Mandorla Cuva e Monterosso Almo: storia del prezioso legame, custodito dall’azienda Scollo
"Se un prodotto di alta qualità si lega in maniera indissolubile al territorio in cui cresce, porta ad una valorizzazione a 360°. Monterosso è ormai meta di turismo esperenziale: sono tanti i turisti che vengono per conoscere più da vicino la mandorla e visitare l’azienda" - ci racconta Rossella Scollo
(25 ottobre 2019)
Un antico proverbio cinese recitava: “Vi sono due cose durevoli che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli: le radici e le ali” . Le radici rappresentano l’attaccamento alla terra, ai valori, alla famiglia, all’ambiente in cui siamo nati, cullati e cresciuti. Le ali servono a ricordarci che non bisognerebbe mai accontentarsi, che oltre al nostro piccolo mondo c’è di più, nuovi territori da vedere, scoprire, nuove usanze da conoscere e da imparare; per poi ritornare a casa più arricchiti di prima.
Noi di Ialmo, oggi, vogliamo parlarvi proprio di questo: di terra e radici. E in questo caso, non parliamo di radici solo in senso metaforico, ma ci riferiamo a radici vere e proprie, a terreni, natura e alberi, nella fattispecie mandorleti. Per farlo, abbiamo incontrato Rossella Scollo, titolare di un’azienda agricola che, grazie ad un prodotto di eccellenza, la mandorla cuva, in pochi mesi ha raggiunto una crescita rapida e invidiabile.
Rossella, com’è nata la vostra azienda?
La nostra è un’azienda giovanissima, è nata circa un anno e mezzo fa, anche se i mandorli sono stati impiantati da me, da mio fratello e da mio nonno tra i 15 e i 18 anni fa. Per anni la mandorla è stata venduta all’ingrosso, ai grossisti che passavano da Monterosso. Più che venduta, quindi, è stata ‘svenduta’ ad un prezzo che non dava molta dignità al lavoro di noi produttori: si parlava di 1€, massimo 1,10 € al kg. Nel frattempo io ho continuato la mia vita, ho studiato Lettere e Filosofia a Firenze; poi, nel 2011, mi sono trasferita in Australia per studiare l’inglese: sono stata una dei 60.000 italiani partiti quell’anno! Lì ho davvero lavorato tanto, sono arrivata a fare tre lavori, sono passata dalla cameriera alla manager di un ristorante, per poi approdare all’insegnamento. Lavoravo e ho conosciuto pure mio marito, avevo tutto, ma sentivo che mi mancava qualcosa.
Ti mancava la tua terra?
Mio marito, nonostante sia nato e cresciuto a contatto con la vita caotica della metropoli, era molto stressato. E io pure. Avevamo bisogno di condurre una vita un po’ più tranquilla, e quindi abbiamo deciso di trasferirci a Monterosso, dove avevo una piccola casa. Lui ha trovato lavoro come chef e io ero alla ricerca di un lavoro che mi permettesse di avere del tempo da dedicare a mia figlia, che da li a poco sarebbe nata. Avevo ancora il mio mandorleto, di cui si era occupato mio padre sempre con la vendita all’ingrosso. Ma ben presto, io e mio marito abbiamo capito che quella che avevamo non era una mandorla “normale”, lui la utilizzava nelle sue ricette perché aveva qualcosa di speciale, dovevamo solo capire cosa.
Cosa avete scoperto?
Grazie a numerose e approfondite ricerche, e con l’ausilio di esperti della zona, abbiamo scoperto che si tratta di un’antichissima e pregiatissima varietà di mandorla siciliana: la cuva femminella. Ad oggi noi siamo gli unici custodi ufficiali di questo germoplasma, e se non fosse stato per il nostro lavoro di valorizzazione, questa varietà sarebbe andata perduta. Noi abbiamo voluto legare la qualità altissima di questo seme al territorio in cui cresce Montelauro, un territorio a 700 metri di altezza.
Quali sono le sue caratteristiche?
Il clima di montagna e il terreno vulcanico danno come risultato una mandorla molto più grassa, e quindi dolce. Inoltre si tratta di una mandorla dalla fioritura tardiva: noi raccogliamo a inizio ottobre, quindi due mesi dopo la classica mandorla di mare. Questo significa che, stando più al sole, si arricchisce di più nutrienti, più vitamine e più olii. Inoltre, la pianta per sopravvivere agli inverni rigidi, fisiologicamente sviluppa più grassi.Il risultato sta tutto nella sua dolcezza.
Rendendovi conto del tesoro che avevate in mano, come avete avviato l’azienda?
Abbiamo già registrato il marchio “Kuva – la mandorla dei monti iblei”, proprio per legarla ancora di più al territorio di appartenenza. Stiamo facendo anche la conversione nel biologico. Non abbiamo produzioni eccessive poiché si parla di 2.500 alberi, quindi trasformiamo la mandorla e chiudiamo la filiera, anche per ammortizzare i costi. Proprio ieri ci hanno riferito che sicuramente saremo gli unici referenti della mandorla cuva femminella IGP. Siamo molto entusiasti!
Ad oggi, quindi, si può parlare della “Mandorla Cuva di Monterosso”?
Assolutamente si. Se un prodotto di alta qualità si lega in maniera indissolubile al territorio in cui cresce, porta ad una valorizzazione a 360°. Monterosso è ormai meta di turismo esperenziale: sono tanti i turisti che vengono per conoscere più da vicino la mandorla e visitare l’azienda. In questo modo, il turista avrà l’occasione di immergersi nello spirito del borgo, uno dei più belli d’Italia, e noi aziende, grazie alla cooperazione, possiamo farci conoscere e possiamo giovarne. Noi siamo stati anche inseriti in percorsi enogastronomici, che partono da Gulfi per arrivare nelle cantine più importanti del Sud Italia. Per noi è un grande vanto.
Per voi un grande vanto, e per le altre aziende giovani siete un grande esempio…
Abbiamo accelerato il processo e la crescita aziendale, ma lo abbiamo fatto in modo molto naturale perché avevamo le idee abbastanza chiare. Poi, partecipare alle fiere, come la Fiera Agroalimentare di Ragusa e Le Scale del Gusto di Ibla, che si è concluso pochi giorni fa, è stato importante ai fini della promozione. Quest’anno abbiamo anche vinto l’Oscar Green, l’importante riconoscimento nazionale conferito da Coldiretti, per aver saputo unire insieme tradizione e innovazione, stando al passo con i tempi.
Dove si può trovare la vostra mandorla?
La portiamo nei mercati biologici. Noi la vendiamo alla stesso prezzo di quella biologica di Avola: per cui, dal prezzo iniziale di 1€, tramite la valorizzazione del prodotto, riusciamo a venderla dai 25 ai 35 euro! Finalmente la Cuva e il nostro duro lavoro hanno ottenuto la giusta e meritata riconoscibilità.
Claudia Trapani