Coronavirus: i bambini inferiori agli animali e pari agli oggetti. Nella ‘fase 2’ il problema è: dove li metto?
In Sicilia è stata consentita la passeggiata con il cane, ma non quella con il figlioletto. Ed ora che molti si accingono a tornare a lavoro mentre le scuole sono chiuse ci si preoccupa solo degli adulti
(24 aprile 2020)
Il coronavirus ha fatto una strage di anziani, considerata l’età (media 80 anni) delle vittime, ma un’incredibile combinazione di ottusità e insensibilità di chi – dal governo centrale a certe regioni – ha concepito e prodotto le norme durante l’emergenza, ha fatto una … ‘strage di bambini’, di tutti i bambini.
In questo caso non una strage fisica, ma ugualmente molto grave per gli effetti – psicologici, relazionali, educativi, ambientali – di malessere sui bambini. Ignorati da tutti, eppure erano i primi da tutelare perché gli adulti possono e devono adattarsi alle emergenze, mentre i piccoli hanno bisogno di essere assistiti, guidati, aiutati a capire, con ogni possibile attenuazione delle restrizioni, che invece per loro sono state spesso crudeli e ingiustificate.
E così in Sicilia, dove Musumeci ha disposto il divieto assoluto di passeggiata anche intorno all’abitazione, è accaduto nelle settimane cruciali che fosse consentito di portare a spasso il cane, ma non il figlioletto. Eppure, perché le stesse precauzioni e prescrizioni utili a consentire la passeggiata con il cane non avrebbero potuto essere applicate a quella con un bambino? Se per gli animali può esserci l’esigenza dei bisogni fisiologici, il benessere in sè dei bambini non merita almeno altrettanta considerazione? No – pare – perché il bisogno fisiologico del cane è un problema degli adulti, mentre il diritto del bambino ad un minimo di benessere, nei limiti delle possibilità effettive, non entra affatto nella considerazione degli adulti.
Ed oggi che finalmente si parla di ‘fase 2’ e di ripartenza, che posto hanno i bambini nella considerazione delle nuove misure da adottare? Semplicemente questa: ‘e ora che i genitori tornano a lavoro ma la scuola è chiusa, dove li mettiamo?
Ecco così trovato il posto – nella gerarchia dei valori vitali e nella scala delle priorità – in cui i bambini sono collocati dalla coscienza del legislatore, dei governanti, dei pubblici amministratori e di tutti gli attori del processo decisionale e dello stesso dibattito pubblico prevalente: al di sotto degli animali di compagnia e allo stesso livello degli oggetti. Appunto, dove li metto?