Covid, libertà di movimento (a distanza) dal 4 maggio: serve però ‘R0’, che in Sicilia è il migliore
L’orientamento è di consentire spostamenti dentro la regione (con mascherine e senza assembramenti) purché con tasso di contagio di ‘0,..’, ovvero inferiore a 1. Nell’isola è 0,3, il più basso d’Italia
(26 aprile 2020)
Da domani, lunedì 27 aprile, per la prima volta ci saranno segni concreti di allentamento delle misure di restrizione, anche se la svolta sarà palpabile solo da lunedì 4 maggio quando, verosimilmente (ancora si discute sulle decisioni) si potrà circolare liberamente nella regione purché senza assembramenti, con mascherine (forse obbligatorie) e nel rispetto delle distanze di sicurezza.
Ma perché sia sostenibile questo importante superamento del lock-down attuale è fondamentale un valore, il famoso ‘R0?, ovvero il fattore R che cominci con 0, e sia quindi inferiore a 1. Si tratta dell’indice di contagio, ovvero del numero medio di contagi prodotto da un soggetto positivo. Se è inferiore a 1 allora le restrizioni finora vigenti non sono necessarie. In questo senso un dato molto confortante arriva per la Sicilia dove il fattore ‘R’ è il più basso d’Italia.
Lo attesta l’Istituto superiore di sanità secondo cui “la Sicilia è la regione italiana in cui il virus si trasmette di meno da un individuo all’altro”. E altre analisi dicono che l’isola – dopo la Calabria – ha il minor numero di casi positivi e di morti rispetto alla popolazione (rispettivamente 58 e 4,2 ogni 100 mila abitanti).
Per quanto riguarda il fattore ‘R0’ tra il 10 e il 25 marzo, nei giorni del lockdown nazionale, è passato da uno spaventoso 2-3 a meno di 1 in tutta Italia. In sostanza ogni positivo infetta meno di una persona. E in Sicilia si registra il valore più basso: 0,3. Inferiore all’Emilia Romagna (0,7) ma anche a regioni con numeri totali di casi più bassi come la Sardegna (0,6).
“Più il valore R0 è elevato e maggiore è il rischio di diffusione della pandemia – spiega l’epidemiologo siciliano Salvatore Scondotto, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia – Fino a quando l’indice si mantiene al di sotto di 1, l’epidemia può essere contenuta”. In Sicilia – stando ai dati di Iss elaborati dalla fondazione Bruno Kessler – l’R0 è più basso che altrove. “L’indice – spiega l’epidemiologo – dipende dalla natura stessa del virus, dalla durata dell’infettività e dal numero dei contatti della persona infetta. Dato che per il primo e il secondo fattore non è possibile un intervento perché servirebbero una cura o un vaccino, è possibile intervenire solo sul terzo fattore limitando il numero dei contatti tra le persone come avvenuto nel lock-down. In Sicilia tali misure sono intervenute in una fase precoce della circolazione virale, insieme ad ulteriori misure tra cui quelle rivolte a limitare i contatti nei rientrati da aree a maggiore incidenza”.
Già a metà marzo, con le notizie sul crescere dei contagi, il virus ha rallentato la sua marcia. La paura ha agito da sola. Oggi la situazione è ulteriormente migliorata. Anche se non tutti gli studi concordano sull’entità del calo. Secondo il modello elaborato dal Dipartimento di scienze aziendali, sociali e statistiche dell’università di Palermo – citato nelle ultime ordinanze del presidente della Regione Musumeci – dall’11 aprile a oggi l’R0 in Sicilia è 0,8. Inferiore alla soglia di allerta, ma superiore a quello diffuso da Iss. All’origine potrebbe esserci la fonte dei dati: lo studio Kessler prende in esame quelli del sistema di sorveglianza Iss che riporta i casi per data di effettiva incidenza, mentre lo studio palermitano tiene conto dei dati della Protezione civile nazionale. Ma questo – da solo – non spiega la differenza. “Quando l’epidemia volge al termine – dice Vito Muggeo, ricercatore del dipartimento di Statistica – la curva del totale dei casi positivi dovrebbe stabilizzarsi mentre quella degli attualmente positivi cominciare a scendere, come sta accadendo in Sardegna e Umbria. In Sicilia ancora no, per cui è singolare che il fattore R0 sia inferiore rispetto a queste regioni”.
Anche sulla base di queste rilevazioni, il governo sta organizzando le riaperture. Con un monito: l’epidemia ha abbassato la testa ma ci metterebbe poco a rialzarla, più veloce di prima. “Paradossalmente – avverte Scondotto – nelle aree in cui il virus è circolato meno come In Sicilia vi è una frazione più ampia di popolazione suscettibile. Per questo l’Associazione italiana di Epidemiologia è stata tra i promotori della indagine sieroepidemiologica avviata dal ministero della Salute per stimare la quota di soggetti entrati in contatto con il virus in ogni regione e nei principali comparti produttivi”.