Matri e Figghiu: poesia dedicata alla mamma di Giovanni Rizzo
“The show must go on” dicono i Queen in una famosa canzone, spiegando che qualsiasi cosa accada uno spettacolo deve andare avanti. La stessa cosa, purtroppo, avviene nella vita di tutti giorni, anche se non sarà più la stessa. Specialmente dopo quanto è successo a Santa Croce Camerina. La scomparsa di Giovanni Rizzo ha portato l’intera collettività a staccare la spina, a fermarsi per tutto il tempo delle esequie, e non solo per una forma di rispetto per il giovane e la sua famiglia, bensì perché con Giovanni e senza Giovanni non è la stessa cosa. Non lo è per la sua mamma, per il suo papà, per il fratello e per la fidanzata, a cui un destino crudele ha tolto il bene più prezioso ed insostituibile.
Non lo è sul luogo di lavoro, dove mancherà il suo sorriso, la sua battuta ai colleghi, il suo saper aiutare i clienti che si fermavano nel reparto ortofrutta e che lui accudiva con grande spirito di collaborazione. Molti di loro, i clienti abituali infatti, appena appresa la tragica notizia non riuscivano a crederci, sconvolti. Non lo è nella comitiva degli amici, che da giorni non hanno voluto lasciare la salma fino alla sepoltura. I loro cuori sono troppo gonfi di dolore. Ancora risuonano nelle loro orecchie le risate, le uscite, le cene degli ultimissimi giorni prima del buio totale. Non lo è per i luoghi frequentati da Giovanni, dove era conosciuto per il suo carattere solare, per l’essere un tipo che non passava inosservato perché dove c’era lui c’era l’allegria. Tutto questo dolore è stato proiettato anche sui social. Facebook è stato invaso da post con la sua foto e con parole d’affetto, a volte anche strazianti. Molti amici hanno pubblicato foto che li ritraggono insieme a lui, per ricordare i bei momenti vissuti, la spensieratezza, quando non si pensava minimamente a tutto quello che sarebbe successo. C’è chi ha messo come pagina del suo profilo social una foto di un tramonto sul mare scattata e firmata proprio da Giovanni.
E c’è chi, dopo aver abbracciato stretta la mamma di Giovanni e sentito le sue parole ha assorbito parte di quel dolore e l’ha trasformato in poesia. (La poesia è di Antonella Galuppi)
Matri e Figghiu
“Figghiu miu nun mi lassari
û ma cori è dispiratu,
sugnu sula ‘nta sti notti
e t’aspiettu cca ‘ncuttata”.
“Matri mia nun dispirari
ogni vota ca mi piensi,
lu duluri metta i ciancu,
senta chiddu ca ti ricu.
Nun ma scantu, stai sicura,
ri truvarimi cca supra
mmienzu all’ancili e û Signuri
ca mi fanu cumpagnia,
nescia fora ‘nto barcuni
quannu û suli s’addummiscia
cchiana a testa, talia i stiddi,
â ciù ranni sugnu iu”.
Ci vorrà tempo, molto tempo, per metabolizzare il lutto di un’intera comunità che non sarà più la stessa.