Inquinamento nel quadrilatero industriale siracusano, Biamonte: “Ci hanno rubato il futuro”
Il consigliere comunale di "Prospettiva Priolo Gargallo" il problema lo vive non solo da amministratore, ma soprattutto da cittadino legato a doppio nodo con la propria comunità e il territorio, dove è nato e dove ha deciso di rimanere
(4 luglio 2019)
“Più prevenzione per arginare il problema dell’inquinamento! Tumori e malformazioni in eccesso nel quadrilatero industriale, questo è quanto si legge nel quinto rapporto Sentieri. Ci hanno rubato il futuro, qualcuno dovrà risarcire il territorio e i cittadini per il danno subito!” Ad affermarlo il consigliere comunale di “Prospettiva Priolo” Gargallo Alessandro Biamonte, che il problema lo vive non soltanto da amministratore, ma soprattutto, come ci ha raccontato, da cittadino legato a doppio nodo con la propria comunità e il territorio, dove è nato e dove ha deciso di rimanere. Con Ialmo torniamo ad occuparci dell’argomento, ma questa volta, dopo l’approccio tecnico-scientifico della biologa Mara Nicotra, ascoltiamo la percezione e le soluzioni politiche di un amministratore che sulla tematica ha idee molto precise che, ci tiene a precisare, non escludono l’aspetto occupazionale, quell’eterna promessa, mai mantenuta, di molteplici e sicuri posti di lavoro che i residenti del quadrilatero industriale Siracusa-Priolo-Melilli-Augusta ricordano bene, e che per anni è apparsa come uno spauracchio dietro cui pararsi per giustificare quanto, nel frattempo, veniva perpetrato a danno del territorio e della salute degli abitanti.
Da qualche anno è entrata finalmente in gioco anche la Magistratura, con l’avvio di inchieste e il sequestro preventivo dei diversi impianti di aziende che operano nel Petrolchimico priolese. “Quello che accade oggi, mi riferisco alle indagini della Procura, – spiega Biamonte – conferma il vuoto della politica del nostro territorio. In più, ho sempre sottolineato che sulla questione pesa un vuoto normativo non indifferente. Mi riferisco alla necessità di censire e normare tutte le sostanze inquinanti, perché molte ancora sfuggono ai controlli proprio perché non soggette a parametri precisi. Bisogna intervenire nei luoghi preposti, non solo a livello regionale e nazionale ma anche locale. Le amministrazioni devono premere affinché sia finalmente promulgata una legge che regoli definitivamente le emissioni e la questione delle agenzie preposte al controllo della qualità dell’aria, ad esempio l’Arpa. Puoi fare tutti i controlli che vuoi, anche se ci sono problemi tecnici e di carenza di personale, ma alla fine, se gli inquinanti non sono nemmeno individuati su cosa li fai i controlli? Quindi cosa aspettiamo a varare una legge in tal senso?”
Oppure semplicemente recepire la normativa europea esistente in materia?
Certo, e tra l’altro è una normativa abbastanza restrittiva ed orientata verso la repressione di chi inquina. Ultimamente so anche che l’orientamento è verso la revisione di tutti i parametri degli inquinanti. In attesa di questo, per fortuna, la Procura sta cominciando a mettere in luce tutte le contraddizioni di questo territorio e oggi le normative sono più restrittive di ieri (un esempio è la cenere di pirite di cui si ricoprivano i campi, perché non era ancora stata classificata come elemento nocivo), ma il vuoto normativo resta. Un’altra cosa importantissima ritengo siano i tavoli AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), dove le prescrizioni nei confronti delle aziende devono essere rigide e poi devono farsi rispettare.
Ma per fare tutto questo cosa occorre?
Niente di trascendentale, occorre la volontà di farlo e gente che metta dedizione, passione e competenze.
E come la mettiamo sulla questione, a lungo dibattuta, che il controllore è anche il controllato (Vedi il Cipa – Consorzio industriale protezione ambiente)?
Qui torniamo alla questione del vuoto normativo: se, a livello regionale e nazionale, non ci si assume la responsabilità di adeguare le leggi anche nei confronti degli organismi preposti al controllo della qualità dell’aria, a gestire il tutto rimarrà sempre il Cipa o in ambito pubblico l’Arpa, e non avremo mai le risposte che cerchiamo.
Fin qui le riflessioni politiche, ma da cittadino come la vive e come la vivono i priolesi?
In passato sono stato fautore di un’azione legale per risarcire i cittadini del patema d’animo sofferto. Oggi molto meno, ma nel passato vivevamo con lo spavento che, ad ogni sfiaccolamento delle ciminiere, succedesse qualcosa, e questo non ti fa stare bene. Sia ben chiaro, io non sono contro la zona industriale, perché mi rendo conto che parliamo di occupazione, di Pil, e certo non si può pensare di smantellare tutto su due piedi. Sono convinto, però, che il territorio e gli impianti industriali possano convivere e salvaguardare i posti di lavoro rimasti, ma tutto passa dal rispetto delle leggi sulle emissioni e dalla tutela dei cittadini e dell’ambiente in cui vivono.
Quindi non cede al ricatto occupazionale che spesso viene paventato?
No, nella maniera più assoluta. Ci deve essere sempre un equilibrio che va rispettato, sia dal punto di vista della tutela ambientale che della possibilità di creare occupazione. Un esempio tra tutti: io sono stato tra coloro che non erano d’accordo per la realizzazione del rigassificatore ma, allo stesso tempo, mi rendo conto che quando arriva un diniego dopo tanti anni la cosa non ha senso, così si scoraggiano le aziende che vogliono investire in questo territorio. Occorre rendere le amministrazioni più snelle ed offrire chiarezza e tempestività nelle decisioni. Purtroppo, in questo momento manca una classe politica con idee chiare per lo sviluppo del territorio. In questo senso occorre unire ogni parte protagonista, dalla politica agli enti pubblici e privati, insieme alle associazioni e alla società civile. È necessario fare rete, e in questo includo anche Confindustria che deve capire come risolvere i problemi.
Con l’arrivo dell’estate si torna puntualmente a riproporre la questione di Marina di Priolo e della sua non salubrità per i bagnanti a causa dell’inquinamento. Lei da che parte sta ?
Io faccio il bagno da sempre a Marina di Priolo, la penisola Magnisi ha una bellezza e una ricchezza enormi. Abbiamo tutti sotto gli occhi lo spettacolo dei fenicotteri che nidificano alla Riserva naturale Saline di Priolo e questo, a livello internazionale, ha riqualificato l’immagine della città, anche perché è la dimostrazione che a volte il territorio riesce a rigenerarsi nonostante le ferite subite. Il nostro litorale è meraviglioso e io inviterei tutti a farsi un bagno a Marina di Priolo, ma non c’è dubbio che vada bonificato ed inserito in un circuito turistico di valorizzazione che non finisca solo con l’estate. Tanto per fare un esempio, a Tapsos vengono gli studiosi per fare ricerche e trovano la sbarra abbassata per il pericolo del deposito della cenere di pirite. Questi siti vanno riqualificati e inseriti finalmente nei circuiti turistici della Cultura. Aggiungo che abbiamo scoperto che c’è un’altra specie rarissima di uccelli che nidifica a Tapsos, l’Occhione. Sembra una contraddizione in questo territorio, ma è successo.
Quindi, si a Marina di Priolo ma occorre tanto lavoro, e questo presuppone una buona programmazione a breve e lunga scadenza?
Certamente, programmazione è la parola chiave a cui si aggiunge il fare rete con gli altri comuni del territorio siracusano per formare un circuito della cultura.
Un’ultima domanda. Oggi, secondo lei, dopo i numerosi episodi verificatisi negli anni di sfiaccolamenti e aria irrespirabile proveniente dagli impianti industriali e la conferma dal rapporto “Sentieri” di un aumento delle patologie tumorali anche in pazienti sempre più giovani, i cittadini priolesi tornerebbero in piazza per manifestare contro i veleni, come già accaduto a Siracusa e Augusta?
I cittadini di Priolo sono stanchi, ma non vi è dubbio che chi ci vive ha investito in questa città, in termini di denaro e di progetti di vita e ora anche la questione lavorativa viene meno. Se scenderebbero in piazza? Dipende da chi lo propone, se è credibile e se lo è altrettanto la sua proposta, perché c’è molto disorientamento anche rispetto alla politica.
Nadia Germano Bramante