Ragusa, nel nuovo ospedale senza cibo, né farmaci, e con il cuscino portato da casa!
A raccontare a Ialmo ciò che è accaduto tra le mura di Medicina 2 del Giovanni Paolo II, è stato uno dei figli di un paziente ricoverato
(4 febbraio 2020)
Essere ricoverati, per patologie gravi, in un ospedale nuovo, attrezzato di recente con le più moderne tecnologie, e non trovare il cuscino nel letto, né il cibo per alimentarsi, e neanche i farmaci necessari alla propria sopravvivenza, secondo le prescrizioni degli stessi medici ospedalieri.
Succede – o almeno, è successo certamente tra dicembre e gennaio, nelle settimane del periodo natalizio – nell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, e, nel caso specifico, nel reparto di Medicina 2.
“Venerdì 20 dicembre – ci racconta uno dei figli del paziente – abbiamo ricoverato mio padre per problemi respiratori. Assegnata la stanza, il personale infermieristico, dopo aver cercato invano in altri reparti, ci ha consigliato di portare da casa il cuscino in quanto non disponibile. Anche se non è accettabile portare il cuscino da casa, la cosa più grave non è questa, bensì la mancanza del pranzo e della cena. Mio padre da qualche mese era affetto da disfalgia, quindi aveva necessità di assumere solo cibi frullati altrimenti rischia il soffocamento. Ebbene, esattamente giorno 25 dicembre, ed anche il giorno seguente, siamo stati costretti a comprare degli omogenizzati in farmacia perché per il pranzo e la cena è stata data una porzione di semolino ed una di frutta: mio padre aveva il diabete e assume va insulina quattro volte al giorno”.
“Abbiamo chiesto spiegazioni – prosegue il racconto – al personale infermieristico e ci è stato risposto che il vitto viene consegnato dalla cucina dopo disposizioni della caposala e che siccome c’erano stati altri ricoveri, il numero di pasti frullati non era sufficiente per tutti gli ammalati ( no comment!). Abbiamo aspettato che la caposala o il vice rientrassero dalle ferie natalizie, abbiamo fatto le dovute rimostranze e siamo stati tranquillizzati in quanto erano state date le disposizioni necessarie alle cucine. Purtroppo, dopo qualche giorno di normalità l’episodio si è ripetuto più volte, anche a pranzo: credo che tutto ciò sia semplicemente scandaloso. Ma è molto grave anche quanto abbiamo dovuto osservare sui trattamenti clinici: il reparto è seguito da un team di medici i quali, alternandosi, non danno un feedback univoco al paziente. Cerco di essere più chiara: il medico di turno chiede a noi come sta mio padre e sembra che non sia a conoscenza del suo ‘storico’ e quindi del contenuto della cartella clinica. Quindi ogni volta noi parenti dobbiamo aggiornare il medico degli esami svolti ecc. Mi chiedo se questo è normale!
E non è tutto! “Una cosa ancora più grave – conclude – è accaduta il 6 gennaio quando è stata interrotta la terapia di antibiotici in quanto il farmaco non era disponibile nel reparto e la farmacia era chiusa”.
Il paziente è poi deceduto. Ma a fronte di una mancata denuncia da parte dei familiari, almeno fino ad ora, non siamo nella condizione di poter dire che il decesso sia collegato alle inadempienze da parte dell’ospedale.