Mimmo Lucano a Siracusa: “La cultura dell’accoglienza è insita nel nostro dna”
Anche in Sicilia, come a Roma qualche giorno fa, il sindaco di Riace messo alla berlina dal Ministro Salvini, è stato accolto da applausi e dimostrazioni di affetto ma pure dagli striscioni di Casa Pound
(20 maggio 2019)
Lunedì era stato accolto dai cori degli studenti dell’Università La Sapienza di Roma che cantavano “Bella ciao” e contestato da esponenti di Forza Nuova e Casapound, scena già definita come “un’onda rossa che si contrappone ad una nera..”. A qualche giorno di distanza, la scena si ripete più o meno con le stesse modalità a Siracusa, in una piccola chiesa di periferia. Il protagonista è Mimmo Lucano, sindaco di Riace e simbolo dell’accoglienza, sospeso dalla carica perché accusato di truffa e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, invitato da padre Carlo D’Antoni, parroco della parrocchia di Bosco Minniti per tenere un incontro con la cittadinanza. Un evento che, come dicevamo, ha avuto un copione simile a quello romano, perché se da una parte, anche a Siracusa esponenti di Casa Pound hanno manifestato il proprio dissenso all’arrivo di Lucano, questa volta non di persona ma affiggendo nottetempo uno striscione con la scritta “No al modello Riace, prima gli italiani”, dall’altra la presenza dell’ex primo cittadino di Riace è stata accolta dagli applausi di cittadini e cittadine che hanno affollato la chiesa di Bosco Minniti per ascoltarlo. All’interno dell’incontro anche il breve intervento di Ermanno Adorno, storico esponente della sinistra siracusana che, tra le altre cose, ha annunciato di aver chiesto al Sindaco di Siracusa, Francesco Italia, di concedere a Mimmo Lucano la cittadinanza onoraria.
Ma facciamo un passo indietro. Domenico Lucano, detto Mimmo, sospeso dalla carica di sindaco di Riace da otto mesi, è stato rinviato a giudizio dai giudici di Locri e ai primi di giugno inizierà il processo. Nonostante le indicazioni della Corte di Cassazione, che ad aprile si è espressa sulla vicenda ritenendo infondate molte delle accuse mossegli ed annullando anche il divieto di dimora a Riace cui Lucano era sottoposto, il Tribunale del Riesame ha invece ritenuto che esistessero elementi per estendere il provvedimento “per il pericolo che possa ripetere reati della stessa specie di quelli già compiuti”. Motivazione che sembrerebbe legata alla candidatura di Lucano alla carica di consigliere comunale alle prossime amministrative, nella lista della nuova candidata a sindaco di Riace, Maria Spanò, ex assessore nella giunta guidata da Lucano e quindi ritenuta sotto la sua influenza. Argomento questo di cui lo stesso Mimmo Lucano ha fatto menzione rispondendo ad una domanda postagli dal giornalista Massimiliano Perna, subito dopo il suo intervento, introdotto dalle parole di stima e piena solidarietà che ha voluto dedicargli padre Carlo D’Antoni. “L’incontro con il sindaco di Riace Mimmo Lucano è una occasione seria per ascoltare e ricevere ulteriori stimoli per agire nelle nostre città, senza timidezze e con chiarezza di mente, – ha detto Padre Carlo D’Antoni, aggiungendo – Non c’è spazio per comizi da parte di nessuno, ma ho chiesto interventi brevi e niente sceneggiate tipo il coro di “Bella ciao” e niente protagonismi da televisione da parte di nessuno. Ti sono vicino” ha poi concluso rivolgendosi al suo amico ed ospite.
Nel suo discorso, totalmente a braccio, Lucano ha ringraziato in premessa il gruppo di siracusani arrivati a Riace a sostenerlo quando si trovava ancora agli arresti domiciliari e ricordando la cultura dell’accoglienza che i calabresi e i siciliani, ma in generale tutti i popoli che hanno subito dominazioni, hanno insita nel loro dna da centinaia di anni. Poi ha ricostruito le varie fasi della vicenda che lo vede, suo malgrado, protagonista, in un procedimento scaturito da ispezioni e controlli richiesti già dal precedente governo. “Non volevano sono interrompere il mio mandato, ma denigrare un’immagine con un messaggio politico per infastidire a livello più grande” ha spiegato Lucano. “Io preferisco che mi vengano ripristinate le misure cautelari o anche il carcere, perché ho imparato che se si vuole essere coerenti con ciò che si fa – ha continuato – bisogna andare fino in fondo, e bisogna aspettarselo di avere queste conseguenze. C’è tanta gente che ha sofferto per portare avanti quello in cui credeva, c’è tanta gente che sta peggio di me. Mi hanno chiesto di candidarmi alle Europee ma io non ho merito, è questa vicenda che mi ha reso noto. Mi dicevano che, in questo momento, potrei prendere tanti voti ed essendo eletto avere l’immunità parlamentare e l’indennità economica, ma io non posso accettare per un fatto di orgoglio: non ne posso approfittare. Non è vero che siamo tutti uguali, – ha proseguito ancora Lucano – c’è questo tentativo infame di farmi apparire diverso da come realmente sono, e c’è una parte di magistratura che è all’opposto di come dovrebbe essere e si lascia corrompere. Io sono una persona con una coscienza politica e quindi vogliono denigrarmi, anche dicendo che manovro la candidata a sindaco come un dittatore. Ma chi mi conosce a Riace sa che è tutto ridicolo. Il sindaco, – ha concluso, visibilmente emozionato, Lucano – l’ho fatto sempre con un’idea attenta al ruolo degli altri, e mai con l’idea di essere l’autorità. Anzi, quando Salvini mi ha detto ‘questo come sindaco vale zero’ per me è stato un complimento”.
Nadia Germano Bramante