Ragusa, il macellaio costretto a diffidare l’Asp per l’esito del tampone: arrivato dopo la fine della quarantena
La vicenda paradossale del commerciante positivo al coronavirus, esemplare nel suo comportamento, ma ‘linciato’ sui social come se fosse responsabile del suo contagio
(13 aprile 2020)
Non solo il macellaio di Ragusa, Pippo Mallia (negozio in via Archimede all’altezza della rotatoria di via Carducci: ne riferiamo l’identità ora che è stato lui stesso per sua scelta a rivelarsi pubblicamente) è stato oggetto di una vergognosa campagna di insulti e di caccia all’untore, ma una buona dose di apprezzamenti poco lusinghieri era stata riservata anche alla nostra redazione, colpevole – avendo noi per primi pubblicato la notizia, rigorosamente accertata, e nello scrupoloso rispetto delle norme sulla privacy e sulla sicurezza – di propalare falsità.
Invece la notizia era vera, come tutte quelle da noi pubblicate, mentre erano false, incivili e calunniose le accuse rivolte a noi, ma soprattutto quelle piovute sul macellaio il cui comportamento, come da noi riferito, è sempre stato corretto ed esemplare.
Discutibile invece, quanto meno sotto il profilo dell’efficienza, la condotta delle autorità sanitarie. Mallia infatti ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per ottenere di essere sottoposto a tampone (pur avendo da giorni i sintomi febbrili che lo avevano allarmato) e molte altre di più ha dovuto ‘sudarne’ per conoscere l’esito.
Appena si è ammalato è rimasto a casa ma ha fatto fatica a trovare un medico disposto a visitarlo. Raccordandosi con il medico di medicina generale ha segnalato il caso all’Asp ma solo diversi giorni dopo è stato sottoposto al test, senza riuscire per diverso tempo a conoscere l’esito, al punto che ha dovuto inviare una diffida agli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale.
Rimasto rigorosamente a casa in tutto il periodo del dubbio e non avendo potuto conoscere l’esito del tampone, quando ha completato il periodo di isolamento volontario, venerdì 10 aprile, è uscito ed è andato in macelleria. Appena mezzora dopo è stato informato dell’esito positivo e ha fermato subito l’attività che in sua assenza era stata portava avanti dai familiari.
Ma sono questi il modo e l’operato migliore per combattere il contagio?
Quelli del macellaio sicuramente.
Dal Servizio sanitario ci si attenderebbe qualcosa di più rassicurante.