Un gemellaggio istituzionale tra Siracusa e Castellammare di Stabia, nel nome di Nicola De Simone
E' la proposta del gruppo consiliare "Amo Siracusa" per dar seguito al gemellaggio sportivo che, da 40 anni, unisce le tifoserie delle due città. Chiesta anche la cittadinanza onoraria per la moglie e la figlia del calciatore
(4 giugno 2019)
A quarant’anni dalla scomparsa di Nicola De Simone, difensore del Siracusa Calcio deceduto a seguito di un incidente di gioco, il gruppo consiliare “Amo Siracusa” ha depositato questa mattina un ordine del giorno per il Consiglio comunale volto alla realizzazione di un gemellaggio istituzionale tra Siracusa e Castellammare di Stabia, città di cui era originario il calciatore. I consiglieri comunali Gaetano Favara, Michele Mangiafico e Carlos Torres chiedono che venga predisposta una delibera che possa facilitare ogni forma di partenariato tra le due città, anche in funzione della partecipazione ad eventuali progetti per l’attrazione di risorse esterne.
Contestualmente, il gruppo consiliare “Amo Siracusa” chiede anche la cittadinanza onoraria per la moglie e la figlia dell’atleta che oggi dà il proprio nome allo stadio cittadino. Il gemellaggio istituzionale sarebbe il prolungamento naturale di quello sportivo esistente da ben quarant’anni tra le due tifoserie, da sempre unite nel ricordo di Nicola De Simone. Tra le “Vespe” stabiesi e i “Leoni” siracusani il rispetto e l’agonismo si sono integrati in un unico grande abbraccio per continuare a testimoniare il grande attaccamento allo sfortunato calciatore, morto a Napoli nel 1979. Era il 13 maggio di quell’anno quando al 13′ dell’incontro tra Palmese e Siracusa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo Nicola De Simone, allora difensore degli azzurri, rimediò un calcio alla tempia. Un colpo durissimo in seguito al quale il calciatore venne condotto all’ospedale Cardarelli di Napoli dove rimase in coma fino al 30 maggio, giorno in cui cessò di vivere. Una tragedia che destò grande commozione, lasciando il segno non solo in Campania sua terra natale ma anche a Siracusa, città che lo aveva adottato e che gli intitolò lo Stadio, sino ad allora “Vittorio Emanuele III” ed il leggendario “Club Azzurro Nicola De Simone”.
A Castellammare di Stabia gli fu invece intitolata una scuola di calcio e da allora le due tifoserie, del Siracusa e della Juve Stabia, onorano la sua memoria ad ogni incontro stagionale, all’insegna della goliardia e del fair play. Un esempio in controtendenza nell’ambito calcistico, notoriamente terreno di scontri anche molto duri tra tifoserie avverse e in molti casi protagonista di cori razzisti e xenofobi nei confronti del calciatore straniero di turno, che dovrebbe essere il principio fondante, dalla massima serie alla più infima categoria, dell’etica dello Sport, secondo la quale chi gioca lealmente è sempre vincitore. In altre parole quel complesso di idee e buone pratiche che, in maniera molto semplicistica, vengono spesso riassunte con il termine “Fair Play”. Un concetto ampio e variegato che non si limita all’idea di giocare nel rispetto delle regole ma racchiude in se concetti come l’amicizia, il rispetto degli altri e lo spirito sportivo, in grado di influenzare il nostro modo di pensare ed agire anche nella vita di tutti i giorni. Un messaggio universale da diffondere per educare con modelli positivi le atlete e gli atleti del futuro che saranno allo stesso tempo le donne e gli uomini di una società migliore.
Nadia Germano Bramante