Una ragusana alla corte dell’INDA: Fiammetta Poidomani ci racconta le sue “Troiane”
Intervista esclusiva all'attrice e musicista ragusana che, con la sua chitarra, nell'opera di Muriel Mayette permette alle donne sconfitte di ritrovare una speranza attraverso il canto, e di infonderlo alla loro regina
(12 maggio 2019)
“Presa per le Troiane a Siracusa! Non riesco ancora a crederci…l’audizione più bella della mia vita. Tante bellissime novità, tutte in una volta!”.
E’ con questo post su Facebook, datato 19 febbraio, che inizia la grande avventura con la Fondazione Inda che ha portato la ragusana Fiammetta Poidomani al debutto, nel meraviglioso scenario del teatro Greco di Siracusa, venerdì scorso. Fiammetta è una della attrici che compongono il cast de Le Troiane, la suggestiva tragedia inserita nel calendario della stagione 2019 delle rappresentazioni classiche, insieme ad Elena di Euripide e Lisistrata di Aristofane.
L’attrice giusta al posto giusto, Fiammetta, figlia d’arte che sin da bambina ha coniugato l’amore per la recitazione a quello per la musica e che per questo ha subito sentito proprio il ruolo che la regista, Muriel Mayette, le ha affidato. “Il legame con la storia e con la Magna Grecia – racconta Fiammetta Poidomani a Ialmo – mi ha sempre accompagnata nel mio percorso. Per quanto la Sicilia sia una terra piena di contraddizioni, dentro di me sono orgogliosa di essere nata qui. Ho sempre cercato di sostenere l’immagine di una Sicilia fiera, carica di bellezza, di arte e di cultura, piuttosto che rinchiuderla in stereotipi come si fa troppo spesso. E il teatro greco è, per fortuna, ancora oggi un tesoro prestigioso il cui valore è riconosciuto a livello internazionale, dunque posso dire che lavorare in questo contesto è stato per me gratificante al massimo”.
Adesso che, dopo mesi di studio e preparazione, il sipario si è alzato e fino al 23 giugno si va in scena, Fiammetta sente forte la necessità di ringraziare tutte le persone con le quali sta lavorando a stretto contatto, che la stanno arricchendo umanamente e facendo crescere professionalmente. “Tutti mi hanno dimostrato grandissima umiltà e mi hanno dato tantissima fiducia. Questo – afferma – è stato per me molto importante e mi ha spronato a fare sempre meglio. Anche le ragazze del coro sono state straordinarie, con loro ho lavorato benissimo e in maniera professionale”.
Un’artista a tutto tondo: cantante, attrice e non solo. Ci racconti i tuoi inizi e la tua formazione?
La musica e il teatro sono sempre stati di vitale importanza nella mia famiglia. Mia madre, Chet Cavalieri, si occupava di teatro e televisione e mi faceva partecipare spesso ai suoi spettacoli già da piccola. Con mia sorella Serena ho iniziato a cantare e suonare a 10 anni, facendo cover di De André, Beatles, Joan Baez. In seguito, ho studiato canto e chitarra classica coi maestri Elvira Mazza e Daniele Pidone a Modica. Ho deciso poi di non abbandonare il teatro, e mi sono diplomata come performer alla Musical Theatre Academy di Catania. Non ho mai smesso di dedicarmi ai miei progetti musicali: con mia sorella abbiamo portato avanti per diversi anni il duo Heliantes, riproponendo canti tradizionali antichi del sud Italia o creando insieme nuove canzoni ispirate al mito e al mondo antico. Per questo, nel 2010 abbiamo vinto il primo premio del concorso internazionale “Musica Controcorrente”, con un brano inedito. Serena ha poi deciso di seguire la sua strada come scrittrice, pubblicando due romanzi a sfondo storico, e io ho continuato a suonare e cantare da sola, collaborando con diversi musicisti e artisti sia nella provincia di Ragusa sia all’estero. Il genere di musica di cui mi occupo è, prevalentemente, quello etnico – popolare di tutto il mondo, ma mi piace molto spaziare e ricevere influenze dai vari tipi di musica: per esempio, recentemente ho partecipato come corista allo spettacolo The Wall con la rockband Orbital Debris di Modica. Tante esperienze, insomma, tutte soddisfacenti e che mi hanno sempre spinto ad andare avanti su questa strada.
“Le Troiane”: che esperienza è stata fino ad ora, e cosa ti aspetti da essa?
Senza esagerare, posso dire che questa è l’esperienza migliore della mia vita. Vedere come nasce uno spettacolo del genere, crearlo, plasmarlo insieme ad attori del calibro di Maddalena Crippa, a una regista eccezionale e intelligente come Muriel Mayette, a un compositore sensibile e geniale come Cyril Giroux è per me un onore immenso, una fortuna insperata. Senza contare che considero il mio un ruolo di grande responsabilità e lo amo molto, penso che mi si addica perfettamente: io sono una delle Troiane che, con la sua chitarra, permette alle donne sconfitte, che hanno perso tutto e subito soprusi e angherie, di ritrovare una speranza attraverso il canto e di infonderne alla loro regina. E’ un tema che sento profondamente, perché è quello di cui mi sono occupata in tutti questi anni: dare voce al popolo schiacciato dalle ingiustizie, trovare una motivazione per andare avanti. Come diceva De André, il canto ha ancora oggi il compito di fondamentale di liberare dalla sofferenza, di alleviare il dolore, di esorcizzare il male. In questo spettacolo è esattamente questo che io e le 40 coriste rendiamo possibile attraverso una chitarra e le nostre voci, che diventano una cosa sola. Mi aspetto, quindi, di mantenere questa potenza straordinaria fino alla fine.
Come sei arrivata alla fondazione Inda? Era una delle tue aspirazioni?
Era il massimo che potessi sperare, certo. Come tutte le cose belle, è capitato per caso: una mia amica attrice mi ha informato dei provini, cercavano una chitarrista e una cantante per la nuova stagione, così ho pensato che sarebbe stato un peccato non provarci. E’ stato il più bel provino che abbia mai fatto, senza nessuno stress né ansia. All’INDA si respirava un’atmosfera bellissima tra attori e registi, e sono stata entusiasta di essere stata scelta subito. C’è stata un’immediata empatia tra me e la regista, nella sua visione delle Troiane mi sono ritrovata molto: per fare un esempio, il nome del duo con mia sorella è Heliantes, che in greco indica qualsiasi nome che si volge alla luce del sole, e con questo nome volevamo dare un messaggio di speranza. Proprio questa è la chiave di lettura che la regista Muriel Mayette ha voluto dare.
Chiusa questa esperienza, a cosa vorresti dedicarti?
Per adesso mi godo le repliche che dureranno fino al 23 Giugno. Poi mi dedicherò di nuovo ai miei progetti, spero di riuscire a registrare finalmente un mio album di canzoni inedite. Ci saranno delle novità molto importanti in ogni caso.
Un augurio per il tuo futuro?
Conservare per sempre tutto quello che ho imparato in questo periodo straordinario: la forza e la tenacia delle persone stupende che ho conosciuto, il rispetto per tutti coloro che lavorano insieme per la riuscita di un progetto. E continuare a credere in me stessa, o meglio, nella me stessa rinnovata ulteriormente da questa esperienza.
Valentina Frasca