Chiude l’OMPA, niente pronto soccorso né guardia medica a Ibla, e uno studente rischia la vita
Il consigliere Gurrieri (M5S): "Occorre prendere in considerazione la proposta di creare un Pte o un Ppi, un punto di primo intervento, per non mettere a repentaglio vite umane"
(3 giugno 2019)
Come può uno studente rischiare di morire per uno shock anafilattico in un quartiere, quello di Ibla, che non ha nemmeno una guardia medica? Come può Ibla, popolata tutto il giorno di turisti e studenti, non avere nemmeno l’ambulanza del 118? Queste sono le domande che un po’ tutti si stanno ponendo, in seguito al caso dello studente colpito da shock anafilattico. Il problema si è venuto a creare da alcuni mesi, a seguito dei trasferimenti dei reparti dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ibla nel nuovo Giovanni Paolo II.
Ma ripercorriamo bene la vicenda. Pochi giorni fa, Gabriele D’Amico, studente catanese della Struttura Didattica Speciale di Lingue, dopo aver bevuto un semplice frullato di frutta, inizia a sentirsi male: lacrimazione agli occhi, bruciore alla gola e starnuti, tutti sintomi che, inizialmente, facevano pensare ad un brutto raffreddore. Ma vedendo l’acuirsi dei suoi disturbi, si reca immediatamente in farmacia dove viene constatata una reazione allergica in corso. Nonostante l’assunzione di 2 mg di Bentelan, nel giro di 20 minuti le sue condizioni peggiorano. Non vuole stare da solo, così va dal vicino di casa chiedendo compagnia. Il suo malessere cresce a tal punto che si pensa di andare in ospedale. Il caso ha voluto che 50 metri dopo, in Corso 25 aprile un medico, che il vicino di casa conosceva, passasse davanti. Gli chiede aiuto e gli presta prontamente soccorso, iniettandogli altri 4 mg di Cortisone intramuscolare. Dopo circa un’ora dalla somministrazione, Gabriele inizia a stare meglio. Ma quel giorno non lo dimenticherà mai perché, oltre a rischiare la vita, si è reso conto che gli studenti e tutti gli abitanti sono isolati in un quartiere dove non esiste un luogo in cui ci si possa recare per avere soccorso. Da qui, il suo appello al Sindaco Cassì, affinché provveda al più presto alla realizzazione di una Guardia Medica, per la quale gli studenti avevano già raccolto svariate firme.
“Occorre porre con forza la necessità della questione sanitaria nel quartiere barocco di Ibla. Non è possibile che non ci sia neppure un presidio. Non c’è più la guardia medica e pure l’ambulanza del 118 è stata tolta. Inaccettabile”. Queste le parole del consigliere comunale del M5s, Giovanni Gurrieri, che ha voluto lanciare un ulteriore allarme. “Siamo partiti da una constatazione oggettiva – sottolinea Gurrieri – e cioè che, con il trasferimento del pronto soccorso al nuovo ospedale Giovanni Paolo II, chi ha bisogno di cure sanitarie urgenti a Ibla deve impiegare almeno venti minuti prima di raggiungere il presidio, ovviamente sperando di non trovare traffico e sperando che l’autoambulanza arrivi qualche minuto dopo la chiamata. Come se non bastasse, gli ultimi giorni di eventi nel quartiere, che si spera possano essere sempre più numerosi, ci dicono che quando il traffico è al collasso e quando la zona è letteralmente imbottigliata dalla presenza di auto e persone, il soccorso sul posto è l’unico che può avere un senso. A questo si aggiunga che il numero dei posti letto per ospiti e visitatori è in costante crescita per non parlare dei circa trecento-quattrocento studenti che frequentano i corsi universitari proprio nel quartiere barocco. Tutto questo ci fa dire che non si può fare più finta di niente e che occorre garantire un presidio sanitario di una certa rilevanza a Ibla”.
Gurrieri continua denunciando come “neppure la guardia medica, che funziona in orario notturno, avrebbe senso, a rigore di logica, visto che quando c’è una emergenza è necessario intervenire nell’immediato anche negli orari diurni. Quindi, al di là della rivisitazione della rete regionale preesistente, la proposta da prendere in considerazione potrebbe essere quella di creare un Pte o, in subordine, un Ppi, un punto di primo intervento. E’ necessario, insomma, che non solo i residenti ma anche le numerose persone che frequentano Ibla in occasione di questi eventi possano contare sulla presenza di un medico o di un infermiere. Appello che faccio intanto al sindaco, in quanto primo responsabile della Sanità cittadina, affinché si faccia carico di valutarla e, nel caso, di sottoporla agli organismi sanitari competenti. Sarebbe un grosso errore – conclude – fare i conti con potenziali rischi per la salute di cittadini e visitatori”.
Claudia Trapani