I 60 lavoratori dell’IAS di nuovo in sciopero, ma la Regione nega i fondi per evitare il sequestro
Da tre anni sono precari, e ieri mattina hanno manifestato in occasione dello sciopero indetto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil a fronte della vertenza riguardante il futuro incerto dell’impianto di depurazione siracusano
(22 marzo 2019)
“Non lasciamo ad altri le decisioni sul futuro del polo industriale e dei suoi lavoratori. La Regione Siciliana risolva immediatamente la questione guardando la strategicità dell’area industriale di Siracusa”. Al centro delle proteste e dei timori della categoria, ancora una volta, il rischio del posto di lavoro: parliamo dei 60 lavoratori dell’Ias, da tre anni in stato di precarietà, che ieri mattina hanno manifestato in occasione dello sciopero indetto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil a fronte della vertenza riguardante il futuro incerto dell’impianto di depurazione siracusano. Tra le criticità individuate, un probabile provvedimento di sequestro effettivo dell’impianto (dopo quello preventivo del febbraio scorso) da parte della Procura aretusea che domani si pronuncerà in merito, nel caso in cui non si prendessero provvedimenti immediati per l’adeguamento.
La manifestazione segue quella dello scorso 15 marzo presso il piazzale aziendale dell’Ias, un sit-in che però non ha prodotto gli effetti sperati facendo confluire la protesta nella manifestazione di ieri, dove si è ribadita la volontà di avere una celere interlocuzione con il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. “Stiamo cercando un confronto con il Governatore Musumeci perché è l’unico ad avere potere decisionale su questa annosa vicenda che coinvolge non solo i lavoratori dell’Ias ma tutta l’area industriale di Siracusa – dichiarano i segretari provinciali di Filctem Cgil Giuseppe D’Aquila Femca Cisl Emanuele D’Ignoti Parenti e Uiltec Uil Andrea Bottaro – La salvaguardia e la prospettiva di questi lavoratori deve passare innanzitutto da una logica industriale. È imperativo, – concludono i tre – intervenire attraverso investimenti strutturati attualmente ostacolati da un rimpallo di responsabilità inaccettabili sulla proprietà Ias, emersi subito dopo il sequestro preventivo da parte della magistratura. Il nostro obiettivo rimane quello di confrontarci con questa realtà dentro un contesto che guarda ad una prospettiva industriale sistemica superando logiche ed interessi politici”.
Lo sciopero di ieri fa seguito al tavolo tecnico di martedì scorso, presieduto dal Prefetto Luigi Pizzi, per discutere del sequestro degli impianti da parte della Procura di Siracusa. Dall’incontro, al quale erano presenti oltre ai rappresentanti di Ias, quelli di Confindustria, dell’ex Consorzio Asi, dell’Assessorato alle Attività produttive e dei Comuni di Siracusa, Melilli e Priolo, ad emergere in tutta la sua urgenza è stata la necessità di evitare la fermata degli impianti, al contempo i tecnici di Ias si stanno già attivando per portare a termine il progetto relativo agli adeguamenti richiesti dalla Procura. Intanto, si spengono definitivamente le speranze di un appoggio regionale per il versamento della fidejussione relativa alle disposizioni prescritte dalla Procura di Siracusa, già quantificati in una spesa di circa 12 milioni di euro, per l’adeguamento dell’impianto. La comunicazione è arrivata dall’assessore regionale Girolamo Turano durante l’incontro svoltosi ieri in sede regionale con le parti in causa. L’ottimismo derivato dal precedente incontro con il Prefetto Pizzi, durante il quale il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona (in rappresentanza delle imprese socie di Ias) aveva dato disponibilità a finanziare i lavori a patto di esercitarne la vigilanza e non ultimo, previa la revoca o la sospensione del bando già emanato dall’Irsap per l’affidamento della gestione dell’impianto, si è infranto. Turano ha infatti spiegato che non spetta alla Regione finanziare le somme necessarie per scongiurare il sequestro effettivo dell’impianto e ha inoltre escluso la possibilità di ritirare in autotutela il bando per la gestione dell’Ente siracusano, sulla cui legittimità ha espresso la volontà di porre un quesito.
Nel frattempo, sempre in merito alla gestione dell’Ias, emergono in tutta la loro pervasività i legami tra l’imprenditore siciliano Antonio Calogero Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, e una certa gestione della politica isolana, oggetto di indagine da parte della Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava. Dalle audizioni effettuate risulterebbero evidenti le ingerenze del cosiddetto “sistema Montante” in relazione ai “suggerimenti” dettati dall’ex capo degli industriali siciliani di una serie di nominativi di persone a lui vicine, da inserire nel Cda dell’Industria Acqua Siracusana. Prassi di “selezione” che avrebbe avuto l’assenso dell’ex presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero, il quale, ascoltato in audizione dalla Commissione antimafia, sostanzialmente non avrebbe negato di aver accettato i “consigli” di Montante, motivando la decisione in quanto, non essendo siracusano, non aveva conoscenza del territorio e delle persone che avrebbero potuto occupare quei ruoli.
Nadia Germano Bramante