L’Atto di fede di Giovanni Robustelli: “A luglio mi metto in mostra nella mia terra”
Il 2 luglio alle 19.30 sarà inaugurata, all’ex Convento del Carmine di Modica, la personale dell'artista vittoriese che sarà possibile visitare fino al 28 luglio. Circa 50 le opere in mostra, provenienti da collezioni private
(28 giugno 2019)
“Auto da Fé” ossia “Atto di fede”. Quello che le vittime dell’Inquisizione erano chiamate a fare poco prima della condanna a morte e che lasciava poco o nulla di ciò che erano stati. Trasformazione, evoluzione. Ecco il simbolico leit motiv della personale dell’artista vittoriese Giovanni Robustelli, eccellenza che tutto il mondo ci invidia, che finalmente torna ad esporre nella sua terra. Non a Vittoria, però, bensì a Modica, fortemente voluto dalla Fondazione Teatro Garibaldi che lo ha “corteggiato” per quasi un anno. Adesso è tutto pronto e il 2 luglio alle 19.30 (con ingresso gratuito) sarà inaugurata, all’ex Convento del Carmine, la personale che sarà possibile visitare fino al 28 Luglio, curata da Paolo Nifosì e Giovanni Blanco. E’ a quest’ultimo che si deve il nome del vernissage che permetterà ai visitatori di ammirare circa 50 delle opere che Giovanni Robustelli ha realizzato negli ultimi anni e che, dopo essere state vendute, sono andate ad arricchire collezioni private della Sicilia sud orientale. “Abbiamo potuto recuperare solo queste, e sono davvero felice e lusingato di poterle mostrare – spiega l’artista, che aggiunge – fare arrivare altre tele dalle varie parti del mondo nelle quali sono finite era davvero impossibile, per cui abbiamo dovuto operare una selezione. Ho esposto sempre molto poco in provincia di Ragusa, e sono contento di avere questa opportunità. Con questo ‘Auto da Fé’ mi rimetto metaforicamente al giudizio popolare, con la possibilità di finire sul rogo! Sarà una personale rappresentativa, una finestra sul mio lavoro e mi piacerebbe che il territorio rispondesse bene”.
Che un artista del calibro di Robustelli possa finire sul rogo lo consideriamo assai improbabile, che ci sia la voglia di chiudere in parte col passato per aprirsi a nuove avventure assolutamente giusto e legittimo, tipico degli animi coraggiosi. A fine luglio, archiviata questa personale, Robustelli comincerà a lavorare per una mostra in programma a Napoli ad ottobre, commissionata dal team del sindaco Luigi De Magistris e dedicata ai bassi dei palazzi. Ma intanto c’è tanta attesa per questo evento, sul quale si alzerà il sipario martedì e che uno dei curatori, Giovanni Blanco, delinea così: “Auto da fé è il titolo preso in prestito dalla raccolta di scritti di Eugenio Montale, oltre novanta articoli sull’arte, sulla poesia e sulla società, uscita per la prima volta nel 1966. Nelle sale dell’ex Convento del Carmine – afferma – l’artista mette in scena un dispositivo pittorico vertiginoso e circolare, in cui tutte le forme slittano da un linguaggio all’altro (oli, acquerelli, penne, grafiti, installazioni luminose, live painting), e che a me pare segnato dal fuoco, dove a farla da padrone vi è il disegno. E’ a questa lingua che l’artista si concede maggiormente, ed è con essa che ogni volta si verifica uno spaesamento temporale, come fosse uno sciamano che sa intercettare energie originarie, per affondi e visioni in grado di allargare il proprio campo coscienziale”.
“Anche quando si misura con la pittura, col colore, – continua Blanco – ciò che va rappresentando è sempre legato al segno, che ne costituisce l’impalcatura poetica. Ad osservare bene il lavoro di Robustelli, ci viene il sospetto che egli viva la storia, le emozioni e il contatto con la realtà come fosse scosso da continui terremoti interiori, perché rapito dalla malia delle tante muse a cui profondamente s’è concesso. L’arte di Robustelli – conclude – è funambolica, attraversata dallo spazio del sogno, sempre in bilico, scivolosa e magmatica, spudorata e potentemente erotica, in continua dialettica tra ciò che è portato a resistere e ciò che invece svanisce”. Fanno eco alle parole di Blanco quelle del prof. Paolo Nifosì, rinomato esperto e critico d’arte, il quale dice: “Più mi avvicino all’opera di Robustelli e più mi intrigano le sue opere”. Secondo l’analisi attenta e approfondita di Nifosì “Robustelli narra, racconta, procedendo per cicli pittorici, traendo stimoli dalla Medea di Pasolini, dal Flauto Magico di Mozart, dal Don Chischiotte di Cervantes, dall’Amleto di Shakespeare, dalle Metamorfosi di Ovidio, da Alice nel paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, da un’opera teatrale di Carmelo Bene, con rimandi diretti per i temi dei personaggi evocati e rimandi indiretti per la forma”.
Nifosì definisce Robustelli artista onirico e autore di un mondo fantastico che “ha molti tratti in comune con suoi contemporanei compagni di strada a partire dai graffitisti, dal fenomeno Banksy, dai tanti muralisti che attualmente stanno per intervenire in tutti i paesi dell’universo mondo. Dalla sua ha un possesso non comune del disegno, della linea come segno continuo o come segno che costruisce alla maniera dei classici, e mi affiora nella mente il nome di Dürer per certi versi, ma l’elenco in tal senso sarebbe molto lungo. A questo dato costruttivo e plastico insieme si sovrappone spessissimo il leggero colore dell’acquerello, una sorta di velo policromo, fluido e leggero, che consente di rendere la metamorfosi: sì, perché Robustelli è mago nelle metamorfosi, nel mettere insieme più personaggi, in una sorta di spazio fatto soltanto di colore, riuscendo a dare – conclude – consistenza e profondità quel tanto da rendere veri i personaggi, dando a soggetti scritti in tempi remoti volti pensati con fattezze contemporanee”.
Valentina Frasca