“Era uno dei pilastri di Monterosso, ce ne vorrebbero di persone come Turi Dibenedetto”
Queste le parole che ci ha riferito don Franco Ottone nel ricordare l'amico scomparso pochi giorni fa
(20 ottobre 2020)
“L’Eucarestia è un modo per dire grazie, anzi, il momento più bello per dire grazie ad una persona speciale. Durante il funerale ho cercato di fare questo, di dirgli grazie mettendo in evidenza le cose belle che ha fatto nella sua vita…la persona bella che era lui”.
Questo è ciò che ci ha riferito padre Franco Ottone, sacerdote della parrocchia di San Pio X a Ragusa, nel ricordare Salvatore (detto Turi) Dibenedetto, l’imprenditore monterossano scomparso pochi giorni fa. “Era uno dei personaggi più importanti del paese, – prosegue padre Ottone – molto presente nel sociale, innamoratissimo della famiglia e sempre disponibile con tutti. Ho avuto modo di conoscerlo grazie ai 12 anni in cui ho prestato servizio a Monterosso. Per me è stato amico, un maestro e anche un padre. Ricordo quando faceva parte della dirigenza dell’U.S. Monterosso, la società di calcio della città. In quegli anni sono stato scelto come presidente, anche se il vero leader era Turi. L’obiettivo era quello di tenere impegnati i ragazzi e toglierli dalla strada”. Ci siete riusciti? – abbiamo chiesto. “Assolutamente sì. In pochi anni, infatti, siamo passati dalla terza alla prima categoria”.
Dati gli anni di frequentazione e amicizia, c’è qualche aneddoto particolare che vuole raccontarci? “Quando sono diventato parroco a Comiso, ho continuato a frequentare la sua casa proprio perché venivo trattato come uno di famiglia. Capitava spesso che per non farmi guidare la sera tardi, io rimanessi a dormire lì. Una volta è successo che lui era sul divano, stanchissimo dalla giornata di lavoro, ed è stato chiamato da un cliente per risolvere un problema elettrico. Avrebbe potuto aspettare l’indomani mattina, ma lui ha preferito uscire di proposito, nonostante fosse tarda serata, per andare a risolvere il problema. L’episodio più recente, invece, riguarda lo scorso 15 settembre, quando ho festeggiato i 25 anni di sacerdozio. Le norme anti-covid non mi hanno permesso di avere attorno a me tante persone, ma fra quei pochi ho voluto che ci fossero Turi con tutta la famiglia al completo, proprio per il rapporto che ci ha sempre legato. Invece l’ultima volta che l’ho visto è stata pochi giorni fa in ospedale. Lui stava malissimo, sono potuto entrare far entrare per l’unzione. Mi mancherà, era una persona bella, ce ne vorrebbero di persone come Turi”.
Una figura importante per la comunità. Come si andrà avanti adesso senza di lui? “Onorando la sua memoria, – conclude don Franco – e per farlo, bisognerebbe semplicemente seguire il suo esempio, imitare quello che faceva lui”.
Claudia Trapani