Crisi dell’edilizia: Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil il 15 marzo in piazza, a Roma
I sindacati intendono chiedere al governo risposte immediate, in grado di risolvere le criticità del comparto. Stabilire un tavolo permanente è la priorità, per mantenere viva l’attenzione sui problemi atavici del settore
(1 marzo 2019)
La rinascita del Paese deve ripartire dalla realizzazione delle grandi e piccole opere, non c’è più tempo per le incertezze della politica. Ne sono certi i sindacati degli edili, Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil che, il 15 marzo prossimo, scenderanno in piazza a Roma per chiedere al governo risposte immediate, in grado di risolvere le criticità del comparto. Un settore ormai allo stremo, che a fronte di una perdita costante di centinaia di posti di lavoro a livello nazionale, con numeri più elevati nel meridione, lamenta, di contro, una cronica mancanza di manodopera specializzata, sempre più richiesta dalle aziende che vogliono competere.
Se ne è parlato ieri mattina, durante la conferenza stampa congiunta indetta dai segretari di categoria, Saveria Corallo (Feneal Uil), Paolo Gallo(Filca Cisl) e Salvo Carnevale(Fillea Cgil), presso la sede della Cassa edile di Siracusa. Sul tavolo la realizzazione ed il completamento di infrastrutture strategiche per la Sicilia sud orientale come la Siracusa–Gela e la Ragusa–Catania, la cosiddetta “Ragusana”, ma anche la soluzione dei problemi connessi all’adeguamento degli edifici pubblici in termini di sicurezza da rischio sismico e, non ultima, la necessità di apportare serie modifiche al codice degli appalti, tali da semplificare tutte quelle operazioni che troppo spesso contribuiscono a bloccare o addirittura a non far partire molti cantieri. Obiettivo primario della mobilitazione nazionale del 15 marzo, stabilire un tavolo permanente con il governo, che consenta di mantenere viva l’attenzione su un settore fondamentale in grado di annullare il divario tra Nord e Sud Italia, in termini di infrastrutture viarie, di messa in sicurezza degli edifici e certamente di incremento dell’occupazione.
“Chiediamo al governo di mettere in moto ciò che serve per far ripartire il settore dell’edilizia, che senza dubbio è il volano di sviluppo dell’economia di questo paese” – spiega Saveria Corallo (Feneal Uil), che continua: “Questo è uno sciopero che vuole puntare l’attenzione non solo sugli edili ma anche su tutti i lavoratori della filiera, i lapidei, del cemento e del legno. Ci conforta l’aver appreso che, nella prossima riunione del Consiglio dei ministri, si parlerà della modifica al codice degli appalti e dello sblocco dei cantieri, questo conferma che quanto proponiamo non è campato in aria, del resto solo col coraggio degli investimenti si può rimettere in moto l’economia”.
In linea con quest’analisi anche i segretari della Filca Cisl e Fillea Cgil, Paolo Gallo e Salvo Carnevale. “In Sicilia paghiamo un scotto pesantissimo per la mancanza di infrastrutture, – spiega Paolo Gallo – perché non si è fatto l’ammodernamento delle strade, quello delle vie ferroviarie, per non parlare di scuole ed edifici pubblici in gran parte da adeguare ai nuovi standard di sicurezza. Un milione investito in edilizia genera 18 posti di lavoro, – conclude – se pensiamo a tutti i milioni non investiti nel settore è facile calcolare quanta disoccupazione è stata generata nel nostro paese e quanto questa mancanza di investimenti abbia contribuito all’aumento del divario nello sviluppo tra il Nord e il Sud d’Italia e tra il nostro e gli altri Paesi d’Europa”.
A seguire l’analisi di Salvo Carnevale: “In Italia sono stati persi 600 mila posti di lavoro negli ultimi 8 anni, in provincia di Siracusa più di 5000, abbiamo dimezzato il settore, come massa salari, come imprese e come numero di operai. Viviamo anche una difficoltà ulteriore, perché persino le opere avviate sono state bloccate sotto la lente d’ingrandimento della severa legge costi-benefici. Per invertire la tendenza, – continua – abbiamo individuato due opere strategiche: il completamento della Siracusa-Gela e della Ragusana ma ci sono molte altre cose che contribuirebbero a fare ripartire l’economia, la manutenzione stradale e l’adeguamento degli edifici scolastici. Tra i principali temi di cui ci occuperemo il 15 marzo prossimo a Roma – conclude Carnevale – c’è inoltre la questione del rischio sismico ed idrogeologico, non dimentichiamo che l’Italia ha un territorio che lamenta gravi carenze in questi due settori, diventati prioritari nell’agenda programmatica delle opere da realizzare”.
Fin qui le istanze del sindacato, ma quanto sono disposti i giovani d’oggi ad investire per il loro futuro in questo settore? Anche su questo le risposte di Corallo, Gallo e Carnevale concordano in pieno, i dati sono decisamente in negativo. Sempre meno giovani cercano occupazione in questo settore e molti di loro non sono in possesso delle competenze specifiche richieste dal mercato. “Non soltanto facciamo i conti con una costante fuga di cervelli ma anche di altrettanta manovalanza che non è adeguatamente formata – spiega Carnevale – e, in questo senso avremmo bisogno di imprese pronte ad ammodernarsi, che investano in ricerca, che rispettino i contratti e formino adeguatamente le professionalità. Queste imprese andrebbero incentivate, per consentire la nascita di un circolo virtuoso tra richiesta e offerta di lavoro e sviluppo economico”.
Nadia Germano Bramante