“Dalla violenza ci si può salvare”: una panchina rossa davanti al tribunale di Siracusa
L’iniziativa è stata promossa dal Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine, il Centro Antiviolenza Ipazia ed il CAS (Comitato Attivisti Siracusani)
(15 aprile 2019)
“La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani” Kofi Hannan
È la scritta in elegante corsivo bianco che campeggia sulla panchina rossa installata e presentata, nel corso di una cerimonia svoltasi in mattinata, nello spazio antistante l’ingresso del Tribunale di Siracusa. Un simbolo forte, come testimonia la targa apposta sulla panchina, in ricordo delle centinaia di donne vittime di femminicidio nel nostro Paese, ma soprattutto per rappresentare un monito nei confronti di quanti e quante la incroceranno ogni giorno recandosi al Palazzo di Giustizia. L’iniziativa, promossa dal Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine, il Centro Antiviolenza Ipazia ed il CAS (Comitato Attivisti Siracusani), torna a porre l’accento su una terribile piaga che in Italia ha già portato, dall’inizio dell’anno, alla morte di decine di donne. Per tutte un comune denominatore: essersi ribellate al dominio di compagni, ex e/o mariti gelosi e possessivi, o semplicemente aver manifestato la volontà di concludere un rapporto ormai finito. Scelte che si sono rivelate fatali, portando ad un epilogo annunciato: la morte. Centinaia di casi che in media ogni giorno riempiono le pagine di cronaca e che insegnano un’importante verità: la violenza di genere si può sconfiggere soltanto unendo le forze per non lasciare le vittime sole, in balia dei propri persecutori.
A renderlo possibile la costituzione di una rete virtuosa, formata da professionisti e forze dell’ordine che pongano al centro della loro azione la salvaguardia delle donne vittime di violenza. In quest’ottica diventa fondamentale il ruolo dei centri antiviolenza che affianchino le vittime, spesso con figli al seguito, nel difficile momento della denuncia propedeutico, nelle fasi successive, al lavoro svolto da forze dell’ordine e Magistratura per il perseguimento degli aguzzini. “Il nostro è un segnale forte, – spiega Alessia Lo Tauro avvocata e vice presidente del Centro antiviolenza Ipazia – perché il Palazzo di Giustizia rappresenta il luogo di tutela dei cittadini, ed è un segnale che vogliono mandare proprio gli avvocati per ribadire a tutte le donne che temono o non credono nella giustizia che non saranno lasciate sole e che devono avere fiducia nelle istituzioni. In questo senso ringrazio coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questa bella iniziativa, il Comitato per le Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, il Consiglio dell’Ordine, i volontari del gruppo CAS e il signor Aurelio Minerva, impiegato del tribunale che si è occupato materialmente di dipingere la scritta”.
È altrettanto vero che un tema così complesso, che affonda le sue radici in una società, come la nostra, ancora molto influenzata da una cultura misogina di stampo patriarcale, va trattato ed affrontato ogni giorno con linguaggi diversi. Non basta celebrare il 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) o l’8 marzo (Giornata internazionale della donna); occorre usare tutti i mezzi a disposizione, compresa la simbologia del linguaggio non verbale, come può essere una panchina rossa oppure un sedia dello stesso colore con la scritta “posto occupato”, per far comprendere che uscire fuori dall’omertà può voler dire salvare una vita. Di questo è convinta l’avv. Ada Salibra, presidente del CPO di Siracusa: “Abbiamo voluto lanciare un messaggio chiaro e comprensibile a tutte le persone che si recheranno in tribunale – ha detto a Ialmo – per far comprendere, in particolare alle donne, che non sono sole e dalla violenza si può uscire, affidandosi”.
Ancora troppe donne non denunciano i propri aguzzini: perché secondo lei? E’ un problema di paura o di mancanza di fiducia?
Secondo me è un insieme di cose, certamente i tempi della giustizia non aiutano ad avere fiducia e alcune sentenze degli ultimi tempi, che potremmo definire “discutibili”, non migliorano certo le cose, anzi. Indubbiamente c’è anche la paura, per questo motivo penso che bisognerebbe investire molto in formazione per i professionisti che sin dalla prima accoglienza delle donne, momento fondamentale per far si che acquistino fiducia, si occupino di affiancarle nel lungo iter che le porterà alla denuncia e poi all’eventuale procedimento giudiziario nei confronti dei violenti.
Qual è il messaggio che vorrebbe lanciare alle donne come professionista?
Cerchiamo di ritrovare l’unità, la solidarietà tra donne è importantissima perché insieme si riesce ad avere più forza, più voce, più efficacia.
Lei è la presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli avvocati di Siracusa: esattemente, di cosa si occupa?
Nella nostra professione, nonostante il passare degli anni, ci sono ancora troppe differenze legate al genere, differenze salariali e di opportunità lavorativa. I CPO nascono proprio per questo, per rimuovere quegli ostacoli, individuare quei comportamenti discriminatori perpetrati ai danni delle colleghe che scelgono questo lavoro e colmare il gap esistente ancora tra i due generi nell’esercizio della professione forense. Politiche che si attuano con la sensibilizzazione e la formazione professionale, per questo abbiamo aderito ad una rete di CPO regionale e nazionale, attraverso le quali ci si può confrontare e trarre spunti interessanti. Il nostro CPO è attivo da quattro anni, come Comitato regolamentato dalla legge 247/2012, ma prima ancora dobbiamo dire che Siracusa ha avuto una grande tradizione su questo tema grazie all’attività messa in campo dall’avv. Elisabetta Guidi che presiedeva, prima ancora dell’avvento di una legge apposita, una Commissione PP.OO che si occupava di questi temi.
Nadia Germano Bramante