Ma Ragusa è diventata davvero così razzista da negare un libro a una bambina ivoriana?
La lettera di denuncia, l'indagine di Palazzo dell'Aquila, le giustificazioni della bibliotecaria e le parole del sindaco Peppe Cassì, che non esclude provvedimenti disciplinari. Ecco, esattamente, quello che è successo
(4 giugno 2019)
Da questa mattina non si parla d’altro. Da quando, sulle pagine del quotidiano La Sicilia, è stata resa pubblica la lettera che Martina Nicastro, volontaria presso il Centro Sprar “Vivere la vita” di Ragusa, giovedì scorso ha inviato al sindaco Peppe Cassì per denunciare un presunto caso di razzismo nei confronti di una bambina ivoriana di appena 10 anni, la città si interroga su quanto ci sia di vero e su come siano andate realmente le cose. Ragusa è diventata davvero razzista? Le idee politiche di qualcuno ci stanno cambiando così tanto nel profondo, togliendoci l’umanità, al punto da negare un libro ad una bambina?
Andiamo con ordine. La lettera, come detto, è arrivata sulla scrivania del primo cittadino giovedì scorso e lunedì è partita un’indagine interna. In uno stralcio della missiva si legge testualmente: “L’accoglienza che ci è stata riservata oggi (ma anche in altra occasione) sfocia oltre i limiti del razzismo e della più becera ignoranza. L’addetta alla segreteria si rifiuta, infatti, di iscrivere la bimba, regolarmente presente nel territorio con permesso di soggiorno e residenza, in quanto definita ‘inaffidabile’ per il solo fatto di essere straniera”.
Martina Nicastro continua accusando la dipendente comunale anche di aver esternato ad alta voce alcune sue idee e simpatie politiche e si dice molto amareggiata per l’accaduto, chiedendo un intervento autorevole da parte del Sindaco. Così a Palazzo dell’Aquila è scattata l’indagine interna, la dipendente in questione è stata convocata e avrebbe negato tutto, respingendo sia le dichiarazioni a sfondo razzista che politico. Sarebbe stato, a suo dire, solo un malinteso. La donna, infatti, avrebbe applicato alla lettera un articolo del regolamento della biblioteca che nega l’iscrizione ai bambini che arrivano in biblioteca e non sono accompagnati dai genitori o da una tutrice/un tutore. Martina Nicastro non era né l’una né l’altra e la cosa è stata fatta notare, ma proprio perché sarebbe stato un obbrobrio lasciare una bambina senza libri, questi sono stati affidati alla giovane e non alla piccola.
“Non possiamo accettare nessun episodio di razzismo, men che meno in un luogo di cultura come la nostra biblioteca” ha dichiarato un perentorio sindaco Peppe Cassì, che ha subito preso a cuore la questione e ha aggiunto: “Ho parlato direttamente con Martina per ricostruire l’accaduto, e ritengo opportuno chiarire che non è stato negato il prestito di libri alla bimba – men che meno l’ingresso, come alcuni giornali hanno erroneamente riportato – perché straniera. E’ stato, infatti, applicato il regolamento, simile a quello attuato in tantissimi altri Comuni: un minore, a prescindere dalla nazionalità, può iscriversi al servizio prestiti solo in presenza, o allegando richiesta e documento, di un genitore o di chi ne esercita la patria potestà. Purtroppo non era questo il caso, motivo per cui gli uffici hanno comunque agito con buonsenso prestando i libri alla stessa volontaria che accompagnava la bimba; un modo per non scontentare la piccola. E’ assolutamente importante che mai nessun bambino esca deluso da un luogo come la nostra biblioteca. Come è, altrettanto, assolutamente importante che l’indagine prosegua in merito a certe frasi “politiche” pare pronunciate pubblicamente da una dipendente, che nulla c’entrerebbero con il contesto: se accertate, agiremo con azioni disciplinari”.
Sui social, intanto, i commenti indignati non si contano più, ma molti sono anche quelli che fanno notare che, frequentando spesso la biblioteca, vi hanno sempre trovato (com’è giusto che sia per ogni luogo, ma soprattutto per quello che, per eccellenza, è deputato alla cultura) persone di ogni razza ed etnia intente a leggere e a studiare.
Valentina Frasca