Va al tribunale di Siracusa per separarsi dalla moglie e porta un coltello
Il metal detector del Palazzo di Giustizia ha rivelato la presenza dell'arma, un coltello a serramanico da campeggio con lama di 8 centimetri, nascosto all'interno del marsupio
(29 maggio 2019)
Che la violenza sulle donne e il femminicidio siano ormai divenuti in Italia parte della cronaca quotidiana è un dato acquisito, lo vediamo dai numeri impressionanti che settimanalmente documentiamo come giornalisti e leggiamo come fruitori di notizie. Numeri terribili come pietre, che raccontano, sempre con il medesimo copione, di donne ammazzate dai propri compagni solo perché volevano separarsi, ponendo fine ad un rapporto ormai di fatto concluso. Il dato non ancora acquisito è invece, come dimostrano purtroppo i fatti, che questi fenomeni derivano da una cultura retrograda che vorrebbe ancora oggi la donna assoggettata al volere maschile, quasi come un animale o un oggetto da possedere in seguito ad una transazione. “O con me o di nessuno” poco importa se le donne in questione sono anche, in molti casi, le mamme dei loro figli o le nonne dei loro nipoti: devono pagare per essersi ribellate alla legge non scritta che le vede in posizione subalterna rispetto all’uomo di casa, che sia il marito o il compagno e persino il fidanzato.
In questo panorama sembrerebbe inserirsi il gesto di cui si è reso protagonista un 51enne siracusano, denunciato per porto illegale di arma da punta e taglio. L’uomo, incensurato, avrebbe dovuto assistere ad un’udienza di separazione dalla moglie, e per questo si è recato in tribunale a Siracusa ma all’ingresso del Palazzo di Giustizia, è stato bloccato dal personale di vigilanza perché qualcosa non andava. L’esame del metal detector ha infatti rivelato che il 51enne, nascondeva un coltello a serramanico da campeggio con lama di 8 centimetri, occultato nel marsupio. Tanto è bastato ai vigilanti per fermare l’uomo e contattare il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Siracusa che hanno identificato e denunciato il 51enne. Un episodio sul quale saranno gli inquirenti a chiarire dinamica e movente, ma che certamente non depone a favore della buona fede del protagonista, colto sul fatto mentre tentava di introdurre un’arma atta ad offendere in un’aula di giustizia, per di più alla vigilia di una separazione.
Ad inquietare ulteriormente in tutta questa storia è il fatto che un episodio simile si era verificato il mese scorso. In quel caso ad agire era stato un 37enne, che aveva tentato di introdurre in tribunale, dov’era prevista un’udienza per la causa di divorzio, un coltello a serramanico con la lama lunga circa 12 cm. Anche in quel caso a tradire l’intento decisamente minaccioso dell’uomo, in seguito denunciato dalla Polizia, era stato il dispositivo di sicurezza posto all’ingresso del tribunale. A controllare l’arrivo dei visitatori un’addetta alla sicurezza che, al controllo di routine, nonostante fosse occultata tra alcuni volantini e posta dentro la custodia di un tablet, aveva visualizzato chiaramente sul monitor l’arma, mentre scorreva durante il passaggio sul nastro radiogeno.
A questo punto è lecito chiedersi se si tratti solo di una coincidenza tra i due episodi accaduti a breve distanza, o se invece tutto ciò rappresenti un segno tangibile di come un numero sempre più consistente di uomini, incapaci di accettare la separazione dalle proprie compagne, siano pronti a reagire violentemente per impedire loro di lasciarli? Per commentare quanto accaduto abbiamo chiamato l’avvocata Alessia Lo Tauro, vice presidente del Centro antiviolenza Ipazia di Siracusa.
Dal suo punto vista, come vede questo episodio e il precedente accaduto ad aprile?
Sicuramente una persona che si presenta in un’aula di giustizia con un’arma non credo che abbia delle buone intenzioni, tra l’altro sia in questo caso che nell’altro i due coltelli erano occultati, e da qui si evince la volontarietà del gesto: l’oggetto non era li per sbaglio. Io mi auguro che le compagne di questi signori si rendano conto dei pericoli a cui potrebbero andare incontro e che maturino l’idea di rivolgersi, in questo caso, alla giustizia penale viste le evidenti intenzioni manifestate in ambedue i casi da questi signori.
Quindi potremmo dire che, a prescindere da cosa verrà fuori dalle indagini, quanto accaduto non depone certo a favore dei protagonisti di questi gesti, ripetutisi a così breve e preoccupante distanza?
Ci vuole coraggio e determinazione ad andare in tribunale con un coltello nascosto, quindi non escludo che questi signori abbiano intenzione di utilizzarli, magari non lo hanno potuto fare questa volta perché scoperti dai sorveglianti del tribunale ma potrebbero riprovarci in un’altra circostanza. Questo sicuramente costituisce un precedente importante per un’eventuale denuncia da parte della moglie separanda. In ogni caso è incredibile e preoccupante che certi episodi accadano, dobbiamo ringraziare la professionalità delle guardie di vigilanza per aver bloccato in ambedue i casi gli individui ed averli segnalati alle forze dell’ordine.
Nadia Germano Bramante