“Un passo importante per tutta la comunità scientifica che consentirà di accelerare la ricerca su questa malattia. L’Italia ha uno dei servizi sanitari migliori al mondo e oggi lo ha nuovamente dimostrato”. Questa è la dichiarazione rilasciata ieri dal ministro della Salute, Roberto Speranza, in merito all’isolamento del Coronavirus da parte dell’equipe di virologi dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani, di Roma. Certamente si tratta di un successo che fa ben sperare in nuove possibilità per la cura della malattia, trasmessa dai pipistrelli all’uomo, propagatasi in Cina, e che ha già causato la morte di più di 360 persone e il contagio di circa 17mila.
A meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per due turisti cinesi, dallo Spallanzani sono riusciti ad isolare il virus responsabile dell’infezione. “L’isolamento virale, effettuato anche in Italia dallo Spallanzani – Giovanni Rezza Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss – permette di sequenziare il virus e confrontarlo con i ceppi già isolati anche in Cina e al di fuori della Cina in Paesi come Francia e Australia per valutare eventuali mutazioni. In generale, l’isolamento del virus può aiutare a mettere a punto i metodi diagnostici, testare l’efficacia di molecole antivirali conosciute e identificare e potenziare eventuali punti deboli del virus al fine di consentire lo sviluppo di strategie terapeutiche e identificare eventuali target vaccinali”.
Ma chi sono i brillanti virologi che lo hanno isolato? Una di loro è la cinquantasettenne, nativa di Ragusa e laureata a Catania, Concetta Castilletti. A Ragusa in molti la conoscono come Cetty e conservano un ricordo vivido di quella studentessa un po’ secchiona e perfezionista ma anche brillante, intelligente, umile e schiva. Da qualche ora è la scienziata di cui tutto il mondo parla perché potrebbe essere stato decisivo il suo contributo alla sconfitta del “Coronavirus”. Concetta Castilletti, ragusana, diploma di maturità al liceo Classico Umberto I, laurea in biologia a Catania, sposata con un ragusano e madre di due figli (Vito e Tommaso, di 22 e 20 anni, studenti di ingegneria biomedica e ingegneria gestionale), prima ricercatrice all’Università la Sapienza di Roma, si è successivamente affermata come virologa del dipartimento diagnostico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, centro di eccellenza. Ma la notorietà l’ha sorpresa all’improvviso, quando il ministro della salute l’ha elogiata e citata come punta di diamante dell’equipe che ha isolato il temutissimo virus. “Il nostro – si affretta a precisare – è un impegno di squadra, di tutto il laboratorio che fa anche uno straordinario lavorio diagnostico, formato da trenta unità”. Da giorni, fuori dal clamore mediatico che si sarebbe abbattuto su di lei, ha cercato di tranquillizzare i familiari a Roma e a Ragusa: “State sereni, non temete per un mio possibile contagio, la scienza e la salute dei pazienti sono più importanti”. Concetta vive, infatti, il suo lavoro di scienziata come una missione, sostenuta da una profonda vocazione: in Africa si è guadagnata il soprannome di “mani d’oro”, nella lotta all’Aids e all’Ebola.
Il nuovo orgoglio ragusano racconta così l’impresa dei giorni scorsi: “Abbiamo cullato il virus e abbiamo avuto anche un po’ di fortuna. In passato ho vissuto le grandi emergenze della Sars, di Ebola, dell’influenza suina, della chikungunya, e insieme ai miei colleghi siamo stati spesso in Africa. E’ un lavoro che mi piace moltissimo e non potrei fare altro. Ma la vittoria è di tutto il team. Abbiamo un laboratorio all’avanguardia, impegnato 24 ore su 24 in questo genere di emergenze. Metteremo a disposizione il virus che abbiamo isolato per consentire alla scienza di trovare un vaccino. Eravamo pronti già dopo la prima emergenza a isolare il virus, ma fino a oggi non avevamo avuto l’opportunità di usare gli anticorpi che solo i pazienti sono in grado di sviluppare. Ora siamo in grado di mettere a punto i test diagnostici”.
Insieme a lei la ricercatrice Francesca Colavita, 30enne originaria di Campobasso, e la direttrice del laboratorio di Virologia dell’Inmi Spallanzani, Maria Capobianchi.