Covid-19, in Sicilia si teme l’impennata: sarebbe un disastro, mancano anche le mascherine per i medici
Per questa ragione si moltiplicano iniziative per prevenire il peggio, come la raccolta fondi promossa da Giuseppe Peralta, dirigente della divisone di pneumologia dell’ospedale Cervello di Palermo e direttore del Bone Hope Hospice
(15 marzo 2020)
La Sicilia finora ha contenuto in modo sostenibile l’entità della diffusione del pericoloso coronavirus di cui le cronache hanno reso familiare il nome scientifico di Covid-19 o Sars-Co2.
Tutti i casi finora riscontrati presentano una tracciabilità certa che riconduce ai focolai del Nord Italia. La velocità di propagazione nelle aree della Lombardia, ed ora anche in altri paesi europei, e il rientro in massa di tanti giovani, studenti e lavoratori emigrati, proprio da quelle aree, avvenuto anche in modo incontrollato rendono molto probabile l’imminente scoppio di una bomba ad orologeria. Ovvero la crescita esponenziale del numero dei casi, con la conseguenza che il sistema sanitario siciliano non sia in grado di reggere l’urto.
Medici e infermieri sono in trincea e già oggi incontrano molte difficoltà, anche perché spesso privi delle attrezzature e dei presidii protettivi necessari. Nonostante gli annunci, non è arrivato niente e scarseggiano perfino le mascherine chirurgiche e i guanti protettivi,
Per questa ragione si moltiplicano iniziative per prevenire il peggio, come la raccolta fondi promossa da Giuseppe Peralta, dirigente della divisone di pneumologia dell’ospedale Cervello di Palermo e direttore del Bone Hope Hospice.
Se i numeri cresceranno le strutture sanitarie siciliane non saranno in grado di reggere e occorre con urgenza reperire almeno l’equipaggiamento necessario per tutti gli operatori sanitari e parasanitari.