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“Santità”: domani a Palermo la presentazione del libro di Arturo Diaconale

La tesi dell'autore è che se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo. Ma Papa Bergoglio si è spinto più in là dei suoi predecessori, specializzandosi nel terreno del politicamente corretto

(19 giugno 2019)

Sarà presentato domani alle 17.30 nella Sala Pio La Torre del Palazzo Reale di Palermo il libro del giornalista Arturo Diaconale “Santità – Ma possiamo continuare a dirci Cristiani?”.

La tesi che Diaconale sostiene in questo suo nuovo libro è che se la Chiesa resiste da oltre duemila anni è perché ha avuto la capacità di adattarsi ai cambiamenti del mondo in cui ha operato. Ma Papa Bergoglio, da buon gesuita cresciuto a pane, peronismo e terzomondismo anticolonialista e anticapitalista, si è spinto più in là dei suoi predecessori. Fino a trasformare l’istituzione inventata da San Paolo nella più grande Ong (senza navi) del pianeta, specializzata nel terreno del politicamente corretto. Abbracciando un modello globalista e pauperista di multiculturalismo e immigrazione incontrollata, il cristianesimo sembra voler abbandonare il suo bimillenario legame con l’Occidente per diventare una sorta di sincretismo buonista universale. “Ma – sostiene Diaconale – rinunciare alla propria identità, proprio nel momento in cui non solo il radicalismo islamico ma l’intero mondo dell’Islam usa il proprio mastice religioso per lanciare la propria offensiva di rivalsa e di reconquista nei confronti dell’Occidente, significa arrendersi prima ancora di combattere. Tutto questo viene presentato come una svolta progressista diretta al dialogo con le altre religioni monoteiste. In realtà si tratta di una scelta regressiva che finisce con il cancellare quel tratto identitario della civiltà occidentale – cioè la libertà individuale e la separazione tra Stato e Chiesa – che è una delle componenti indispensabili del cristianesimo. Può, allora – si chiede l’autore – un laico liberale continuare – con Benedetto Croce – a dirsi cristiano? E come può farlo, se il massimo rappresentante della cristianità respinge e ripudia la metà della propria identità?”

L’AUTORE

Arturo Diaconale, direttore del quotidiano L’Opinione delle libertà, è anche membro del Consiglio di amministrazione della Rai. Abruzzese di nascita, dopo la laurea in Giurisprudenza iniziò l’attività giornalistica nella redazione romana de Il Giornale di Sicilia (1973). Nel 1976 divenne giornalista parlamentare. Nel 1980 divenne capo della redazione romana ma nel 1985 passò come redattore parlamentare a Il Giornale, allora diretto da Indro Montanelli. Nel 1992 lasciò Il Giornale e divenne redattore capo di Studio Aperto, testata giornalistica di Italia 1. L’anno successivo fu nominato direttore del settimanale L’Opinione delle libertà, che Diaconale trasformò in quotidiano. Nel 1995 ideò e condusse anche una trasmissione giornalistica su Rai 3, dal titolo Ad armi pari. Avvocato, durante la sua lunga carriera si è occupato anche di temi sindacali divenendo un esponente di punta della componente conservatrice del sindacato dei giornalisti italiani. Insieme a colleghi come Giuliana Del Bufalo, Diaconale si è battuto e ha contribuito a modificare il contratto nazionale di lavoro.

Arturo Diaconale è autore di numerosi saggi politici e, in particolare, nel 1995, della prima analisi del fenomeno di Mani pulite con il volume Tecnica post moderna del colpo di Stato, magistrati e giornalisti. L’ultimo libro scritto è Iran-Israele. Olocausto nucleare.

Valentina Frasca

 

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