Mille fiaccole per Alice, Pamela e Maria. Ragusa si ferma e si interroga: e ora?
La città ha risposto all'appello del collettivo #adessobasta e di Franca Carpinteri, ma per combattere la violenza sulle donne i gesti simbolici, seppur importanti, non sono sufficienti
(30 maggio 2019)
Si sono dati appuntamenti in Piazza San Giovanni e, dopo aver acceso le loro fiaccole, hanno raggiunto via Roma per poi proseguire verso la rotonda Maria Occhipinti. Ragusa c’è, risponde all’orrore e dice no a qualunque forma di violenza sulle donne e ai femminicidi. Non era una reazione scontata, la società civile sembra assopita, quasi pronta a subire passivamente ogni forma di sopruso: invece non è così. Come ha dichiarato a Ialmo Franca Carpinteri, promotrice del collettivo di donne #adessobasta che ha organizzato la fiaccolata, “la risposta è stata straordinaria ed è arrivata da quasi tutti i comuni della provincia, che hanno mandato le loro delegazioni. L’indignazione per quello che questa città ha subito è forte, il problema c’è ed è sentito, questo territorio ricomincia a svegliarsi. Ora, però, dobbiamo andare avanti. Ieri è stato l’inizio, un gesto simbolico che, seppur significativo, da solo non basta. Adesso dobbiamo costruire una rete per dare aiuto concreto e immediato alle donne in pericolo”.
Pamela Canzonieri è stata uccisa in Brasile, il 17 novembre 2016. Aveva 39 anni, e per la sua morte Antonio Patricio Dos Santos è stato condannato in primo grado a 17 anni e mezzo di reclusione.
Maria Zarba aveva 66 anni ed è stata ammazzata in casa l’11 ottobre 2018. A colpirla senza pietà è stato, fino a prova contraria, l’ex marito, nella loro casa nel centro storico di Ragusa.
E poi Alice. Alice Bredice di anni ne aveva 33. Forse il suo matrimonio era arrivato al capolinea e lei voleva lasciare il marito poliziotto. Non ne ha avuto il tempo. Lui le ha sparato mentre dormiva e poi l’ha fatta finita. Tre tragedie, l’ultima appena un mese fa: il 29 aprile. Ed è proprio in occasione del trigesimo che la fiaccolata è stata organizzata. Per lei, per tutte le donne che non ci sono più e per quelle che ogni giorno vivono situazioni di violenza domestica e non sanno come uscirne.
“Le vittime di femminicidio sono, prima di questo, vittime di una psicologia pressante, abbietta, che le porta a pensare di essere sole, di non avere un’alternativa, di dover per forza accettare qualunque imposizione – si legge in un passaggio della lettera che il fratello di Alice, Alessandro, ha fatto recapitare ieri, e che continua così – Resta un’assenza incolmabile, una ragazza che meritava di vivere di più e soprattutto meglio, manca una sorella, una figlia, un’amica, ma soprattutto manca una mamma. Le altre vere vittime sono le bambine, indifese, che ricercano ciò che gli è stato portato via appigliandosi agli affetti che sono rimasti. Il nostro impegno deve essere per Lei, per Loro, ma anche per il carnefice. Un’educazione corretta, a partire dalle realtà famigliari, scolastiche, sociali deve scuotere gli animi e portare uguaglianza, rispetto e condivisione, non scontri, possesso ed egoismo. I nostri bambini devono crescere nel giusto esempio d’amore e di equilibrio, non nelle realtà di facciata che nascondono voragini morali e affettive incolmabili. Che il triste epilogo di mia sorella possa essere un passo per una realtà nuova, per tutti”.
Franca Carpinteri ringrazia le centinaia di persone che ieri si sono unite al corteo. Il Sindaco Peppe Cassì con gli assessori e i consiglieri, la vicesindaco di Scicli Caterina Riccotti con La Casa delle Donne di Scicli e l’associazione Codice Rosso, e tutti coloro che, silenziosamente, hanno voluto testimoniare la loro presenza fisica e morale. “Già stamattina – afferma – ho letto di questa povera donna nigeriana il suo compagno è stato arrestato dalla Polizia per maltrattamenti e abusi sessuali. Mi chiedo come sia possibile aiutare realmente le famiglie italiane e non, difendendole dalla violenza. Serve maggiore concretezza sul territorio, in modo che la donna possa avere dei presidi a cui rivolgersi e dove sa di trovare un team preparato e professionale a livello legale, psicoterapeutico e di assistenza familiare e sociale. A Ragusa ci sono, ma non interagiscono tra di loro e spesso non sono neanche accreditati. Dobbiamo fare rete, uscire tutti dall’autoreferenzialità ed unire il patrimonio di esperienze e conoscenze acquisite, mettendolo a disposizione di chi ne ha bisogno”.
Succederà? Quello che ha ribadito Franca Carpinteri è corretto, da anni si sa che la strada da intraprendere e da seguire è questa, ma poi ogni associazione segue il proprio cammino, quasi gelosamente. L’iter per inaugurare e gestire uno sportello antiviolenza è lungo e complesso, ci sono mille cavilli da rispettare, quasi sempre chi vi opera lo fa a titolo gratuito e volontario, nei ritagli di tempo, e quindi non è detto che quando arriva una chiamata dalle forze dell’ordine o dagli ospedali si possa correre. Tantissime sono le donne che, con spirito di abnegazione, si fanno in quattro per far sentire il meno possibile al territorio questo gap, ma se ci si unisse forse si potrebbe fare di più, facendo sentire la propria voce anche nelle sedi istituzionali.
Ed intanto da nord a sud si continua a morire per mano di fidanzati, mariti, ex compagni e uomini nemmeno mai ricambiati. I primi, di solito, non accettano la fine di una storia, i secondi il rifiuto. Nessuno accetta che la donna possa ‘arrogarsi’ il sacrosanto diritto di decidere della propria vita. Sono stati 106 i femminicidi in Italia nel 2018, erano già 13 (dall’inizio dell’anno) l’8 marzo scorso. “Ogni mattina, ogni giorno non riesco a non pensare a tutti i momenti belli che abbiamo trascorso insieme e ai programmi per il futuro per essere una famiglia. Non abbiamo avuto il tempo di realizzarli” ha scritto il papà di Alice, Claudio, in un’altra missiva letta ieri sera nel corso della fiaccolata. “Qualcuno ha deciso e scelto di cancellare per sempre la tua voglia di vivere ed ha abbattuto sogni e progetti che stavamo coltivando insieme affinché tu avessi un futuro di giovane donna, figlia e mamma, libera e felice con le tue bambine, gioiosa e solare. Qualcuno – continua la lettera – ha cancellato la possibilità di coltivare serenamente le tue amicizie, di cavalcare nel sole la tua Sissi. Qualcuno ti ha strappato alla vita che avevi il diritto di vivere. Strappata via alla vita che amavi, dalle persone che amavi. Continuo a stringerti nel mio cuore. Ti ho amata, ti amo e continuerò ad amarti. Papà”.
Valentina Frasca