Mancata restituzione degli immobili confiscati alla mafia. Botta e risposta Rivillito – D’Asta
"Il Comune non è un'agenzia immobiliare" dice Rivillito. "La Giunta di Ragusa non riesce ad assumersi la responsabilità politica della risoluzione della questione" ribatte D'Asta
(8 luglio 2019)
“Tra i numerosi compiti dell’Ufficio dei Servizi Sociali del Comune di Ragusa vi è anche quello di restituire alla pubblica fruizione alcuni immobili confiscati alla mafia, e affidati al Comune, ma interventi del genere comportano per l’Ente una grande responsabilità e l’Amministrazione Cassì vuole essere certa che questo passaggio possa essere gestito nel migliore dei modi”. Lo dichiara Luca Rivillito, consigliere comunale del gruppo Peppe CasSìndaco e consulente del primo cittadino in materia di welfare, commentando la precedente interrogazione del consigliere di minoranza Mario D’Asta.
“D’Asta, che giustamente si è lamentato del tempo già trascorso dal primo affidamento di nove immobili avvenuto a dicembre 2016 – spiega Rivillito – avrebbe potuto interessarsi della materia nella precedente legislatura più e più volte, e non lo ha fatto, né ha tenuto in conto alcune oggettive difficoltà e le tempistiche che non dipendono strettamente dalla volontà dell’Amministrazione. Probabilmente era convinto che si trattasse di immobili “chiavi in mano”, già pronti per essere affidati a qualche famiglia bisognosa o a una qualche associazione che ne ha fatto richiesta per una sede, e che, come un’agenzia immobiliare, con qualche passaggio di carte e il Comune a fare da intermediario, si potesse risolvere il problema”.
“Da un sopralluogo che il sottoscritto e l’assessore Rabito abbiamo svolto, – continua – si è potuto appurare che la condizione degli immobili è pessima e, lo scorso ottobre, l’Ufficio tecnico è stato incaricato di redigere una relazione indispensabile per decidere come operare. Non è, ovviamente, l’unico compito dell’Ufficio Tecnico del Comune né dell’Ufficio Servizi Sociali. Nel frattempo, al Comune di Ragusa sono stati affidati altri sei immobili che, purtroppo, si trovano nelle stesse condizioni. Nel rassicurare il consigliere D’Asta sul fatto che ci stiamo occupando della faccenda al meglio – conclude Rivillito – colgo l’occasione per invitarlo a farci visita al Settore Servizi Sociali, in modo da rendersi conto dell’enorme mole di lavoro cui si fa fronte quotidianamente cercando di venire incontro alle esigenze di tutti”.
Ecco che arriva puntuale la replica di Mario D’Asta del PD: “Abbiamo scoperto, dopo la presentazione della mia interrogazione, che è stato ritenuto opportuno che l’amministrazione comunale avviasse la valutazione tecnica non di nove, come ritenevamo in un primo tempo, bensì di quindici beni immobili confiscati alle mafie e affidati all’ente di Palazzo dell’Aquila. Il problema è che questa valutazione tecnica ha preso il via dall’1 ottobre scorso. E dopo nove mesi non ci sono ancora risposte. E’ possibile una cosa del genere? Dopo la valutazione tecnica si dovrà capire come rifunzionalizzare e rilanciare questi locali – continua ancora D’Asta – l’amministrazione ha illustrato che c’è stato un bando ad hoc con diciotto milioni di euro disponibili da potere impiegare in questa direzione. Ma che cosa è stato fatto in proposito? Finora, nulla che risulti”. D’Asta chiede anche che si verifichi se sia stata appostata nel bilancio una cifra per avviare un iter di rigenerazione urbana legato agli immobili in questione ma senza alcuna concertazione in proposito. Né nella commissione idonea, né in Consiglio comunale, alla mia richiesta di sollecitazione, sono arrivate risposte concrete. D’Asta conclude: “Altro che agenzia immobiliare, come sostiene qualcuno, sbagliando completamente indirizzo. Qui è un problema di responsabilità politica che l’ente non riesce ad assumersi. E che, di fatto, si traduce in un blocco dell’intero iter. Critica e dissenso hanno fatto venire fuori la posizione di una Giunta che non sa prendere una decisione operativa”.