Emergenza virus ‘fase 2’, da lunedì possibili i funerali, ma al massimo con 15 persone
Tutti i partecipanti dovranno indossare la mascherina e tenere le distanze in un luogo di culto sanificato e possibilmente all’aperto. Vietati i cortei di accompagnamento al cimitero
(1 maggio 2020)
Il loro mestiere è ‘dir messa’ e sui limiti e divieti alle messe si sono inalberati. Nei giorni scorsi è stato duro lo scontro tra la Cei (Conferenza episcopale italiana) l’organismo che rappresenta tutti i vescovi italiani (i quali parlano a nome dei sacerdoti di ogni diocesi) e il governo. Forse più duro rispetto ad ogni altra categoria che vede compromessa la propria attività, anche se in questo caso il danno non si misura in termini di prodotto economico, fatto salvo il ricavato delle offerte dei fedeli proprio durante le messe.
Ora, nell’imminenza della ‘fase 2’ giungono le istruzioni sulla celebrazione dei funerali. Possibili ma alla presenza, al massimo, di quindici persone che dovranno indossare le mascherine, in un luogo di culto sanificato, con una cerimonia il più rapida possibile e soprattutto senza alcun corteo di accompagnamento in modo da evitare assembramenti.
Con una circolare inviata al segretario generale della Cei, il capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno precisa le regole rigide con le quali da lunedì potranno tornare ad essere celebrate le esequie.
Innanzitutto il luogo e i partecipanti. Le esequie potranno essere celebrate in un solo luogo di culto, possibilmente all’aperto, che dovrà essere precedentemente sanificato. Potrà essere una chiesa, ma in questo caso il feretro non potrà essere poi accompagnato fino al cimitero, o uno spazio apposito individuato proprio in un cimitero.
I partecipanti: anche qui il decreto firmato da Conte porta la parola “congiunti” il cui significato non è chiaro. La circolare del Viminale precisa che comunque, congiunti o altre persone, il numero dei partecipanti alla funzione non potrà superare il numero di 15. Dovranno tutti indossare le misure di protezione e mantenere la distanza di sicurezza di un metro.
Il ministero non arriva a regolare la “forma” della celebrazione affidandosi all’autorità ecclesiastica, dunque non affronta il tema dell’eucaristia (uno dei più delicati nella querelle per l’autorizzazione delle messe) ma raccomandando che si svolga nel tempo più rapido possibile. Vieta però ogni contatto fisico ed espressamente lo scambio del segno della pace.