Inquinamento nel Siracusano: aspettando la Magistratura, ecco le opinioni della gente sul fenomeno
Abbiamo intervistato uno studente universitario, una docente e un giornalista e raccolto il loro disagio e le loro speranze, che sono quelle di un'intera comunità in attesa di risposte e provvedimenti risolutivi
(10 luglio 2019)
Inquinamento industriale nel Quadrilatero Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta, il nuovo capitolo che noi di Ialmo abbiamo deciso di dedicare allo scottante tema, dopo aver coinvolto l’area scientifica e quella amministrativa adesso vuole cominciare ad esplorare la percezione dei cittadini, dando voce a coloro che in prima persona vivono e subisco gli effetti devastanti del continuo bombardamento chimico ed olfattivo derivato dalle emissioni provenienti dal Polo petrolchimico siracusano, lo ricordiamo tra i più grandi in Europa. Mal’aria persistente e fastidiosa giorno e notte, che in molti casi ha portato i cittadini ad inviare esposti in procura e improvvisare proteste spontanee. Gesti che rappresentano solo piccole gocce nel mare magnum della problematica da anni dibattuta e proprio in queste settimane, dopo i sequestri preventivi agli impianti Isab ed Esso nel 2017 e nel febbraio scorso di quelli di proprietà Versalis, Sasol e dei due depuratori, Tas di Melilli e Ias di Priolo, scaturiti in seguito all’inchiesta avviata nel 2015 dall’allora procuratore capo Francesco Paolo Giordano, integrata da un nuovo tassello, la consegna a fine giugno alla magistratura della relazione sulla qualità dell’aria stilata da tre super esperti.
Un documento la cui stesura ha comportato quattro anni di ricerche, firmato dal professor Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di Epidemiologia ambientale del Cnr di Pisa, l’ex direttore di Epidemiologia ambientale all’Istituto dei Tumori di Milano, Paolo Crosignani e l’esperto in malattie genetiche rare, Sebastiano Bianca. Un nuovo strumento di valutazione, di indubbio valore tecnico-scientifico, nelle mani degli inquirenti che mette in relazione il nesso tra inquinamento e malattie nel cosiddetto quadrilatero della morte. Servirà tutto ciò ad individuare definitivamente e dare un nome ai responsabili di questo scempio ambientale e dei reati ad esso connessi? Intanto, in attesa di conoscere le decisioni della magistratura, diamo voce ai cittadini siracusani per capire come hanno vissuto loro il “mal d’aria” in città e quali misure adotterebbero per porvi rimedio.
Simone Marino, studente universitario. “Tutti i siracusani hanno percezione del fenomeno industriale dato che si tratta del polo petrolchimico più grande d’Europa. Il problema sta in alcuni fenomeni che non si percepiscono semplicemente con i cinque sensi. Personalmente percepisco principalmente il fenomeno industriale per via olfattiva, a causa delle continue emissioni di anidride solforosa e policiclici aromatici.
Secondo lei come andrebbe affrontato il problema?
In più tappe: come prima cosa si devono controllare le emissioni degli ultimi decenni, controllare la corretta funzionalità dei depuratori, analizzare tramite un gruppo di professionisti le condizioni effettive delle falde acquifere, le condizioni dell’aria e dell’acqua. Nel momento in cui vengono rilevati dei valori non idonei a quelli stabiliti dalla legge, bisogna arrestare i responsabili. In secondo luogo bisognerebbe costringere i proprietari delle vecchie industrie ormai abbandonate a bonificare il territorio che nel passato hanno tranquillamente distrutto. Come terza tappa, bisognerebbe chiudere tutti gli impianti industriali e cominciare un lungo processo di bonifica delle falde acquifere, del mare e della Rada di Augusta.
Parliamo però di posti di lavoro ancora esistenti.
Tutto ciò ovviamente è possibile soltanto facendo capire ai pochi operai che lavorano lì dentro che esistono altre alternative, anche tramite fondi europei, e che la morte di centinaia di individui non vale un misero salario.
Ha fiducia nel lavoro della Procura?
Purtroppo non ho fiducia nella procura poiché essi sono a conoscenza della situazione in cui si trova il polo petrolchimico, ma non è mai stato fatto nulla. Evidentemente alla procura non conviene indagare su tale fenomeno.
Secondo lei i siracusani perché non manifestano pubblicamente?
A Siracusa non avvengono manifestazioni di massa riguardo questo fenomeno principalmente per tre motivi: il primo riguarda il ricatto morale che gli industriali quotidianamente applicano ai propri operai, comprando il loro silenzio in cambio di un misero salario; in secondo luogo è presente un forte disinteressamento da parte dei giovani della nostra città, pensando che tale fenomeno non li possa mai toccare o che non sia un problema loro; infine, gli industriali comprano il silenzio finanziando moltissimi eventi di vario tipo nei paesi limitrofi agli impianti, e, paradossalmente, finanziano anche eventi sportivi (proprio dai proprietari d’industria che quotidianamente distruggono la salute della popolazione).
Come andrà il futuro?
Principalmente dipenderà dalle scelte dei siracusani.
Maria Grazia Cavarra, docente e personal trainer. “La mia percezione – dice – è simile a quella di molti altri cittadini, ormai solo chi non vuole sentire non sente la puzza che quasi quotidianamente si respira in città. Prima era limitata alla zona alta, viale scala greca e zone limitrofe, ora arriva fino a Fontane Bianche. Sui cattivi odori io non ho le competenze per dire se si tratti di qualcosa di nocivo ma la cosa certa è che da essere umano quell’odore mi provoca fastidio, bruciore alla gola e al naso e quando è più forte anche agli occhi”.
Influisce sulla qualità della vita?
Influisce tantissimo! Non puoi stare in veranda, a volte devi chiudere le finestre e tapparti in casa. Per esempio a me capita di dormire con la finestra aperta, poi ad una certa ora, solitamente alle cinque del mattino spesso devo chiudere e abito nella zona sud della città, non oso pensare a chi vive più a nord”.
Come la fa sentire questa cosa?
E’ un problema atavico sul quale poco si è fatto rispetto a quello che realmente si poteva fare. In questo, lamento non solo una scarsa presenza delle istituzioni ma anche una scarsissima presenza del cittadino che, come spesso accade, si lamenta su Facebook o al bar ma non scende in piazza. Io sono stata presente a ben due manifestazioni contro l’inquinamento organizzate in città, in una città del nord Europa saremmo stati in migliaia, qui eravamo solo trenta persone!
Ha fiducia nel lavoro della magistratura?
Fiducia ne ho poca ma non per la bontà del loro lavoro, piuttosto per i tempi sempre troppo lunghi della giustizia. Si inizia un procedimento e prima che si possa arrivare alla prima verifica, non alla chiusura, passano decenni”.
Quali possono essere le contromisure?
Intensificare i controlli, certo non si scoprirà l’acqua calda ma i controlli vanno fatti e anche bene, evitando che il controllore sia anche il controllato come sappiamo che non accade oggi.
Teme che sia reale il ricatto sui posti di lavoro che verrebbero a mancare chiudendo l’area industriale?
Assolutamente no! Il pericolo industriale da noi è cresciuto i maniera inversamente proporzionale ai posti di lavoro riservati ai siracusani. Nel tempo abbiamo assistito a sempre più abbandoni ed incuria dei vecchi impianti e dei luoghi. E’ un fenomeno in crescendo e non vedo prospettive di lavoro per i siracusano in quel settore, al contrario interventi di bonifica e conversione degli impianti darebbero la possibilità di molti posti di lavoro ormai persi.
Emiliano Colomasi, giornalista ed umorista siracusano. “La mia è una percezione negativa, – racconta – mi rendo conto che viviamo in un contesto inquinato anche se negli ultimi anni la situazione è leggermente migliorata perché ci sono più controlli, questo però non è sufficiente e ritengo che la cosa andrebbe affrontata meglio, soprattutto dal punto di vista politico”.
Quindi è questa la soluzione che ritieni più efficace?
Si assolutamente, perché vanno normate le sostanze che ancora sfuggono ai rilevatori, aumentare le centraline inserendole proprio a ridosso delle ciminiere, insomma creare un sistema di monitoraggio simile a quello installato a Marghera. La tecnologia da questo punto di vista aiuta ma ci vuole la volontà di farle le cose…
L’ultimo rapporto Sentieri ha confermato con dati agghiaccianti un aumento delle patologie tumorali tra i cittadini nelle nostre città, non pensi che a questo punto si debba agire anche dal punto di vista repressivo?
Certamente ma del resto questa cosa sta già avvenendo, a cominciare dai sequestri agli impianti fatti anche recentemente, però torniamo al discorso di prima, se mancano le leggi specifiche che stabiliscano parametri precisi e natura degli inquinanti ma soprattutto quale stabilimento li emette allora si avranno sempre le mani legate.
Come vedi la reazione dei tuoi concittadini a questa situazione?
Purtroppo la vedo un po’ sconclusionata, perché da un lato c’è ormai questa ritrosia a manifestare in piazza per i propri diritti, scegliendo invece le piazze virtuali che con la prima hanno ben poco in comune. Dall’altra devo dire che c’è molta ignoranza e poca conoscenza dei fatti, si fa spesso di tutta l’erba un fasci, i soliti calderoni con i cattivi da un lato e i buoni dall’altro, tutto tagliato con l’accetta. Semplicemente credo che bisogna essere realisti. Non può cambiare nulla dall’oggi al domani, ovviamente dal punto di vista occupazionale è un ricatto a tutti gli effetti ma proprio perché pone il problema del lavoro va affrontato in maniera seria. È facile fare gli ambientalisti e dire <<chiudiamo tutto>> ma poi devi fare i conti con la realtà e quindi è difficile portare avanti battaglie del genere, Mi auguro però che l’opinione pubblica continui a portarle avanti anche se purtroppo non c’è un fronte comune sui temi importanti, è un peso che a Siracusa ci portiamo addosso da sempre.
Cosa direbbe il tuo personaggio “Archimete Pitacorico” su questa cosa?
Mi cogli di sorpresa, ma penso che se parliamo di puzze lui chiederebbe di monitorare anche i fumi dei camioncini dei paninari di “canne e sbizzero”.
Nadia Germano Bramante