Shoah: anche Modica e Ragusa commemorano una delle pagine più buie della storia dell’umanità
Nella città della Contea l'attore Marcello Sarta ha recitato Quasimodo, mentre a Ragusa sono state poste delle pietre di inciampo davanti alle abitazioni di due concittadini deportati
(27 gennaio 2020)
Una delle pagine più tristi e buie della storia dell’umanità viene ricordata oggi, come ogni anno, nel giorno in cui l’Armata Rossa entrò dai cancelli ad Auschwitz liberando il campo di sterminio tedesco.
E anche Modica e Ragusa non si esimano da ciò e commemorano il tragico sterminio degli ebrei.
Si è aperta stamattina, al Palacultura di Modica, la lunga giornata pensata dall’amministrazione comunale. Nel Museo dedicato a Salvatore Quasimodo, le terze classi dell’istituto “E.Ciaceri” e del plesso Santa Marta hanno assistito alla recitazione della poesia “Auschwitz” del Nobel per la letteratura che fa parte della raccolta “Il falso e vero verde” anno 1954. “E’ questa una occasione importante – ha commentato l’assessore Maria Monisteri – per sensibilizzare le giovani generazioni a conoscere una delle pagine più oscure della storia dell’umanità: quella dell’olocausto. La Sicilia, compresa Modica, ha dato il tragico contributo con cittadini deportati e reclusi nei campi di concentramento. E’ la ragione per la quale il Comune ha aderito all’iniziativa lanciata dalla Prefettura di Ragusa che con “Pietre d’Inciampo” che si terrà nello spazio adiacente la Biblioteca comunale “S. Quasimodo”; iniziativa che intende fermare la memoria su quanti hanno pagato il prezzo più alto come vittime di un assurdo genocidio”.
L’attore Marcello Sarta ha dato, poi, lettura di “Auschwitz” interpretata con profonda partecipazione e condivisione d’animo. “Abbiamo voluto promuovere in luogo quasimodiano – commenta Giovanni Di Stefano direttore onorario del Museo “F.LBelgiorno” – la lettura di una poesia del Nobel che sa riassumere con grande senso della realtà il dramma di quella realtà. Quasimodo sembra parlare con qualcuno chiamandolo Amore, quasi a voler indicare una ribellione interiore del poeta che vuole imporre proprio l’unico elemento, l’unica emozione che non c’entra nulla con la realtà trattata. Una realtà assurdacolma di tristezza, di rabbia, d’incredulità. Da questo testo poetico si evince perfettamente lo stato d’animo dell’autore che sembra diventare un tutt’uno con le emozioni di chi, queste atrocità, le ha vissute in prima persona”. Un altro momento dedicato alla recitazione di “Auschwitz” è avvenuto a Casa Quasimodo per l’organizzazione dell’associazione culturale “Proserpina”. Agli studenti del Liceo Classico della Città e del Circolo didattico di Pozzallo, l’attore Marcello Sarta ha interpretato il testo della poesia di Salvatore Quasimodo.
Mentre a Ragusa, come vi abbiamo anticipato giorni fa, su proposta della Consulta giovanile comunale, la commemorazione si è svolta in diverse scuole secondarie di I e II grado con la visione del documentario “Un viaggio senza ritorno” di Alberto Angela. “Vuol dire che dei ragazzi hanno pensato all’importanza di far conoscere ad altri ragazzi – ha dichiarato il sindaco Peppe Cassì – lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Un pensiero che mi inorgoglisce e che ha trovato la condivisione della Prefettura di Ragusa e dell’Ufficio scolastico provinciale”. Nei due istituti comprensivi “Vann’Anto” e “Schininà”, oltre alla visione del documentario, verrà proposto un “Memorial itinerante” con cantastorie sull’olocausto e sulla shoah che prevede canti, cunti che sarà curato dal gruppo “Gli ultimi cantastorie”.
“Credo che la Giornata della memoria non vada intesa solo come ricordo di un momento storico preciso ma in maniera più ampia. Gli orrori dell’Olocausto sono infatti espressione massima di un male che appartiene anche ai nostri giorni: l’intolleranza. Più questa cresce – continua – e più deve necessariamente alzarsi la soglia della nostra attenzione. Le pietre di inciampo poste oggi a Ragusa davanti alle abitazioni di Vincenzo Digiacomo, in via Palermo, e Salvatore Licitra, in via Colajanni, due nostri concittadini deportati, hanno proprio questo significato: non solo incidere i loro nomi affinché la nostra comunità mai li dimentichi, ma “costringerci” a tenere alta l’attenzione per non rischiare di cadere nuovamente nella vergogna”.
Claudia Trapani