Elena di Euripide apre il 55° ciclo degli spettacoli classici, a Siracusa
Davide Livermore porta in scena una tragicommedia di grande effetto scenico ed emotivo, che cattura ed incuriosisce lo spettatore sino alle ultime note, e veste di luce i suoi attori amplificandone i gesti col tipico stile libertino del ‘700
(11 maggio 2019)
Come si deve interpretare una tragedia? Davide Livermore con la sua Elena spazza i pregiudizi legati ad una messa in scena classica del dramma antico con peplo, maschere ed elmi da guerra, trasformandolo in un lavoro tecnologico, psichedelico se vogliamo, contaminando il tutto con passaggi operistici. Il risultato è quello che qualcuno ha già definito una tragicommedia di grande effetto scenico ed emotivo, che cattura ed incuriosisce lo spettatore sino alle ultime note. Per farlo Livermore veste di luce i suoi attori amplificandone i gesti col tipico stile libertino del ‘700, nel quale dominano pizzi e paillettes quasi a smorzare le dure parole che Euripide mette in bocca ai suoi personaggi, alcuni dei quali pesantemente provati dalla lunga guerra di Troia. Un conflitto che si evidenzia in tutta la sua crudeltà e soprattutto insensatezza man mano che la narrazione va avanti. A raccontarlo è Elena, quella in carne ed ossa, contrapposta ad un fantasma che per volere degli dei ha assunto le sue sembianze e scatenato la guerra. Un confronto crudele che avviene attraverso uno specchio, oggetto diabolico perché rivelatore di ingiustizie e scomode verità, come quella che la vuole traditrice del marito Menelao ed artefice del sanguinoso e lungo conflitto tra achei e troiani.
Una donna la causa di tutto? La risposta è no! Ieri come oggi i conflitti scoppiano per brama di potere, per tutelare interessi economici o comunque di parte, nei quali la perdita di vite umane è solo un semplice e spesso fastidioso effetto collaterale. A farne le spese, milioni di soldati caduti in battaglia e popolazioni inermi costrette a fuggire alla disperata ricerca di salvezza. Viaggi della speranza verso una vita migliore, lontano da povertà e guerra. Ad attenderli però, dopo quella che al giorno d’oggi qualcuno definirebbe con colpevole leggerezza una “crociera”, in mare aperto, non un approdo sicuro ma un “porto chiuso”. Un divieto di sbarco che il Re di turno ha deciso di adottare per respingere gli stranieri. Questo accade al protagonista Menelao, potente re di Sparta, giunto in Egitto reduce di guerra, stremato dal lungo viaggio. Per lui nessuna pietà, niente cibo e vesti pulite, niente ospitalità per il naufrago. Con Elena, Euripide racconta una parabola antica ma come accade per i classici greci, perfettamente sovrapponibile alla realtà di oggi. Una contemporaneità drammatica e cruda che Livermore e la sua compagnia rendono puntualmente ma non senza ironia, offrendo allo spettatore ciò che il teatro dovrebbe sempre elargire: emozioni e spunti di riflessione.
Un effetto decisamente ottenuto dalla prima del 55° Ciclo di Spettacoli classici che, al suo debutto, riceve applausi a scena aperta che riecheggiano scroscianti dall’antica cavea siracusana, gremita in ogni ordine di posti. Buona la prima e adesso si replica! L’ottimo cast di Elena di Euripide sarà in scena fino al 22 giugno, alternandosi a “Le Troiane” del medesimo autore e come da tradizione, in occasione delle giornate “siracusane” dedicate alla città, i residenti potranno acquistare il biglietto e godersi gli spettacoli a prezzo ridotto.
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Nadia Germano Bramante