Un Gay Pride a Ragusa? Fratelli d’Italia dice no: “Più convegni, meno sfilate provocatorie”
"Non vediamo quale beneficio - scrive il gruppo della Meloni - si possa ottenere in tal senso trasformando Ragusa in una Rio de Janeiro LGBT, con una carnevalata provocatoria e autoreferenziale, per di più fortemente politicizzata"
(11 luglio 2019)
Una settimana fa l’annuncio: Arcigay incontra il sindaco Cassì e il consigliere D’Asta: insieme verso il primo Ragusa Pride. Ma mentre la maggior parte dei commenti suonava come positiva, vuoi perché la libertà degli altri non condiziona la mia, vuoi perché Ragusa entrerebbe nel circolo delle città che in tutto il mondo ospitano l’evento, adesso si alza il no deciso di Fratelli d’Italia all’iniziativa, che potrebbe vedere la luce già a partire dal 2020.Per il partito della Meloni è “giusta la lotta contro le discriminazioni, ma no al Ragusa Pride” e il concetto viene rimarcato in una nota a firma del coordinatore cittadino Sergio Arezzo e dei componenti del coordinamento comunale, Gianni Antoci, Umberto Calvanese, Alessandro Sittinieri e Nicoletta Tumino, che affermano la loro “contrarietà ad ogni ipotesi di organizzazione di un Gay Pride a Ragusa con (o senza) il patrocinio del Comune”.
“Per l’ennesima volta ci troviamo ad apprendere dalla stampa di iniziative che, pur incidendo profondamente sulla nostra comunità e sulle molte persone che si riconoscono nei valori di Fratelli d’Italia, vengono assunte senza alcuna consultazione con gli alleati – scrive Arezzo, che prosegue – Per noi è assolutamente condivisibile l’intento di combattere ogni forma di discriminazione e di violenza, da quelle contro gli omosessuali a quelle contro le donne, i bambini, gli invalidi, così come il bullismo e il cyberbullismo. Tuttavia non vediamo quale beneficio si possa ottenere in tal senso trasformando Ragusa in una Rio de Janeiro LGBT, con una carnevalata provocatoria e autoreferenziale, per di più fortemente politicizzata, che nel suo furore ideologico iconoclasta ha l’unico scopo di celebrare la trasgressione fine a se stessa, non certo di promuovere la parità dei diritti. Di più, c’è il concreto rischio che si replichi l’indegna iniziativa del cosiddetto “baby pride”, organizzato in occasione del Gay Pride di Catania, durante il quale due drag queen leggevano fiabe gender ai bambini: un’inaccettabile operazione manipolatoria nei confronti di soggetti minorenni, che l’autorità pubblica dovrebbe invece proteggere e tutelare”.
“Piuttosto che dare seguito a proposte discutibili come queste – conclude il coordinatore – l’amministrazione dovrebbe puntare a iniziative più serie e strutturali di contrasto a qualsiasi forma di violenza e discriminazione, organizzando convegni, dibattiti, memoriali, creando una rete di centri di ascolto e di supporto legale e psicologico per le vittime, e così via. I cittadini attendono risposte e azioni concrete, non sfilate provocatorie ad uso e consumo di pochi personaggi in cerca di visibilità politica”.
Valentina Frasca