Ragusa, dati sui consumi in calo e Pil in forte riduzione
Nel complesso del 2020 l’indicatore segnala un calo del 14,7%, con una riduzione del 30,3% per i servizi e del 7,9% per i beni
(23 gennaio 2021)
Visto il peggioramento della situazione sanitaria e il prolungamento delle misure di contrasto alla pandemia, non è detto che il 2021 porti l’atteso “rimbalzo” dell’economia locale deludendo così le aspettative di un concreto recupero di ampia parte delle perdite di prodotto e di consumi patite nel 2020. Lo afferma Confcommercio provinciale Ragusa dopo avere analizzato i dati dell’ufficio studi della confederazione riferiti all’area iblea. “Per quanto riguarda nello specifico i consumi – spiega il presidente provinciale Gianluca Manenti – a dicembre l’indice di Confcommercio è sceso su base annua dell’11,1% rispetto al -16,2% di novembre, sintesi di un leggero calo dei beni (-0,6%), mentre per molti servizi di mercato, anche per l’inasprimento delle misure nel periodo delle festività natalizie, la caduta ha ampiamente superato il 50%. L’anno si chiude così con un Icc (Indice consumi di Confcommercio) in discesa del 14,7%, dato differente rispetto a quello che riflette il
calo complessivo dei consumi, stimato dall’ufficio studi al 10,8%”.
Quanto al Pil di gennaio la stima è di un -0,8% su dicembre, quinto calo consecutivo, e di un -10,7% sullo stesso mese del 2020. Nel quarto trimestre il Pil dovrebbe ridursi del 3% rispetto al terzo quarto del 2020 e del 7,5% tendenziale per una chiusura annua a -9%. Il calo dell’11,1% è la sintesi di riduzioni del 41,3% per i servizi, i più
colpiti dalle misure restrittive, e dello 0,6% per i beni. Nel complesso del 2020 l’indicatore segnala un calo del 14,7%, con una riduzione del 30,3% per i servizi e del 7,9% per i beni. Fanno eccezione a questo andamento solo le spese per l’alimentazione domestica (+2,1%) e per le comunicazioni (+8,7%). “Come già avvenuto nei mesi precedenti – prosegue Manenti – sono i servizi legati alla mobilità ed alla fruizione del tempo libero quelli che sono andati peggio, mentre i beni hanno beneficiato del tentativo delle famiglie di conservare un’apparenza di normalità durante le festività di fine anno. Di questa reazione hanno però poco beneficiato, nel confronto annuo, sia l’abbigliamento e le calzature (-12,1%) sia i carburanti (-20,7%). Per molti settori nel 2020 c’è stato un vero e proprio tracollo della domanda, con riduzioni ampiamente superiori al 50%, particolarmente nei comparti del turismo in senso lato, dei servizi ricreativi, dell’abbigliamento, delle calzature, dei mobili e dell’arredamento”.
Per il mese di gennaio, l’ufficio studi prevede un aumento dello 0,3% in termini congiunturali, in larga parte determinato dalla ripresa dei prezzi degli energetici regolamentati e non, e una variazione nulla su base annua. “Il 2021 – continua ancora il presidente Manenti – inizia più in salita del previsto: ancora emergenza Covid, dati sui consumi in calo e Pil in forte riduzione. Una situazione gravissima che rischia di peggiorare con la crisi politica in atto. Le imprese, che sono allo stremo, hanno bisogno di tre certezze: indennizzi immediati e commisurati alle perdite subite, regole chiare sulla riapertura delle loro attività, un progetto condiviso
sull’utilizzo efficace del Recovery plan”.