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“Tra le fronde degli alberi” di Burgio è stato presentato il libro di Maria Grazia Verde

Una figlia di 16 anni alle prese con la malattia della madre. Un’esperienza che coinvolge tutta la famiglia e gli amici più cari, ma, prima di tutto, un viaggio interiore che porta all’evoluzione psicologica di una ragazza

(30 luglio 2019)

La terrazza del Museo della Ceramica di Burgio è stata la location della presentazione del libro “Tra le fronde degli alberi. Storia di un paraganglioma” della burgitana Maria Grazia Verde. L’evento si è svolto sabato sera alla presenza di un vasto pubblico, nel suggestivo “angolo lettura” egregiamente gestito da Marika Spinella, amica dell’autrice. A dare il via a quella che è stata definita “una chiacchierata tra amici” è stata la consigliere comunale Maria Concetta Bellavia, che si è occupata anche dell’organizzazione dell’evento: “Sarebbe stato molto più semplice – ha detto – organizzare un tavolo con delle sedie di fronte, stile convegno, ma non avrebbe fatto giustizia all’idea che noi avevamo di questa serata. Perciò abbiamo deciso di ricreare una sorta di caffè letterario e di intitolare questo incontro “Conversazioni letterarie”. La nostra idea non si riferisce a una semplice presentazione di un libro, ma ad un confronto di opinioni e sensazioni tra chi già conosce il libro e chi ha la curiosità e la voglia di scoprirlo. “Tra le fronde degli alberi” non è un semplice racconto, non è una semplice storia che fa commuovere. A mio avviso si può, o forse si deve, considerare come un manuale. Una sorta di vademecum che può essere utile a chiunque soprattutto nei momenti di difficoltà. E non mi riferisco soltanto alla malattia, alla sofferenza fisica. Tutti noi – ha concluso – siamo interessati nel corso della nostra vita da situazioni particolarmente difficili o anche semplicemente giù di tono, e in questo libro l’evoluzione interiore e psicologica di una quasi ventenne può aiutare nel vedere le cose con occhi decisamente nuovi”.

Presente anche il sindaco di Burgio, Francesco Matinella, che non ha esitato a complimentarsi con Maria Grazia per la bellezza del libro e a ribadire le sue qualità sia di scrittrice sia soprattutto di “ragazza sensibile e dalle mille passioni”. Relatore della serata è stato il direttore del Muceb, Vito Ferrantelli, il quale ha sottolineato la necessità di promuovere la cultura a 360°. Per fare ciò non c’è luogo migliore del museo della ceramica, teatro di vari eventi culturali che coinvolgono non soltanto la tradizione artigianale burgitana ma anche la musica e, nel caso specifico, la letteratura. “Più che una presentazione – ha dichiarato il direttore – si tratta di un evento culturale per la nostra cittadina, perché assistiamo al battesimo di una nuova scrittrice di talento. Talento dato dalla qualità della scrittura, dall’acuta analisi psicologica, dalla capacità introspettiva, dalla raffinatezza dei sentimenti e da tutto ciò che i Francesi definiscono ‘esprit de finesse’. Questo libro non è soltanto un racconto autobiografico, è qualcosa di più. L’animo di Maria Grazia è intriso di poesia e anche se lei cerca di nasconderla nella prosa, a un certo punto esplode perché, in fondo, è una poetessa”.

“Tra le fronde degli alberi. Storia di un paraganglioma” è il racconto della ventenne Maria Grazia alle prese con la malattia della madre Enzamaria, un paraganglioma carotideo ossia un raro tumore del glomo carotideo. Un’esperienza che coinvolge non soltanto madre e figlia, ma tutta la famiglia e gli amici più cari. Tuttavia, il libro non si concentra tanto sulla storia della malattia e sul suo percorso verso la guarigione, quanto piuttosto sul viaggio interiore e sull’evoluzione psicologica di una ragazza che all’epoca della diagnosi aveva solo 16 anni. Un cammino, quello dell’autrice, scandito da sentimenti negativi quali l’angoscia, la paura della morte che diventa un’ossessione continua, la rabbia trattenuta che si trasforma in attacchi di panico e depressione. Questo cocktail apparentemente micidiale la porta, però, verso la soluzione. Verso la comprensione del vero senso della vita. “Il mio primo libro non è nato per me, – ha detto Maria Grazia – ma è nato in nome della sofferenza che, paradossalmente, ci salva e ci mostra la profondità della vita. “Tra le fronde degli alberi” è il mio riscatto, è la mia vittoria su quello che la sorte avrebbe voluto per me. Il mio libro vuole essere luce nell’oscuro cammino e pane per chi vuole cibarsi di vita”. Il dolore e la sofferenza che costringono a guardarsi dentro e a fare un lavoro introspettivo danno, nello stesso tempo, la possibilità di scoperchiare un “vaso di Pandora del bene”. Ed è a questo punto che la protagonista torna in sé dal proprio male di vivere e si rende conto che soltanto l’amore a tutto tondo ci permette di salvare noi stessi. L’amore tra madre e figlia, per la famiglia, per il fidanzato Giuseppe, per la musica, per la cultura è lo strumento principale per tornare a vivere. È l’amore per la vita puro e incondizionato la chiave di tutto. “Io ho conosciuto l’amore di mia madre e di mio padre – ha affermato Maria Grazia – da quando sono venuta al mondo, ho conosciuto l’amore di Giuseppe e non smetterò mai di sperimentare l’amore di Dio che mi è stato accanto anche quando non me ne accorgevo e lo rifiutavo. L’amore è l’antidoto contro la noia, la superficialità e l’ipocrisia. E per amore intendo anche quello che mettiamo nelle cose che ci piace fare. Sono innamorata della vita e ho voluto scriverlo. Più volte nel libro parlo di momenti di “rapimento”, come se la vita mi rapisse da quegli istanti di dolore, e lo faceva mostrandomi le nuvole o fasci di luce tra le fronde degli alberi”.

Non poteva mancare l’intervento dell’editore, Adriano Mascarella. “Quando ho ricevuto il manoscritto – ha rivelato – ho fatto una cattiveria che faccio spesso e che si è soliti fare all’università con i tesisti. Ho notato delle frasi che mi sembravano troppo complesse per una ragazza così giovane, perciò ho preso alcune di queste frasi e le ho riportate su Google per scoprire da dove le avesse copiate. Dopo una decina di tentativi, ho capito che mi stavo trovando di fronte a un’eccezione. Questo testo somiglia a un diario e, forse, per lei è stato uno strumento per la catarsi. Ho apprezzato in Maria Grazia tre qualità. Il testo scorrevole in un buon italiano, il saper alternare momenti di buio a momenti di luce e l’aver accolto di buon grado le mie osservazioni sul testo. Quest’ultima, in particolare, è una qualità che pochi scrittori possiedono se non quelli destinati ad avere successo”.

 

 

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