Ragusa, alla morte del marito chiede la pensione di reversibilità ma per l’Inps è defunta da 40 anni!
A raccontare a Ialmo la disavventura è la figlia che ha accompagnato l’anziana donna nel suo tour di “scoperta” della propria morte (avvenuta a... sua insaputa) e della necessità burocratica di dovere, lei, dimostrare, di essere ancora in vita
(7 febbraio 2020)
Dopo la morte del marito, che ha assistito ogni istante giorno e notte durante la malattia, si rivolge all’Inps per chiedere la pensione di reversibilità, ma l’Istituto le ‘notifica’ che lei è morta da 40 anni. E non era uno scherzo per quanto, se tale, di pessimo gusto.
Protagonista involontaria, e vittima, dell’accaduto una donna di 80 anni di Ragusa, la quale ha dovuto conoscere il volto ‘tragicomico’ di un ente pubblico che ha 30 mila dipendenti, un bilancio di 334 miliardi di euro, centinaia di sedi, e che proprio in questi giorni è nell’occhio del ciclone per il coinvolgimento, non certo edificante, di cinque suoi medici, indagati insieme ad altre 68 persone, nella truffa delle false pensioni di invalidità a Siracusa.
A raccontare a Ialmo la disavventura è la figlia che ha accompagnato l’anziana donna nel suo tour di “scoperta” della propria morte (avvenuta a… sua insaputa) e della necessità burocratica di dovere, lei, dimostrare, di essere ancora in vita.
“Tutto comincia quando – afferma – nell’ufficio di un patronato, ci accorgiamo che la posizione Inps relativa a mia madre reca l’indicazione ‘deceduta nel 1980’. A quel punto il procedimento on line si blocca, in quanto il sistema non consente di andare avanti. Con l’incredulo operatore del patronato, facciamo tutte le ipotesi possibili. Pensiamo ad un errore dell’anagrafe ma, dopo una verifica, lì la posizione è corretta. Non ci resta che rivolgersi all’Inps: un’avventura, meglio una disavventura, l’interlocuzione con il call center e la non facile fissazione di un appuntamento!
Passano i giorni – continua – e finalmente riusciamo a parlare con qualcuno negli uffici dell’ente previdenziale. Ma, anziché risposte e spiegazioni, ci vengono prospettate congetture semiserie, con la richiesta che debba essere mia madre a dimostrare di essere in vita, attraverso una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà avente, appunto, ad oggetto il fatto di non essere deceduta. Ma nulla ci viene detto, e sarebbe stato il minimo con tanto di scuse, su come e perché sia potuta accadere una cosa del genere. Anzi gli impiegati che intervengono in questo colloquio surreale danno l’impressione di innalzare un muro contro la più che legittima pretesa, mia e di mia madre, di conoscere la causa dell’errore, con tutte le possibili conseguenze visto che esso perdura da 40 anni!
Tutto ciò che ci viene concesso è l’assicurazione ‘non si preoccupi, risolveremo il problema’. Si, ma quando, visto che intanto non è possibile procedere all’inoltro della domanda di erogazione della pensione di reversibilità?
Una risposta seria non arriva. Il nostro interlocutore comincia a ipotizzare: non sappiamo quando perché se ne dovrebbe occupare Maria (nome di fantasia, n.d.r.) ma chi glielo dice? O forse è meglio che questo problema l’affronti Giovanna (altro nome di fantasia, ma l’impiegato parla, facendo i veri nomi, delle colleghe in servizio nell’Istituto, n.d.r.) ma non sappiamo. E allora, chiedo io – racconta ancora la figlia – quando potrà essere inoltrata la domanda visto che io lavoro fuori e dovrò partire e mia madre non è in grado di occuparsene da sola? Nessuna risposta se non l’invito ad aspettare almeno una buona settimana e poi, ogni giorno, provare a verificare nel sistema operativo dell’Inps.
Sono nata e cresciuta a Ragusa – conclude la donna – ma da qualche tempo lavoro in una città del Nord Italia. E ogni volta che torno rimango scandalizzata dinanzi al totale disprezzo dei cittadini (che sono anche contribuenti e utenti dei servizi pubblici) i quali pagano lo stipendio a tanti pubblici dipendenti i quali ignorano (o, peggio, violano consapevolmente, e sistematicamente) i loro più elementari doveri.”