“I fatti di Avola”: il convegno per non dimenticare la protesta dei lavoratori, finita in morte
L’auditorum “Rosario Livatino” del plesso “Vittorini” di Avola, ieri mattina, ha ospitato il convegno dal titolo "2 Dicembre 1968 – I Fatti di Avola" nell’ambito della programmazione “Per Chi Crea” sostenuto dal Mibac e dalla Siae. Noi di Ialmo abbiamo parlato con il moderatore, il giornalista Giuseppe Cascio
(4 dicembre 2019)
Era di lunedì il 2 dicembre del 1968, esattamente come quest’anno e in quella funesta e fredda giornata d’autunno di cinquantuno anni fa, perdono la vita due braccianti siracusani, Giuseppe Scibilia, di quarantasette anni, avolese e Angelo Sigona, di ventinove, di Cassibile. I due, insieme ad altri lavoratori del settore agricolo protestavano per la parità di salario rispetto ai braccianti di Lentini la cui giornata lavorativa fruttava qualche centinaio di lire in più. Una protesta sostenuta persino dal primo cittadino di Avola ma che nonostante questo terminò irrimediabilmente nel sangue causando il ferimento di altri quattro braccianti quando i poliziotti, giunti per far desistere i manifestanti, aprirono il fuoco contro di loro. Una pagina nera della storia siracusana, i cui accadimenti, peraltro non ancora del tutto chiariti, saranno ricordati come “I Fatti di Avola”, evento destinato a lasciare un segno indelebile nel ricordo e nella coscienza di un’intera Comunità, che ancora oggi si interroga su quanto avvenuto. Per ricordare quel tragico lunedì di cinquant’anni fa l’auditorum “Rosario Livatino” del plesso “Vittorini” di Avola ieri mattina ha ospitato il convegno dal titolo “2 Dicembre 1968 – I Fatti di Avola” nell’ambito della programmazione “Per Chi Crea” sostenuto dal Mibac e dalla Siae. Il II Istituto Comprensivo “Bianca” di Avola ha partecipato al programma con un progetto del settore cinema su “I fatti di Avola”, seguito dalle docenti, Elvira Artale, Lia Cantamessa, Gina Delli Rocili e Debora Barbagallo, con alla fine del lavoro, un doc-film sui tragici fatti del’68. Al centro dell’incontro di ieri mattina la narrazione storica dei fatti, ed il confronto sull’importanza della memoria legata agli accadimenti attraverso le relazioni di Rosario Mangiameli (Docente universitario e storico), di Sebastiano Burgaretta (storico e scrittore), di Paolo Randazzo (docente ed esperto di teatro), Elia Li Gioi (ex sindaco di Avola, docente e pittore) e di Fabio Aurilio (Dirigente Commissariato P. S. Avola). Una giornata a cui non sono mancate le emozioni grazie alla toccante testimonianza di Paola Scibilia (figlia di Giuseppe Scibilia, uno dei due braccianti rimasti uccisi nella sparatoria) che nel suo racconto ha ripercorso quei giorni e la sua esperienza di bambina vittima suo malgrado di una tragedia immensa e di come quell’evento ne segnò profondamente l’esistenza negli anni a seguire.
A moderare l’incontro il giornalista siracusano Giuseppe Cascio con il quale abbiamo provato a tracciare un bilancio della manifestazione. “L’emozione più grande, – racconta – collega Pippo Cascio – è stato vedere l’attenzione con la quale i ragazzi e le ragazze presenti all’Auditorium hanno seguito i vari interventi, rimanendo partecipi per l’intera durata del convegno. Tre ore di dibattito intenso con interventi e domande molto pertinenti da parte degli studenti”. Tra le altre cose bisogna ricordare che l’incontro riveste particolare importanza perché è sicuramente una delle ultime volte che siamo stati in grado di ascoltare la testimonianza dei protagonisti ancora in vita dei fatti di Avola e la cosa grave è che a cinquant’anni di distanza non si ha ancora una verità accertata e quindi una giustizia non resa”.
Cosa ti ha colpito oltre alla partecipazione degli studenti?
Senza dubbio la testimonianza della signora Scibilia che ha raccontato come ha vissuto la tragedia ma soprattutto ciò che ne sarebbe derivato in negativo, a seguito del’immagine poco edificante dipinta dai servizi giornalistici dell’epoca in seguito ai quali lei continuò per anni ad essere vista come la figlia di un delinquente. Una distorsione della narrazione dei fatti che ancora attende giustizia ma che col tempo la signora ha saputo ribaltare in positivo, trovando la forza di rivendicare a pieno la ricerca della verità sulla protesta inscenata del padre e dagli altri braccianti agricoli che da vittime degli eventi divennero essi stessi colpevolizzati da una “verità” imposta”.
Questa storia tu l’hai vissuta da adolescente , cosa ti ha lasciato? Sarebbe diversa vissuta da un adolescente di oggi?
“I Fatti di Avola hanno prodotto tutta una serie di reazioni intellettuali e sociali che ci hanno spinto ad interrogarci ed impegnarci in senso culturale, anche con dinamiche di confronto e di scontro tipiche degli anni sessanta.
Gli adolescenti di oggi cosa farebbero al vostro posto?
Col tempo cambiano le sensibilità e cambiano gli strumenti, oggi per esempio vediamo una maggiore sensibilità verso i cambiamenti climatici e l’ambiente, non ci sono più i tazebao e i volantini fotocopiati ma i Social e la comunicazione veloce tramite telefonino ma alla fine se le nuove tecnologie sono usate positivamente questo può solo fare bene alla causa e poi ricordiamoci che dove c’è sensibilità c’è anche passione per portare avanti la giusta causa.
Da giornalista e narratore cosa tua auguri che accada nel mondo della comunicazione, specie in relazione a fatti come quelli storici di Avola in cui la verità stenta ancora ad emergere?
Che la Stampa sia sempre presente e in prima linea nell’accertamento della verità. Nel caso specifico dei fatti di Avola è proprio grazie ai giornali dell’epoca che abbiamo conservato una delle poche testimonianze di quanto realmente accadde grazie ai racconti dei protagonisti. Oggi le notizie sono spesso falsate o appesantite emotivamente dalle valanghe di commenti postati senza filtro sui social, in questo caso diventa fondamentale stabilire dei parametri precisi di lettura e soprattutto distinguere le fonti certe da quelle che diffondono fake news. In questo ambito si inserisce la mediazione professionale operata dai giornalisti che, lo ricordo, sono obbligati a seguire precise regole di deontologia professionale e basandosi sull’analisi dei fatti ricercare le verità.
Nadia Germano Bramante