Corleone fra mito e archeologia: Angelo Vintaloro e Mario Orlando presentano il percorso sacro di Demetra
La scoperta ha avuto grande risonanza nella comunità corleonese e l’escursione alla grotta del 15 settembre 2019, organizzata dalle Associazione Corleone Antica ed Archeoclub di Corleone, ha ottenuto una grande successo di pubblico ben oltre le più rosee previsioni
(18 settembre 2019)
Ialmo continua a raccontarvi la Sicilia, e tutti quei luoghi magari meno conosciuti, ma che meritano di essere promossi adeguatamente. Ritorniamo, quindi, a parlarvi di Corleone, il centro montano di poco più di 11mila abitanti, appartenente all’area metropolitana di Palermo. La storia di Corleone si perde nella notte dei tempi, i cui ritrovamenti archeologici hanno potuto chiarire come l’area fosse occupata dai primitivi, i Sicani ed Elimi. E a questi vanno ovviamente aggiunti i Fenici, protagonisti fondamentali, insieme ai Romani, della storia antica della regione.
Archeologia a Corleone: percorso sacro di Demetra, a cura di Angelo Vintaloro e Mario Orlando
L’area a mezza costa lato ovest è attraversata da un percorso sacro dedicato, quasi certamente, al culto di Demetra che nei siti archeologici di questa area rappresentò il culto di gran lunga più praticato. Questo elemento è confermato dalle ricerche di superficie, dagli scavi archeologici effettuati a Pizzo Spolentino nel 1993 e dalla scoperta dell’area sacra posta nel quartiere del SS. Salvatore tra l’omonima via e lo strapiombo della Rocca dei Maschi. Partendo dall’accesso nord, nascosto tra le rupi e le rocce, si ritrovano i segni e i simboli che ci riportano all’essenza della cultura di un popolo. La presenza in zona di tombe dell’Età del Bronzo ci inducono a pensare che il culto di Demetra di epoca classica abbia ereditato tali reminiscenze di epoca micenea che in quest’area forzò la sua presenza come propaggine delle colonie della Sicilia sud-orientale. Mito e rito spesso costituiscono fondamentale chiave di lettura di una struttura sociale, del tessuto socio-economico di una realtà comunitaria. La mitologia e le ritualità ancestrali ci possono svelare tanto sulla storia legata ai siti di Montagna Vecchia ed ai percorsi che, partendo da quest’area antropizzata in età preistorica, ci conducono alla civiltà corleonese. In seguito ai ritrovamenti dei siti, che dalla loro morfologia riportano ad antichissime pratiche rituali e a cerimonie sacre del V-IV sec a.C., risulta illuminante ripercorrere il mito greco di Demetra e della figlia Kore.
Il mito chiaramente è legato al ritorno inesorabile delle stagioni, al rinnovamento cosmico della vita, alla rigerminazione ciclica dei campi e del mondo vegetale. La figura di Demetra, dea della fecondità delle messi, è ricollegabile alle più ancestrali divinità. Il cacciatore-raccoglitore, con l’introduzione dell’agricoltura, inizia a sentire l’esigenza di rivolgersi alla Madre Terra; dunque si rivolge al trascendente attraverso gesti rituali propiziatori di abbondanza. Probabilmente alle divinità arcaiche del ciclo vitale della terra, riconducibili all’età del Bronzo, e successivamente al culto di Demetra e ai misteri eleusini è da ricollegare il percorso sacro scoperto nelle recenti ricerche nei pressi di Montagna Vecchia. Il circuito attraversato verosimilmente dagli iniziati, prevedeva il passaggio in un ipogeo in cui trovava ubicazione quello che sembra corrispondere ad un pozzo sacro. La sacralità del luogo è rimarcata dal fatto che, all’interno del sito, sono presenti delle nicchie nelle mura che contenevano verosimilmente statuette cultuali e oggetti votivi. L’ architettura della cavità rocciosa riflette nella struttura morfologica l’immagine della vulva.
Proseguendo lungo le tracce che testimoniano la presenza del percorso rituale, nell’area della Piazzetta del Pino, si raggiunge quella che da testimonianze della tradizione orale è conosciuta come la “Grotta del tesoro” o “Grotta dei ladroni”: una caverna rocciosa al cui interno sono incavati dei gradini che conducono nello spazio sottostante attraverso un foro. Una leggenda narra che in tale antro roccioso erano state nascoste delle monete d’oro, che solo una mucca avrebbe potuto estrarre. Secondo il racconto popolare, chiunque si addentrava in quel luogo misterioso, si trovava bloccato da un muro che ne impediva la fuga con il tesoro intascato. Quella grotta poteva essere abbandonata dagli arraffatori soltanto dopo aver deposto nuovamente le monete nella loro ubicazione. Nessuno dunque riusciva ad estrarre quella ricchezza. La narrazione prosegue portando all’attenzione un gruppo di ragazzi. Quest’ultimi ritrovatisi a giocare, lanciando i denari all’esterno della spelonca oscura, assistevano al ritorno prodigioso delle monete ancora al suo interno. Nel frattempo una mucca varcò la soglia della caverna e, dopo essersi rotolata nel pavimento della stessa, ne uscì con una moneta attaccata sul dorso. Solo dopo questo curioso avvenimento i ragazzi riuscirono ad estrarre il tesoro e vivere una vita ricca e prosperosa.La grotta era uno degli elementi cardine dei riti agrari e del culto dedicato a Demetra. Infatti in essa si trovavano due ingressi verosimilmente legati ad atti cerimoniali purificatori: gli adepti, riconducibili ai ragazzi della narrazione, entravano nella oscurità delle tenebre per risorgere a nuova vita. Tra l’altro la dea greca Hera, sorella dei Demetra, era patrona del matrimonio e del parto e uno dei suoi simboli era la vacca. Inoltre, dallo studio delle carte del Valenti si evince che nella moneta identificata col sito Montagna Vecchia era impressa l’immagine della mucca.
Il simbolismo tramandato dalle tradizioni orali trova conferma fino ai nostri giorni. Il percorso sacro scoperto nelle recenti ricognizioni sul campo dunque testimonia una civiltà legata ai cicli delle stagioni e del grano, una comunità agraria che vive dei frutti della terra e che si rivolge all’entità divina per propiziarne l’abbondanza, la rigenerazione della vita cosmica e quindi umana. La scoperta ha avuto grande risonanza nella comunità corleonese e l’escursione alla grotta del 15 settembre 2019, organizzata dalle Associazione Corleone Antica ed Archeoclub di Corleone, ha ottenuto una grande successo di pubblico ben oltre le più rosee previsioni, a testimonianza di un grande risveglio culturale della cittadina che nella sua progressione rappresenta lo strumento principale per una nuova economia cittadina legata anche al fattore turistico. L’augurio è che ciò possa costituire l’input affinché l’Amministrazione possa sposare queste iniziative anche attraverso la partecipazione delle scuole locali per fare emergere la millenaria storia di Corleone.