che li trasporta. In corteo si svolge la suggestiva sfilata delle carrozze del Senato, le antiche carrozze del Settecento appartenute al governo della città, e con loro le undici candelore che rappresentano le corporazioni delle arti e mestieri. La giornata si conclude con i famosi Fochi ô tri, uno spettacolo di fuochi pirotecnici che illumina tutta la piazza centrale. Il giorno seguente è quello dell’Apparizione della Santa che si affaccia alla folla dopo l’apertura dei tre cancelli da parte del cerimoniere, del tesoriere e del priore del capitolo della Cattedrale. Si celebra la Messa dell’Aurora, un rito liturgico compiuto alle prime luci dell’alba, e dopo i fuochi d’artificio, la Patrona inizia il lungo giro per la città accompagnata dai devoti che indossano il tradizionale Sacco di Sant’Agata. Il corteo cittadino tocca moltissimi luoghi della città, noti alla tradizione della Martire: dalla Marina, dove le sue reliquie s’imbarcarono alla volta di Constantinopoli, alla colonna della peste, in ricordo del miracolo attribuito alla Santa che nel Settecento ne risparmiò la città. Il fercolo è trainato da più di cinquemila persone, poiché il suo peso arriva a superare i trenta quintali; il secondo giorno viene addobbato con fiori di garofano rossi a significarne il martirio, mentre il giorno 5 febbraio di fiori bianchi per sottolinearne la purezza. Il giorno 5, inoltre, la santa riprende il giro, arrivando nel quartiere Borgo e nel luogo più pericoloso, la via San Giuliano, rischiosa perché in ripida salita. All’alba di giorno 6 la processione vive un momento di alta suggestione rappresentato dal canto delle monache di clausura di San Benedetto, che intonano un canto celestiale in un’atmosfera di assoluto silenzio della folla. A notte fonda la Santa rientra in chiesa per la chiusura dei festeggiamenti. In Agosto i festeggiamenti si tengono in maniera ridotta, ricordando la data della traslazione delle reliquie della Santa da Costantinopoli a Catania. Si svolgono le celebrazioni eucaristiche e si svolge una piccola processione del reliquario nei dintorni di Piazza Duomo. Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica. 3 – 9 Aprile. Settimana dedicata agli eventi, seminari, incontri con esponenti della comunità scientifica durante la quale si cerca di avvicinare la popolazione, ma soprattutto gli studenti, al mondo della scienza e della fisica. Catania Bike Fest. In Primavera. Festa che coinvolge famiglie, bambini e sportivi accomunati dalla passione per le passeggiate in bicicletta. La giornata è caratterizzata da percorsi guidati (anche lungo la nuova pista ciclabile realizzata sul lungomare di Ognina), stand espositivi, incontri e spettacoli musicali. Festa di San Francesco di Paola. Prima Domenica di Luglio. Considerato il protettore della gente di mare, Lu Santu Patri, la festa prevede una suggestiva processione della statua con le barche in mare. In serata il simulacro viene portato in corteo per le vie del quartiere Civita, dove viene accompagnato da una folla di fedeli, con uno splendido spettacolo pirotecnico. Festa della Madonna del Carmelo. 16 LuglioLa festa si svolge nella Chiesa Maria SS. Annunziata del Carmine, con la tradizionale uscita del fercolo e il suo giro in processione in alcune vie della città. Bello lo spettacolo dei fuochi d’artificio che annunciano il passaggio della Santa nei vari quartieri. Zanne Festival. 21-23 Luglio. Manifestazione internazionale di musica rock, con spettacoli dal vivo all’interno della bella cornice paesaggistica del Parco Gioeni.Festa della Madonna di Ognina. 8 Settembre. Nominata dai catanesi come’A Bammina, è caratterizzata dalla processione in mare di Maria Bambina dal golfo di Ognina alla Scogliera. Durante il corteo vengono gettati in acqua fiori in ricordo delle vittime del mare. Di buon mattino avviene la Svelata, ossia l’apparizione della Madonna alla gente, alla quale segue una processione della stessa accompagnata con canti, preghiere e fuochi artificiali. In parallelo alla festa religiosa si svolgono anche altre due manifestazioni: la Sagra del Pesce Azzurro, il sabato precedente, che prevede l’offerta di pesce arrosto da parte dei pescatori locali, che durante l’anno donano metà del loro pescato in voto alla Madonna in cambio di protezione, e la Gara delle Barche, una competizione a squadre tra barche colorate di bianco e azzurro in onore alla Madonna, che si svolge nel pomeriggio del giorno 8Ursino Buskers. 16 – 18 Settembre. Festival dedicato alle arti di strada che si svolge nei dintorni del Castello Ursino, dove si radunano giocolieri, artisti e musicisti in un’atmosfera gioiosa e di festa popolare. Trailers FilmFest.Solitamente di svolge ad Ottobre. Festival che vede in concorso i migliori trailer della stagione cinematografica. Durante l’evento vengono promossi seminari speciali a tema, laboratori di scrittura, workshop ed incontri con gli addetti ai lavori. Natale. 8 dicembre – 31 Gennaio. Le festività natalizie si aprono con la processione dell’8 Dicembre dedicata alla Madonna Immacolata, festeggiata nel Santuario di San Francesco d’Assisi all’Immacolata. Il simulacro percorre le vie principali della città, sostando dinnanzi al convento delle suore benedettine, che per l’occasione intonano un canto in suo onore. La città vede un susseguirsi di manifestazioni inerenti il Natale, con mercatini artigianali e presepi allestiti in quasi tutte le Chiese. San Silvestro a mare. 31 Dicembre. Tradizionale gara di nuoto che vede la partecipazione di molti cittadini che per salutare l’anno vecchio affrontano una lunga nuotata nel golfo di Ognina, dalle acque (in questo periodo dell’anno) non proprio caldissime.

La città che si affaccia sul mare non può non risentire del suo influsso anche in ambito culinario: ricchissima, infatti, è la tradizione di piatti di pesce, in particolare di quello locale. Molto diffusa anche la cucina di carne e la tavola calda, con i suoi arancini (per la paternità dei quali da sempre si ha una goliardica diatriba con la città di Palermo, che rivendica la paternità delle arancine), le cipolline e le cartocciate. In campo dolciario predominano sicuramente le lavorazioni della mandorla e della ricotta: basti pensare ai cannoli e alla tipica granita da colazione, senza dimenticare la gelateria artigianale. Fra i dolci tipici, quelli preparati in occasione della festa patronale: i Cassateddi di Sant’Aita, piccole cassate di ricotta che richiamano il martirio che la Santa subì con lo strappo delle proprie mammelle (sono infatti chiamate anche Minne, cioè mammelle in siciliano), o le Olivette, dolci olive di marzapane che ripropongono quelle di cui Agata si cibò quando, fermandosi un attimo durante la persecuzione, miracolosamente le comparve un ulivo. Caratteristica di Catania è la tradizione delle bevande gassose e dissetanti da poter gustare nei vari chioschi sparsi in città: dagli sciroppi di frutta o Zammù (l’anice) al Seltz, creato con una miscela di acqua frizzante con limone e sale, o il Mandarino al limone, succo di limone e mandarino uniti assieme.

  • Caronda (VI secolo a.C.), Legislatore. Allievo di Pitagora, fu legislatore per la Sicilia e la Magna Grecia soprattutto per quel che riguarda le norme a tutela del diritto familiare. La leggenda vuole che trovò la morte, suicida, per aver trasgredito ad una delle regole da lui messe in vigore, quella di entrare armati nei luoghi pubblici, cosa che si trovò a fare al rientro di una battaglia fuori città.
  • Mario Cutelli (1589 – 1654), Giurista. Ricoprì molte cariche giuridiche, tra le quali quella di giudice del Tribunale della Gran Corte, deliberando in  diverse contese nazionali ed internazionali. Nel suo testamento è presente il proposito di creare un collegio atto allo studio delle leggi civili e canoniche, collegio che fu creato circa un secolo dopo la sua morte al quale fu dato il nome Convitto Cutelli.
  • Olivio Sozzi (1690 – 1765), Pittore. Suoi gli affreschi della Basilica di Santa Maria Maggiore di Ispica, considerati tra i più importanti lavori pittorici siciliani del Settecento. Morì mentre si trovava a ritoccare proprio questi affreschi, nel 1765.
  • Ignazio Paternò Castello (1719 – 1786), Archeologo e Principe di Biscari. Attivo nelle operazioni di scavo della città, per sua opera si riportarono alla luce le terme, l’anfiteatro e il teatro. Di sua proprietà il Palazzo Biscari alla Marina e un giardino cittadino, allora noto come il Labirinto, giardino che successivamente avrebbe dato vita all’odierna Villa Bellini. Fu il fondatore del Museo Biscari di Catania.
  • Giuseppe Gioeni (1743 – 1822), Naturalista. Si interessò di studi naturali e minerari, oltre che dello studio dell’attività vulcanologica. Insegnò presso l’Università di Catania nella cattedra di Botanica e Storia Naturale,pubblicando parecchi studi (tra i quali la Litologia Vesuviana). Ancora oggi  è attiva l’Accademia Gioenia di Scienze Naturali fondata in suo ricordo due anni dopo la sua morte.
  • Giovanni Pacini (1796 – 1867), Compositore. Di origini toscane, nacque a Catania in uno dei viaggi del padre, anch’egli compositore. Molti i successi e gli scritti in ambito musicale, tra i quali si annovera una collaborazione con Gioacchino Rossini (alla Matilde di Shabran)Viaggiò molto per lavoro, trasferendosi per un periodo persino a Vienna e Parigi, per poi ritirarsi in provincia di Lucca, a Pescia, dove visse sino alla morte. Il capoluogo etneo gli ha dedicato una villa comunale.
  • Vincenzo Bellini (1801 – 1835), Compositore. L’autore delle ben note La Norma, La Sonnambula e I Puritani nacque in una famiglia d’arte, di avviati compositori. Ben presto anch’egli intraprese gli studi di musica, a Napoli, come allievo dello Zingarelli. La partenza per Parigi procurò alla sua professione un salto di qualità: lì, difatti, il compositore catanese ebbe l’opportunità di frequentare i più innovativi e importanti salotti e le più illustri personalità dell’epoca (va menzionato Fryderyk Chopin). Purtroppo trovò la morte per una malattia nel 1830, e venne tumulato nel cimitero di Père Lachaise, dove rimase per parecchi anni (fino al 1876, quando rientrò a Catania e le sue spoglie trovarono sepoltura presso il Duomo). Il maggior pregio di Bellini fu quello di portare fuori dalla Sicilia una musica leggera e intrisa di sonorità mediterranee, distaccandosi dalla rigida classicità dell’epoca.
  • Giuseppe Zurria (1810 – 1896), Matematico. Per molti anni fu insegnante presso l’Università di Catania, della quale divenne Rettore. Si ricordano i suoi scritti interessanti sulle funzioni speciali in Analisi Matematica.
  • Domenico Castorina (1812 – 1850), Scrittore. Molte le sue opere, soprattutto nell’ambito del racconto epico. Tra i scuoi scritti si ricorda il noto I tre alla difesa di Torino nel 1706, del 1847.
  • Pietro Platania (1828 – 1907), Musicista. Dedicò la sua vita agli studi musicali diplomandosi presso il Conservatorio di Napoli. Diresse il Conservatorio di Palermo, quello di Napoli e la cappella del Duomo di Milano. Produsse molti volumi di tecnica stilistica e musicale.
  • Giovanni Verga (1840 – 1922), Scrittore. Fu il massimo rappresentante delVerismo italiano insieme a Luigi Capuana. Frequentatore dei più importanti salotti culturali fiorentini e milanesi, inizialmente si dedicò alla produzione di scritti tardoromantici, quali EvaEros e Tigre Reale. La spinta verso la corrente positivistica del Verismo arrivò con Nedda e Vita nei Campi, per approdare poi al famosissimo Ciclo dei Vinti di cui I Malavoglia sono la massima espressione. Successivamente si dedicò alla stesura del Mastro Don Gesualdo, pubblicato sulla rivista La Nuova Antologia. Il fulcro del suo pensiero letterario si può sintetizzare in una visione razionalistica e positivista della realtà, accettata però in chiave pessimistica laddove non c’è spazio di rivalsa per gli ultimi e i più deboli che non hanno possibilità di avanzamento sociale. Sua la famosa Teoria dell’Ostrica, esplicitata ne I Malavoglia, teoria secondo la quale coloro nati nelle fasce meno abbienti della società possono salvarsi dalle sue grinfie e non esserne divorati solo restando attaccati ai valori semplici della famiglia e del duro lavoro.
  • Mario Rapisardi (1844 – 1912), Poeta. All’anagrafe Rapisarda, mutò il cognome per farlo assomigliare foneticamente a quello di Leopardi, del quale era grande ammiratore. Di stampo repubblicano, ben presto si dedicò all’insegnamento presso l’Università di Catania. Fu definito Il Vate per la sua propensione alla diffusione delle idee razionaliste e positiviste in un concetto di futuro progressista. Tra le sue opere più famose si ricordano l’Atlantide e ilLucifero, dove esaltava le ragioni della razionalità come fondamento dell’esistenza.
  • Antonino di San Giuliano Paternò Castello (1852  – 1914), Politico. Assunse il compito di Ministro degli Esteri durante il Regno d’Italia. Partecipò in prima linea a tutte le trattative e le decisioni politiche antecedenti lo scoppio del primo conflitto mondiale, essendo, tra l’altro, uno tra i maggiori promotori della cosiddetta Triplice Alleanza. Morì nel 1914 dopo una lunga malattia, e a lui successe Sidney Sonnino.
  • Sebastiano Catania (1853 – 1946), Matematico. Insegnante e autore di diversi testi per la geometria e la matematica nelle scuole, suoi alcuni studi sulle proposizioni matematiche.
  • Paolo Francesco Frontini ( 1860 – 1939), Compositore. Studiò musica fin da bambino iniziando presto le esibizioni in pubblico. Tra i suoi maestri si annovera Pietro Platania, che lo istruì presso il Conservatorio Musicale di Palermo. Molte le sue opere, tra melodie e romanze, ma si dedicò anche alla scrittura di operette popolari, quali ad esempio L’Eco di Sicilia, una raccolta di canti di tradizione siciliana edita nel 1882.
  • Angelo Majorana Calatabiano (1865 – 1910), Sociologo. Figlio di un famoso giurista, dopo la laurea ottenne la cattedra di Diritto Costituzionalepresso l’Università degli Studi di Catania, della quale tenne la reggenza per un anno. Si dedicò anche alla carriera politica, assumendo più volte il ruolo di Deputato, oltre che di Ministro delle Finanze nel 1904 e nel 1906. Morì molto giovane, all’età di 44 anni, per una grave malattia che lo colse improvvisamente.
  • Angelo Musco (1871 – 1937), Attore. Nato da famiglia numerosa e poverissima, iniziò sin da piccolo a svolgere i più disparati lavori per riuscire a mantenersi. L’amore per il teatro lo portò a recitare molto presto presso l’Opera dei Pupi di Michele Insanguine prima, e con Nino Martoglio dopo. Da lì in poi la sua carriera prese una svolta decisiva verso il successo, vedendolo partecipare a tournee teatrali in giro per il mondo. Nel 1932 iniziò anche la carriera cinematografica, con la trasposizione di commedie scritte per lui da Martoglio e Pirandello.
  • Quirino Majorana (1871 – 1957), Fisico. Appartenente alla famiglia Majorana Calatabiano, dopo la laurea in fisica si dedicò allo studio degli Elettroliti e dei Raggi X. Decisivi i suoi studi nell’ambito delle telecomunicazioni per la nascita della successiva telefonia.
  • Rosa Anselmi (1876 – 1965), Attrice. Nota con il vezzeggiativo di Rosina, approdò a teatro nella compagnia di Nino Martoglio, con la quale fu protagonista di molte tournee nazionali e internazionali. Esordì presto nel cinema a fianco del regista Amleto Palermi, nel film L’Eredità dello zio Buonanima, per poi recitare in molti sceneggiati per la televisione italiana.
  • Filippo Eredia (1877 – 1948), Fisico. Laureatosi in Fisica all’Università degli Studi di Catania, partecipò a varie spedizioni atlantiche e al Circolo Polare. Insegnò per molti anni Meteorologia e Aerologia all’Università di Roma, dove creò anche al rivista di Meteorologia Aeronautica.
  • Giuseppe Marletta (1878 – 1943), Matematico. Ottenne la cattedra presso l’Università di Catania dedicandosi allo studio della geometria Proiettiva e Descrittiva. Molti i suoi scritti sulla teoria degli Ultraspazi.
  • Concetto Marchesi (1878 – 1957), Latinista. Ebbe una ricca carriera accademica, oltre che politica, che lo portò anche ad essere Rettore dell’Università di Padova nel 1943. Famosissime le sue traduzioni e le critiche alla Letteratura latina, pubblicate in testi accademici ancora oggi adottati nelle scuole.
  • Giuseppe Villaroel (1889 – 1965), Giornalista. Collaborò come critico letterario in parecchie testate giornalistiche dell’epoca, quali il Secolo Sera di Milano e il Popolo d’Italia. Fu autore ne Il Nuovissimo Vocabolario della Lingua Italiana di Tommaseo e si dedicò alla scrittura di molti poemetti in dialetto.
  • Ercole Patti (1903 – 1976), Scrittore. Figlio di un intellettuale della borghesia catanese, iniziò la carriera come giornalista per poi dedicarsi alla scrittura di romanzi pubblicando nel 1940 Quartieri alti, una descrizione in chiave ironica dell’alta borghesia romana. Il suo romanzo più noto è sicuramente il Giovannino, narrazione sulle questioni adolescenziali e l’eterna voglia di restare bambini, romanzo con il quale approda alla finale del Premio Strega. Nell’età matura si dedica a scritti sul tema dell’eros e della sessualità nella Sicilia degli anni Sessanta, con i quali ottiene importanti riconoscimenti come il Premio Selezione Campiello nel 1971 e il Premio Brancati nel 1974. Proprio di quel periodo è l’uscita di Un Bellissimo Novembre, spunto dell’omonimo film sceneggiato da Mauro Bolognini nel 1969.
  • Salvatore Battaglia (1904 – 1971), Filosofo. Dedito all’insegnamento, collaborò alla pubblicazione del Grande Dizionario della Lingua Italianaedito da Utet in centotrentacinque volumi dal 1950 al 1961.
  • Umberto Spadaro (1904 – 1981), Attore. Appassionato di cinema e teatro, calcò le scene giovanissimo, ad appena una settimana di vita, in uno spettacolo in braccio ad Angelo Musco. Fu, insieme a Turi Ferro, colui che rese possibile la nascita del Teatro Stabile di Catania.
  • Ettore Majorana (1906 – 1938 presunta), Fisico. Componente del famoso gruppo di fisici de I ragazzi di via Panisperna, presso l’Università di Roma, concentrò i suoi studi sulla meccanica quantistica e sul comportamento dei neutrini. La sua morte è avvolta nel mistero, poiché improvvisamente nel 1938 scomparve e di lui non si ebbero più notizie certe. Diverse sono le tesi al riguardo: una pista tedesca lo vede rientrare in Germania a servizio di Hitler e poi emigrare in Argentina, e una ulteriore ipotesi argentina parla della sua presenza a Buenos Aires intorno agli anni Sessanta; c’è poi la teoria monastica, come teorizzato da Sciascia nel suo scritto La scomparsa di Majorana, che lo vede  recluso presso la certosa di Serra San Bruno in provincia di Vibo Valentia, perché stanco della vita. È da notare che di quest’ultima ipotesi si ha qualche fondamento nelle parole di Papa Giovanni Paolo II che, in visita al monastero nel 1984, accenna della presenza del fisico siciliano presso la struttura. In campo scientifico è famosa la scoperta dell’equazione che prende difatti il suo nome, Equazione Majorana.
  • Rosario Urzì (1913 – 1979), Attore. Lasciata da giovane la sua terra d’origine si trasferì a Roma, dove iniziò la carriera d’attore legandosi professionalmente al regista Pietro Germi, che lo volle come interprete principale di molti suoi film. La partecipazione in Sedotta e Abbandonata al fianco di Stefania Sandrelli gli valse il premio come migliore attore al Festival di Cannes del 1964, nonché il Nastro d’Argento nel 1965. Fu presente in molte pellicole internazionali, tra le quali Il Padrino, nel 1972, per la regia di Francis Ford Coppola.
  • Emilio Greco (1913 – 1995), Scultore. Insegnò presso varie cattedre nelle Accademie italiane e fu autore del monumento a Papa Giovanni XXIII in Vaticano e dei protoni d’ingresso del duomo di Orvieto.
  • Lucio Lombardo Radice (1916 – 1982), Matematico. Tra le file antifasciste entrò ben presto nel gruppo comunista clandestino del Partito Comunista Italiano. Venne arrestato nel 1939 per la sua opposizione al regime e condannato alla detenzione per un periodo di quattro anni. Approdò nel dopoguerra anche alla dirigenza dei Comunisti italiani. In ambito scientifico si dedicò allo studio della teoria delle rappresentazioni dei gruppi e della geometria finita e combinatoria.
  • Turi Ferro (1921 – 2001), Attore. Fondatore del Teatro stabile di Catania insieme a Michele Abruzzo e Umberto Spadaro, è famoso per le sue trasposizioni teatrali di Verga e Pirandello. Nel 1957 fondò con la moglieL’Ente Teatrale Sicilia.
  • Aldo Clementi (1925 – 2011), Compositore. Ottenuto il diploma di pianoforte nel 1946, da subito iniziò a dedicarsi alla composizione collaborando anche con i maggiori teatri italiani e le facoltà universitarie. Per molti anni diresse l’Istituto di Studi Musicali Vincenzo Bellini di Catania.
  • Sebastiano Addamo (1925 – 2000), Scrittore e Poeta. Laureatosi in Giurisprudenza, intraprese la carriera dell’insegnamento fino a diventare preside presso il Liceo Classico di Lentini. Molte le sue opere letterarie e le raccolte poetiche, oltre a svariate collaborazioni con giornali e quotidiani nazionali.
  • Candido Cannavò (1930 – 2009), Giornalista. Da giovane fu un atleta conosciuto a livello nazionale nella categoria del fondo e mezzofondo. Iniziò la sua carriera giornalistica nel quotidiano regionale La Sicilia, ma nel 1955 venne assunto da La Gazzetta dello Sport in qualità di giornalista sportivo, e lì rimase divenendone direttore nel 1983, fino quasi alla sua morte.
  • Concetto Musumeci (1934), Attore. Detto Tuccio, inizia la sua carriera al fianco del noto presentatore Pippo Baudo, negli anni Sessanta. Molte le sue rappresentazioni in teatro di opere dialettali, per le quali ha ottenuto importanti riconoscimenti. Attualmente occupa il ruolo di direttore artistico del Teatro Brancati di Catania.
  • Salvatore Leopoldo Gullotta (1946), Attore. Detto Leo, appartiene ad una semplice famiglia catanese, molto numerosa, e si appassiona sin da piccolo al mondo dello spettacolo. Vanta tantissime partecipazioni cinematografiche e teatrali, oltre che molte presenze a spettacoli per la televisione. Per molto tempo si occupa anche di doppiaggio (sua la voce italiana dell’attore Joe Pesci). Moltissimi i premi vinti, tra i quali alcuni David di Donatello e unOscar per aver partecipato al cast di Nuovo Cinema Paradiso (miglior film straniero nel 1989). Negli ultimi anni dedica buona parte della sua carriera alla produzione televisiva e al cinema.
  • Gianni Bella (1947), Cantautore. Compositore di brani musicali interpretati dalla sorella Marcella, lavora assiduamente in coppia con Giancarlo Bigazzi, con il quale scrive Montagne Verdi, un brano presentato a Sanremo e interpretato da Marcella. Intraprende anche la carriera da solista, ma le maggiori soddisfazioni arrivano dalla composizione (è da menzionare il grande successo ottenuto con  il brano L’emozione non ha voce interpretato da Adriano Celentano).
  • Pietro Anastasi (1948), Calciatore. Dopo gli inizi nelle squadre locali, affronta la sua carriera professionale nel Campionato italiano soprattutto con la maglia della Juventus. Ha giocato anche nelle fila della Nazionale Italiana, diventando campione europeo nel 1968. Oggi è opinionista sportivo televisivo.
  • Marcella Bella (1952), Cantante. Trasferitasi a Milano insieme al fratello Gianni, inizia la carriera professionale facendosi conoscere nei locali più frequentati della città. Il successo arriva con il brano Montagne Verdi, col quale partecipa a Sanremo ottenendo il settimo posto, nel 1972. Da lì in poi la sua professione è ricchissima di partecipazioni ad eventi nazionali ed internazionali, ed ottiene numerosi riconoscimenti.
  • Vincenzo Spampinato (1953), Cantautore. Scrittore di brani di successo per i più importanti cantanti del panorama musicale italiano, quali Riccardo Fogli, Franco Battiato e Lucio Dalla. Ha composto anche parecchie colonne sonore per il cinema e la televisione, oltre a Madreterra, inno della Regione Sicilia.
  • Angelo Arcidiacono (1955 – 2007), Schermidore. Vincitore nel 1975 del titolo mondiale di sciabola e della medaglia d’argento a squadre all’Olimpiade di Montreal del 1976. Fu, ancora, medaglia d’argento a Sofia nel 1977, e nello stesso anno vinse il bronzo al campionato mondiale. Ottenne, poi, la medaglia d’oro a squadre nell’Olimpiade del 1984. Il Palazzetto del centro sportivo universitario della città è a lui intitolato.
  • Luca Madonia (1957), Cantautore. Inizia la sua carriera creando, nel 1982, la band dei Denovo con Toni Carbone e Mario Venuti. Dopo un periodo di grandi successi il gruppo si scioglie, ma Madonia continua la carriera collaborando con grandi artisti di fama mondiale e producendo album da solista. Suo il quinto posto al Festival di Sanremo del 2011 a fianco di Franco Battiato.
  • Ettore Messina (1959), Allenatore di pallacanestro. Ha allenato la Virtus Bologna e la Benetton Treviso, oltre che la nazionale italiana, vincendo moltissimi trofei.
  • Pietro Scalia (1960), Tecnico del montaggio cinematografico. Emigra per lavoro negli USA, dove inizia la carriera con il film Wall Street di Oliver Stone. Vincitore nella categoria del montaggio di due Oscar, nel 1982 per il film JFK – Un caso ancora aperto di Oliver Stone e nel 2002 con  Black Hawk Down di Ridley Scott.
  • Angelo D’Arrigo (1961 – 2006), Aviatore. Amatissimo deltaplanista, che sfidò il pericolo eseguendo lunghe e pericolose traversate in volo, come quella sul Sahara o quella in Siberia, dove l’impresa lo vede guidare un branco di gru in via d’estinzione per reinserirle nel loro ambiente naturale. La sfortuna gli fece trovare la morte durante un volo in aeroplano mentre sorvola la cittadina di Comiso, vicino Ragusa. Oggi in suo ricordo è attiva la Fondazione Angelo D’Arrigo con scopi benefici.
  • Gerardina Trovato (1967), Cantautrice. Notata da Caterina Caselli, che la accoglie nella sua etichetta discografica, ottiene presto il successo con Ma non ho più la mia città classificandosi seconda, tra le nuove proposte, al Festival di Sanremo del 1993. Segue la pubblicazione di molti album e un decimo posto alSanremo del 2000 con il brano Gechi e Vampiri.
  • Giusi Letizia Malato (1971), Giocatrice di Pallanuoto. È stata vincitrice di un oro ai Giochi Olimpici del 2004 e di varie medaglie d’oro e d’argento nei Campionati Mondiali ed Europei.
  • Carmen Carla Consoli (1974), Cantautrice. Nutre sin da piccola una grande passione per il mondo musicale, spinta anche dal padre, grande appassionato di musica. Già in età adolescenziale si esibisce nei locali dell’hinterland catanese, riscontrando un discreto successo. Partecipa a due Festival di Sanremo e a grandi manifestazioni internazionali, come gli MTV Europe Music Awards (nel 2003). Vanta collaborazioni importanti con artisti del calibro di Franco Battiato, e scrive parecchie colonne sonore per il cinema. Elvis Costello, il grande cantautore inglese, la descrive come una cantante dalla personalità poliedrica e innovativa, che riesce in un unico brano ad esprimere originalità ed estro rispetto anche a tutte le band presenti da più tempo nel panorama musicale mondiale.
  • Andrea Lo Cicero Vaina (1976), Rugbista. Nato da famiglia nobiliare (a questa discendenza si deve il vezzeggiativo di Barone), è stato giocatore della nazionale italiana per molto tempo, per poi dedicarsi all’allenamento. Oggi collabora con alcune trasmissioni televisive e conduce un format sul giardinaggio per la piattaforma Sky.
  • Domenico Rao (1977), Atleta. La sua specialità sono i 400 metri piani, nella quale è vincitore della medaglia d’oro nel 2009, nella staffetta 4×4.
  • Luca Presti (1980), Pattinatore. Ha vinto cinque titoli mondiali nella categoria di  pattinaggio di velocità in linea.
  • Paolo Pizzo (1983), Schermidore. Medaglia d’oro ai Mondiali di scherma del 2011, conquista l’argento nella spada individuale agli Europei del 2014 e nella spada a squadre alle Olimpiadi di Rio del 2016.
  • Claudio Licciardello (1986), Atleta. Specialista dei 400 metri, vince la medaglia d’oro nella staffetta 4×4 agli Europei del 2009.
  • Gianluca Maglia (1988), Nuotatore. Più volte campione italiano nei 200 metri stile libero, vince la medaglia d’oro nella staffetta 4×200 stile libero e quella d’argento nei 4×100 stile libero ai Giochi del Mediterraneo del 2009.
  • Rossella Fiamingo (1991), Schermitrice. Diplomata in pianoforte al Conservatorio di Catania, si specializza nella spada, vincendo nel 2016 la medaglia d’argento individuale ai giochi olimpici di Rio de Janeiro e due medaglie d’oro ai mondiali di scherma nel 2014 e nel 2015.
  • Carlotta Ferlito (1995), Ginnasta. Fa parte della nazionale italiana di ginnastica artistica ed ha partecipato a parecchie edizioni delle Olimpiadi e dei Campionati Europei.
  • Lorenzo Fragola (1995), Cantautore. Vincitore del talent di Sky X-Factornel 2014, partecipa a due edizioni del Festival di Sanremo, nel 2015 e nel 2016. Il suo album 1995 viene eletto album dell’anno nella classifica di Radio Italia del 2015.

Come arrivare

In auto è possibile arrivare, da Messina, imboccando l’autostrada A18, mentre da Palermo tramite la A19; da Siracusa, invece, è possibile prendere la SS114 e la E45. In merito ai trasporti aerei, va rilevato che Catania ospita il “Fontanarossa”, sesto aeroporto italiano per numero di passeggeri, primo del mezzogiorno (nonché secondo per traffico internazionale): molteplici sono i collegamenti nazionali ed internazionali e numerose le compagnie che vi transitano; da terra è possibile raggiungerlo, al momento, solo tramite mezzi gommati, ma diversi sono i progetti legati allo sviluppo di infrastrutture che permetteranno, a breve, di raggiungerlo anche attraverso linee ferrate. Diverse sono le stazioni ferroviarie presenti in città: la più importante è la Catania Centrale, ma vi sono anche quella di Catania Acquicella e quella di Bicocca. Altre stazioni erano presenti in città, oggi soppiantate dalle fermate della linea metropolitana, attualmente funzionante e in sviluppo. La città è poi servita anche dalla Ferrovia Circumetnea, che ha come stazione centrale Borgo, ma anche Cibali e Nesima. Numerose, poi, sono le linee degli autobus che stazionano in città: oltre l’Ast, Azienda Siciliana Trasporti, vanno menzionate Interbus, Sais, Fce, Etnatrasporti.

Mobilità urbana – I collegamenti interni sono garantiti dall’AMT, l’Azienda Metropolitana Trasporti, una S.p.a. che permette di usufruire di due parcheggi scambiatori, una linea BRT (Bus Rapid Transit) e due linee veloci (una delle quali, la Alibus, collega la stazione centrale all’aeroporto).

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