Svolta contro il virus-killer: antinfiammatori e anticoagulanti, non intubazioni, ventilatori e terapia intensiva
Anche in Sicilia riscontri molto incoraggianti dall’eparina, grazie ai dati sulle autopsie. La patologia sarebbe cardiovascolare più che respiratoria e potrebbe essere curata a casa
(13 aprile 2020)
E’ stata definita ‘molecola di Dio’, ma il suo vero nome è: eparina. Non è un nuovo farmaco, è un noto anticoagulante dal costo irrisorio la cui efficacia in moltissimi test si sta rivelando decisiva nella lotta contro il Sars-CoV-2. Fluidificante del sangue, previene la formazione di coaguli sanguigni anomali. Sono, infatti, i trombi gli alleati più preziosi della Covid-19, secondo le rilevazioni degli specialisti italiani dopo le prime autopsie effettuate sui cadaveri infetti.
E in diverse strutture sanitarie della Sicilia medici stanno maturando lo stesso convincimento positivo sull’efficacia risolutiva dell’eparina che ribalta completamente la prospettiva nella quale ci si era mossi finora.
Sembra una sorta di ‘uovo di Colombo’ apertosi a poche ore dalla Pasqua in alcuni ospedali italiani dopo essere stato tenuto a distanza. Nessuno osava toccarlo, visto che il nuovo Coronavirus è catalogato tra i patogeni di livello 4 in quanto a pericolosità, al pari di Ebola. Ma è scandagliando il corpo umano che anatomopatologi, su suggerimento di altri specialisti (cardiologi, neurologi), hanno fatto una scoperta che potrebbe cambiare clamorosamente lo scenario: «Il problema principale non è il virus – spiegano gli specialisti in continuo contatto con altri medici in ogni parte d’Italia che in questa fase sperimentale preferiscono mantenere l’anonimato – ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Il problema è cardiovascolare, non respiratorio. I pazienti vanno in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto, ma non solo, polmonare (sono attesi anche gli esami autoptici sul cervello, ndr). Molti morti, anche quarantenni avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. L’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Non era facile capirlo perché i segni delle microembolie apparivano sfumati, anche all’ecocardio».
Il cocktail che potrebbe sconfiggere definitivamente il morbo è costituito appunto da anti-infiammatori («la letteratura scientifica, soprattutto cinese, affermava fino a metà marzo, che non bisognava usarli») e anti-coagulanti, una miscela che potrebbe farci tornare molto presto alla normalità. «La nostra – spiegano gli ambienti della ricerca – è la più ampia casistica mondiale, poiché i cinesi hanno pubblicato praticamente quasi nessun report sulle autopsie». Ma gli studi sono comunque agli albori. Gli anatomopatologi hanno chiesto di procedere soprattutto per investigare i decessi di pazienti relativamente giovani, e altrimenti sani, aggiungendo quanti più dati possibili circa la data di esordio dei sintomi, le eventuali comorbilità, le terapie effettuate, il sistema di supporto di ossigeno, il passaggio in terapia intensiva, per capire quanto ci sia di pregresso nei polmoni disastrati esaminati e spiegarsi alcuni reperti anomali. Ma le terapie a base di eparina, di fatto in corso da qualche giorno, anche prima del via libera dell’Agenzia italiana del farmaco, hanno acceso l’entusiasmo. «Non vorremmo sembrare eccessivi – chiariscono i ricercatori – ma crediamo di aver dimostrato la causa della letalità del Coronavirus. Se così fosse non servono le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire, queste tromboembolie. Serve a poco ventilare un polmone dove il sangue non arriva. L’efficacia del trattamento terapeutico, poi, ci induce a ritenere che sia questo il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni si riducono, in Sicilia in misura maggiore della media. Sta diventando una malattia curabile a casa».
Il prossimo passo sarà quello di adottare ufficialmente i protocolli terapeutici già seguiti. Anche in Sicilia, da Palermo, a Messina, a Catania, a Ragusa un gruppo di medici sta preparando un documento da sottoporre agli organi istituzionali e alle Autorità sanitarie. «La causa principale dell’aggravamento di una parte dei pazienti, fino a rendere necessario il ricovero nelle terapie intensive, sembra in effetti essere una attivazione potente del sistema coagulativo del sangue. In poche parole sembrerebbe che il virus scateni una reazione infiammatoria piuttosto intensa da parte dell’organismo, che a sua volta produrrebbe un danno delle cellule che rivestono i piccoli vasi sanguigni. Il danno, né più né meno di quando ci procuriamo una ferita, scatena la reazione coagulativa del sangue. Naturalmente, essendo il virus diffuso in larghe parti del nostro organismo, il tutto determinerebbe una microtrombosi diffusa. Le terapie in atto sembrerebbero fornire già ottimi risultati, che sarebbero ancora più importanti se questa terapia fosse instaurata precocemente, all’inizio del decorso. Già in molti ospedali si sta iniziando ad operare in tal senso e la pratica si sta diffondendo anche a livello territoriale perché i pazienti con i sintomi iniziali della patologia da Covid-19 potrebbero tranquillamente essere seguiti a domicilio riducendo drasticamente sia il numero dei ricoveri sia soprattutto l’incidenza di quelle severe complicanze che portano il paziente in terapia intensiva e spesso a morire».