La vendetta de “Le figlie di Eva” apre con successo e ilarità la stagione teatrale di Ribera
Applausi e grande ovazione per le tre primedonne protagoniste: Michela Andreozzi, Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere
(20 dicembre 2019)
A cura di Salvatore Tavormina
Di recente, ai cittadini di Ribera, è stata data la possibilità di radunarsi al “Cineteatro Lupo” per assistere alla commedia “Le figlie di Eva”, che ha aperto la nuova stagione teatrale del paese. Il teatro, subito gremitosi, ha accolto con un applauso le tre primedonne protagoniste: Michela Andreozzi, Maria Grazia Cucinotta e Vittoria Belvedere, le quali, fin dalle prime battute dello spettacolo, hanno conquistato il pubblico scatenandone l’ilarità. Già, perché le figlie di Eva ha una comicità immediata, capace di coinvolgere lo spettatore nell’intreccio della sua trama macchiettistica quanto significativa.
Il testo di Vincenzo Alfieri, Grazia Giardiello e della stessa Michela Andreozzi consente alle tre protagoniste di portare sul palcoscenico personaggi femminili stereotipati, quali Elvira, la segretaria furba addentrata negli intrallazzi del suo principale, rappresentata dalla Andeozzi; Antonia, la supplente colta ma imbranata, di cui veste i panni la Belvedere; e infine Vicky, la moglie svampita e ignorante, inscenata dalla Cucinotta. Le tre signore, dopo aver sostenuto l’ascesa politica del sindaco Papaleo, sono da questi abbandonate ai guai a cui le ha destinate: Elvira viene indagata come prestanome dei traffici del suo capo, Vicky si ritrova defraudata del suo patrimonio e Antonia, dopo anni di trascorsi ad insegnare all’ignorante figlio del sindaco, ovviamente dietro compenso, rimane disoccupata. Sicché, quando le vicissitudini le fanno incontrare, decidono di vendicarsi del Sindaco, un tempo per chi marito, per chi datore, costruendo un candidato al suo ruolo che possa batterlo alla campagna elettorale, quest’ultimo interpretato da Marco Zingaro, nei panni di giovane attore sprovveduto.
La trama riesce bene a fare ridere grazie alle freddure, alle battute in dialetto e alla caustica satira politica, ma anche a far riflettere, se si realizza che le protagoniste soffrono degli stessi pregiudizi di genere che nella società lascia in molti casi le donne alla mercé di uomini più potenti di loro, di cui sono all’ombra, con l’unica alternativa di rivestire ruoli stereotipati, che siano quello di moglie di bell’aspetto o di segretaria servizievole, per esempio. E’ comprensibile che il titolo stesso della commedia richiami alla memoria la fiducia della prima donna mai tradita –in questo caso dal serpente, Eva, della quale le protagoniste incarnano la possibilità di redenzione, che, paradossalmente, sarà indicata alla fine proprio dal personaggio maschile.
Ne consegue che il pubblico di Ribera, dopo avere tanto riso, ha chiuso lo spettacolo con un’ovazione finale rivolta agli attori, che ha infine accolto sul palco un’ambasciata di cittadini, i quali recavano doni per omaggiarli, lieti di essersi grazie a loro tanto divertiti.