Sicilia, Decreto Ristori: “ultima possibilità per quasi 13 mila imprese”
Secondo Confcommercio, sbagliare oggi può diventare letale
(11 novembre 2020)
L’Agenzia delle Entrate ha reso noto, con una nota diffusa sabato scorso, che sono partiti i contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Ristori a favore delle imprese più colpite dalle misure di contenimento della seconda ondatadi Covid-19. Gli accrediti ammontano a un miliardo di euro destinato a 211.488 imprese, di cui 154mila bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti per un importo di oltre 726 milioni di euro; 25mila operatori dell’ospitalità per 106 milioni di euro e circa 9mila beneficiari che operano nelle attività sportive e di intrattenimento e nel trasporto. Tra le altre attività con più erogazioni spiccano quelle artistiche (2.935), quelle di supporto alle imprese (1.482) e quelle professionali (1.206). L’Agenzia precisa che è stato possibile erogare i contributi in soli nove giorni dall’emanazione del Decreto Ristori, grazie alla procedura informatica gestita da Sogei, e senza richiedere alcun adempimento ai contribuenti coinvolti che vedranno accreditarsi le somme maggiorate direttamente sul conto corrente indicato nella domanda relativa al primo contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio.Circa la suddivisione territoriale, sul totale dei soggetti interessati, ben 12.908 tra questi soggetti svolgono la loro attività in Sicilia.
“Sbagliare oggi – commenta il presidente vicario Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – può diventare letale. E’ l’ultima possibilità che abbiamo, corriamo un pericolo serio per la sicurezza e la tenuta sociale. Se dobbiamo convivere con il virus come si era detto nei mesi scorsi, le fasi 2 e 3 avrebbero dovuto presupporre appunto di convivere con il virus, non di morire con il virus e quindi bisognava organizzare la società secondo la nuova crisi senza il bisogno di chiudere attività per evitare gli assembramenti. E’ evidente che se non arrivano ristori immediati, chi ha chiuso da qualche giorno non potrà riaprire. Bisogna trovare nuove regole, salvaguardare l’economia e il lavoro ma non possiamo fermare il mondo perché la stragrande maggioranza delle persone gode di ottima salute e deve continuare a lavorare e garantire vitalità all’economia”.