È vero che il caldo è nemico del Covid-19? Non proprio, ma la bella stagione può aiutare: ecco cosa dicono gli esperti
L’infettivologo Cascio afferma: “Il virus vive bene anche con temperature alte. C’è da dire, però, che il sole fa asciugare quelle goccioline di saliva che noi emettiamo mentre parliamo e che sono causa di contagio”
(11 maggio 2020)
L’estate 2020, ormai, è quasi alle porte e la grande ondata di caldo ci pone la seguente domanda: è vero o non è vero che le alte temperature indeboliranno il covid19?
Quindi, se da una parte l’attenzione è riservata alla gente che vorrà concedersi delle ore di svago, relax, sole e tintarella in spiaggia, dall’altra c’è la speranza che la bella stagione porti ad un abbassamento del contagio.
“Sappiamo che il virus non risente del caldo – dice Antonio Cascio, infettivologo del Policlinico di Palermo – il virus vive bene anche con temperature alte, non ci aspettiamo quindi che il caldo uccida il virus. Però c’è da dire che i raggi ultravioletti neutralizzano il virus e quindi è una cosa positiva, e poi il sole fa asciugare quelle goccioline di saliva che noi emettiamo mentre parliamo e che sono causa di contagio. Quindi più caldo c’è prima si asciugano queste goccioline e il virus viene neutralizzato. Mascherine? Non c’è niente di male se a mare si va senza mascherine ma è ovvio che bisogna mantenere le distanze”.
“Il caldo e la vita all’aria aperta potrebbero limitare il contagio” – lo ha sottolineato Sylvie Briand, direttore del dipartimento per la gestione dei rischi infettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità. “E’ necessaria anche nella fase 2 grande attenzione e molta prudenzaperché il virus è ancora tra di noi. Soprattutto ai focolai epidemici in circostanze particolari, penso alle persone a rischio come gli anziani o a chi ha più patologie. Occorre tutelare questi soggetti con un monitoraggio stretto del tasso di contagi e una sorveglianza particolare”.
In riferimento al rapporto tra caldo e coronavirus si è espresso anche Guido Silvestri, virologo e docente alla Emory University di Atlanta. Sulla sua pagina Facebook, Silvestri ha spiegato che l’aumento delle temperature potrebbe rivelarsi un aiuto valido per contrastare il coronavirus. Quando si dice che “a questo virus non piace il caldo non ci si riferisce alla temperatura a cui il virus stesso viene disattivato dal calore, ma alle temperature che rendono instabili le goccioline di fomiti, ovvero saliva, starnuti, tosse, che trasportano il virus nell’ambiente” ha chiarito lo studioso.