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La commemorazione dinanzi al portale di San Giorgio e la fiaccolata verso il duomo ieri sera a Ragusa per ricordare le vittime del“Terremotu ranni” di 331 anni fa.

Una presenza importante in termini di partecipazione. Con l’obiettivo di testimoniare la propria attenzione. Nella giornata in cui sono stati commemorati i numerosi morti del devastante sisma del Val di Noto di 331 anni fa, Ragusa ieri sera si è fermata. E lo ha fatto con le iniziative promosse in seno alla chiesa Madre di San Giorgio. “Ci siamo uniti alla preghiera del santo cavaliere – è stato spiegato dal parroco, il sacerdote Pietro Floridia – e, insieme a lui, abbiamo adorato Gesù, il Figlio di Dio fatto Pane di Vita, e lo abbiamo invocato affinché in avvenire ci liberi da qualunque cataclisma, sia da quelli che scuotono le profondità della terra, sia da quelli che scuotono gli animi degli uomini, delle città, dei popoli e delle nazioni causando guerre e discordie di ogni genere”. I rappresentanti delle istituzioni e i cittadini hanno voluto commemorare le vittime del “terremotu ranni” dinanzi all’antico portale gotico di San Giorgio. Erano presenti il sindaco, Giuseppe Cassì, il presidente del Consiglio comunale, Fabrizio Ilardo, esponenti della Giunta municipale e del civico consesso oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine. Per l’occasione è stata inaugurata una vecchia lapide commemorativa della presenza del portale che risale ai primi anni dello scorso secolo e che, grazie all’impegno dell’assessore comunale ai Centri storici, Giovanni Gurrieri, è stata risistemata al suo posto, accanto al portale. Poco dopo, una lunga fiaccolata ha proceduto dal portale sino al duomo di San Giorgio, su iniziativa dell’associazione storico culturale che reca il nome del santo. Quindi, al rientro nel Duomo, c’è stato un momento di adorazione eucaristica, le litanie dei santi e il ringraziamento a Dio con il canto del Te deum. A seguire, la santa messa al termine della quale è stato reso omaggio al patrono San Giorgio che ha poi benedetto la città intera. Al termine, il simulacro del santo cavaliere è stato traslato nella sua cappella. Già il pomeriggio si era rivelato molto intenso quando, alle 15, al Duomo, c’era stato il suono a distesa delle campane e la riproduzione “dell’effetto terremoto” con l’organum maximum Serassi in coincidenza con l’orario di quando, secondo quanto riportato dalle cronache, la terra tremò in maniera devastante.

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