Sindaco a Ferla e Capo di gabinetto a Siracusa: scoppia la polemica in consiglio
Per il consigliere Castagnino si tratta di una "scelta inopportuna" perché "il sindaco avrebbe dovuto cercarlo tra i dirigenti o i funzionari dell'Amministrazione". All'ordine del giorno anche il protocollo del Comune con Sicilia Musei
(9 maggio 2019)
“Inopportuno scegliere come capo di gabinetto una persona che ricopre la carica di sindaco in un altro comune della provincia, mentre il sindaco Italia avrebbe dovuto cercarlo tra i dirigenti o i funzionari dell’Amministrazione, come sempre era stato fatto fino al 2013”. Così il consigliere Salvatore Castagnino intervenuto ieri in Consiglio Comunale, sulla questione della nomina (risalente al luglio 2018) del capo di gabinetto, Michelangelo Giansiracusa, contemporaneamente sindaco di Ferla, discussa su ordine del giorno proposto anche dai consiglieri Fabio Alota e Mauro Basile. Obiettivo: verificare il rispetto della normativa e il parere di conformità dell’atto per l’incarico a Giansiracusa, ma anche il compenso previsto che Castagnino quantifica in 30mila euro (1.900 euro lorde al mese), secondo il consigliere Salvatore Costantino. A chiarire i numeri è la segretaria generale, Danila Costa, spiegando che il Capo di gabinetto è stato inquadrato con contratto di pubblico impiego categoria D senza l’applicazione di indennità aggiuntive.
Circa il problema dell’incompatibilità tra il ruolo di sindaco di Ferla e quello svolto al Comune di Siracusa, ha risposto in Consiglio il vice sindaco, Giovanni Randazzo, che ha spiegato l’inesistenza dell’incompatibilità tra le due cariche e riconosciuto a Giansiracusa grande disponibilità e impegno nell’affrontare le varie questioni, fiducia manifestata più volte anche dal sindaco Italia che non era presente in aula. Assente in seduta anche il primo cittadino di Ferla che, raggiunto telefonicamente, sulla questione ha tagliato corto non volendo entrare nel dibattito: “La città ha bisogno di altro, piuttosto che di queste futili polemiche…” ha dichiarato. Il dibattito si è chiuso con la richiesta da parte del consigliere Salvatore Castagnino di una relazione a firma del sindaco e dei revisori legali da inviare via Pec anche all’assessorato regionale alle Autonomie locali. Chiuso il primo punto, Amministrazione Italia ancora sotto esame, in particolare in merito al protocollo d’intesa con Sicilia Musei, soggetto privato in collaborazione con il quale sono stati realizzati (alcuni ancora in itinere), una serie di eventi culturali, tra cui la mostra sul “controverso” Caravaggio in Soprintendenza. In questo caso, a finire sotto la lente d’ingrandimento dell’assise cittadina l’affidamento diretto alla SM per l’utilizzo dell’ex convento di San Francesco d’Assisi, dove attualmente si sta svolgendo la mostra “Ciclopica” nell’ambito del progetto “Grandi Mostre”, un programma di eventi da realizzare in meno di tre anni.
Sulla questione, i firmatari del documento chiedevano all’Amministrazione di revocare in autotutela la delibera di Giunta che ha approvato il protocollo e la relativa consegna del sito. Secondo il documento, l’intesa si configura come una forma di affidamento a un privato di un bene pubblico e, dunque, si doveva procedere con una selezione tra offerte. Inoltre l’accordo sarebbe, dal punto di vista dei costi-benefici, “ampiamente sbilanciato a sfavore del Comune”, mentre le recenti polemiche sulla mostra “Per la crocifissione di sant’Andrea” suggeriscono di “valutare l’affidabilità del soggetto privato nonché la regolarità della concessione del sito”. A rispondere nel merito è l’assessore alla Cultura, Fabio Granata, che ha respinto l’idea che si tratti di una concessione di fatto. “In realtà, – ha spiegato – l’Amministrazione ha approvato un progetto proposto da Sicilia Musei che prevede la realizzazione di grandi esposizioni ‘con carattere di unicità ed esclusività’ in uno spazio adeguato, ottenendo in cambio un canone di 28mila euro l’anno più il pagamento di una percentuale sullo sbigliettamento. Essendo mostre importanti e di respiro internazionale – ha spiegato ancora Granata – necessitano di un lungo lavoro preparatorio e gli organizzatori hanno richiesto garanzie. Quanto alle utenze, i costi per l’Ente sarebbero limitati alla mancata riscossione della Tari e ai consumi idrici (“contenuti per una mostra”) mentre per quelli elettrici si sta trovando un’intesa con la Fondazione Inda che occupa già una parte dello stabile. Inoltre, le opere esposte nel cortile esterno, aperto al pubblico, sono fruibili senza pagare il biglietto”.
In fondo, ha concluso Granata, si sta facendo “ciò che la città ci chiede: programmare, destagionalizzare e differenziare l’offerta culturale inserendoci nel circuito delle grandi mostre”. Una spiegazione che non ha convinto i consiglieri, Ferdinando Messina, Michele Mangiafico e Pippo Impallomeni, per i quali le selezioni pubbliche sono sempre quelle migliori per gli enti, perché più trasparenti. Opinione condivisa anche dal vice sindaco Randazzo che ha proposto in questo senso la predisposizione di un regolamento specifico sull’uso degli spazi per scopi culturali, ricordando, al contempo, il rischio per l’Amministrazione di incorrere in eventuali pretese che Sicilia Musei potrebbe avanzare in caso di rottura anticipata del protocollo. All’ordine del giorno della seduta erano previsti altri punti, che sono stati rimandati ad altra data: la modifica del regolamento sulla tassa di soggiorno e l’approvazione di quello per la definizione agevolata delle controversie tributarie, rinviati per approfondimenti su proposta del presidente della commissione Bilancio, Salvatore Castagnino e l’atto di indirizzo sulle infrastrutture a Cassibile, per l’assenza dell’assessore ai Lavori pubblici, Pierpaolo Coppa.
Nadia Germano Bramante