Lettera dei sindaci a Draghi per restare, FdI Ragusa: “Adesione di Cassì non rappresenta tutta la città”
La nota di Alessandro Sittinieri e Umberto Calvanese
(18 luglio 2022 – Lettera dei sindaci a Draghi per restare, FdI Ragusa: “Adesione di Cassì non rappresenta tutta la città”)
Riceviamo e pubblichiamo la nota di Alessandro Sittinieri e Umberto Calvanese, rispettivamente coordinatore e vice coordinatore cittadini di Fratelli d’Italia Ragusa in merito alla lettera dei sindaci iblei indirizzata a Draghi.
“Da un post pubblicato sul profilo Facebook di Peppe Cassì abbiamo appreso che il sindaco di Ragusa ha deciso di firmare, unitamente ad altri sindaci italiani (prevalentemente di area di centro sinistra) una lettera di sostegno al presidente dimissionario Mario Draghi, chiedendogli di ripensarci. Vorremmo ricordare al nostro sindaco che il suo ruolo è quello di rappresentare tutti i cittadini, quelli che lo hanno votato e quelli che non lo hanno fatto, quelli che la pensano politicamente come lui e quelli che hanno altre ideologie e orientamenti politici, quelli che credono che Draghi debba ritirare le dimissioni e chi, come noi, ritiene che invece questo Governo nazionale sia al capolinea, squalificato dalle azioni di chi non ha alcuna cultura politica e dall’incompatibilità profonda tra le forze in campo. È strano e contraddittorio che un sindaco, che è forse la massima espressione della volontà popolare, essendo eletto direttamente dai cittadini, cerchi di sostenere e avallare la prosecuzione di una esperienza governativa che veda insieme forze politiche contrapposte e unite contro la volontà popolare e che veda alla sua guida un presidente che non è espressione delle urne, ma delle consorterie politiche ed economiche dell’Unione europea.
In questo contesto, un primo cittadino, prima di intervenire su un dibattito nazionale, dovrebbe interrogarsi sull’opportunità di schierarsi proprio sulla base della considerazione già espressa e che ribadiamo: il compito del sindaco è quello di rappresentare tutti i cittadini e in determinati casi deve assicurare equidistanza e imparzialità, chiedendosi se la sua posizione espressa come rappresentante delle istituzioni non rischi di avvantaggiare una parte politica o un’altra in una fase così difficile per il paese.
La crisi che ha portato alle dimissioni di Draghi – respinte da Mattarella – non è parlamentare perché nelle due camere i numeri a sostegno del Governo ci sono eccome, ma politica. Purtroppo, però, le forze politiche che hanno dato vita a questa maggioranza non rappresentano più il sentimento del Paese. Per questo Cassì avrebbe fatto meglio a pensare meglio al proprio intervento riflettendo sul rischio non solo di appoggiare Draghi, ma soprattutto coloro che temono di andare a casa, di non essere rieletti, di non percepire altri otto mesi di stipendio da parlamentare e soprattutto di non maturare il vitalizio, tra l’altro con il concreto rischio di non rientrare più in Parlamento. Un sindaco che si è professato sempre lontano dalla politica “vecchia maniera” e soprattutto dai partiti politici, finisce adesso per appoggiare le più bieche logiche politiche di conservazione delle poltrone e dei privilegi politici. A chi conviene l’appello accorato di questi sindaci? In quale gioco è caduto Cassì?”.