Ciclopica, Sicilia Musei si difende: “Le opere sequestrate sono autentiche”
La Procura di Siracusa nominerà un esperto d’arte contemporanea per valutare la “falsa” identità delle sculture incriminate. Da domani la mostra riaprirà i battenti
(4 giugno 2019)
Le due opere sequestrate dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, esposte nell’ambito della mostra d’arte contemporanea “Ciclopica: la grande scultura internazionale Da Rodin a Giacometti”, ospitata nei locali dell’ex Collegio di San Francesco d’Assisi a Siracusa sono autentiche. Ad asserirlo il presidente di Sicilia Musei, Gianni Filippini, ed il curatore della mostra, che questa mattina hanno incontrato la stampa per fare chiarezza sul sequestro delle due sculture, “Nudo in piedi” e “Donna che cammina” disposto dalla Procura aretusea il 30 maggio scorso. Da allora un susseguirsi di voci e commenti per nulla benevoli sulla presunta non affidabilità della Società siciliana, già nell’occhio del ciclone per l’esposizione dedicata al genio di Caravaggio ma anche e soprattutto per l’affidamento in gestione per tre anni, da parte del Comune di Siracusa, dello spazio espositivo dell’ex Collegio di San Francesco d’Assisi, la cui revoca era sta recentemente richiesta con una mozione votata quasi all’unanimità dal Consigli comunale di Siracusa. “Sicilia Musei – ha commentato stamani il presidente Gianni Filippini – ha fornito tutta la documentazione necessaria ed esaustiva per certificare le opere di Giacometti al comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e Artistico. La stessa documentazione è stata messa a disposizione della stampa affinché tutti possano verificare in maniera tangibile che sino ad oggi si è giocato al massacro sparando dichiarazioni allusive prive di alcun fondamento”.
Tra il materiale consegnato agli inquirenti, le schede di prestito delle opere, il contratto con Diffusione Italia per la fornitura delle stesse, le certificazioni di libera circolazione rilasciate dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, le certificazioni della ditta di trasporto che testimoniano data e luogo di ritiro e le polizze assicurative stipulate per le opere (4,5 milioni di euro e 3,9 milioni di euro). Entrambe le sculture in questione, fa sapere “Sicilia Musei”, fanno parte della collezione della Società Habitare che è tra le principali finanziatrici della Fondazione Caponnetto che continua l’opera antimafia del grande magistrato. Le opere sono molto conosciute nell’ambiente, essendo state esposte in svariate mostre, sia in Italia che all’estero, tra le tante si possono citare la mostra “Amore Psiche – La Favola dell’anima” del Palazzo Reale di Monza, la mostra “Ispirazioni d’autore Giacometti meets Homini” ospitata al Grattacielo Pirelli – Regione Lombardia – Milano, la mostra “Mater Percorsi Simbolici sulla Maternità” del Palazzo del Governatore a Parma.
“Il danno arrecato alla nostra reputazione – conclude Filippini – è inestimabile, come per la Città di Siracusa e per i progetti culturali portati avanti dal Sindaco Francesco Italia e dall’Assessore Fabio Granata. Non sarà facile ripartire, ma noi siamo sicuri della qualità della nostra proposta. Siamo altrettanto sicuri che la Magistratura farà chiarezza in tempi rapidi sui questi fatti che hanno fortemente danneggiato l’immagine di Siracusa”. Nel frattempo la Procura di Siracusa provvederà a nominare un esperto d’arte contemporanea che avrà l’incarico di valutare quanto accertato dai Carabinieri in merito alla “falsa” identità delle sculture incriminate. Indagini che i militari avevano portato a termine avvalendosi dei dati custoditi presso l’archivio della Fondazione Giacometti e dalle quali era scaturita la conclusione che le due sculture esposte in mostra non erano autentiche. Da domani la mostra riaprirà nuovamente i battenti, comprendendo regolarmente anche le due sculture poste sotto sequestro: “Riapriremo – ha spiegato in conclusione Gianni Filippini – e nelle due sculture lasceremo chiaramente la targa perché non abbiamo niente da nascondere, non temiamo, per cui credo che la mostra debba continuare, sia perché l’abbiamo comunicata alla città, sia per rispetto di chi lavora qua e per una settimana non ha potuto lavorare”.
Nadia Germano Bramante