Cassa integrazione, chi l’ha vista? Neanche un assegno è ancora partito: Regione e Inps ‘non si parlano’
Non funziona in Sicilia la triangolazione con i centri per l’impiego, eppure per l’indennità in deroga relativa alle imprese con meno di cinque dipendenti bastano pochi minuti per ogni pratica
(22 aprile 2020)
La Regione, l’Inps e i Centri per l’impiego ‘non si parlano’ e così gli assegni per la cassa integrazione sono fermi. Non si parlano neanche telematicamente, sicchè non si comprende come la situazione possa essere sbloccata
A chiedere la misura in Sicilia sono state 33mila aziende e 135mila lavoratori. Ma, quindici giorni dopo il via libera del governo centrale alla cassa integrazione in deroga per l’emergenza coronavirus, neanche uno degli assegni è partito: effetto di un mancato dialogo fra i sistemi informatici della Regione, che materialmente riceve le domande tramite i Centri per l’impiego, e quelli dell’Inps. “Il problema – spiegano dal dipartimento Lavoro di Palazzo d’Orléans – è già stato risolto. In settimana i primi decreti saranno trasmessi all’Inps”. Ma ciò non significa che l’impasse risulterà sbloccata. L’Inps ha fatto sapere che dal momento in cui le pratiche vengono trasmesse dalla Regione servono 15 giorni perché l’analisi sia completata e dunque perché gli assegni siano materialmente staccati. «Se anche i primi decreti arrivassero subito – avvisa il segretario generale della Cgil Alfio Mannino – le famiglie non riceveranno comunque il denaro prima del 10 maggio». C’è però, almeno sulla carta, una possibilità: grazie all’accordo fra Inps e Abi, le banche possono concedere un anticipo dell’importo della cassa integrazione subito dopo che il decreto è stato trasmesso dalla Regione all’Inps. Al momento, però, non si sblocca neanche questa voce.
Alla Regione, intanto, si cerca di recuperare il tempo perduto: all’ufficio regionale del Lavoro è stata istituita una task force di 138 uomini che si occuperà di queste pratiche. “Secondo i nostri calcoli – puntualizza Mannino – bastano pochi minuti per smaltire le pratiche di aziende con meno di cinque dipendenti, mentre per le società oltre quella soglia ne servono circa venti. Ogni giorno si possono smaltire circa le pratiche di 3mila imprese”. Il conto, dunque, è presto fatto: per smaltire tutto l’arretrato – e se non dovessero arrivare altre domande, mentre l’Inps stimava alla fine del mese scorso altri 70mila lavoratori da assistere – servirebbero undici giorni. Undici giorni lavorativi: “A questo punto è necessario fare in modo che si lavori a queste pratiche anche il sabato e la domenica. Siamo arrivati a questo punto perché l’ufficio del Lavoro è stato smantellato nel corso degli anni. Così ci siamo ridotti a partire una settimana dopo tutte le altre regioni”. E secondo la Uil le misure non bastano neanche: “La cassa integrazione in deroga in Sicilia – ha affermato il segretario generale Claudio Barone durante il confronto di ieri mattina fra governo e sindacati sulle misure per l’economia introdotte nella Finanziaria – ha interessato il doppio dei lavoratori rispetto alla Lombardia. Le nostre famiglie sono monoreddito, per questo chiediamo che la Regione integri il provvedimento portando la cassa integrazione straordinaria dall’80 al 100 per cento”.
I lavoratori che attendono la cassa integrazione in deroga, però, non sono gli unici che non riescono ad ottenere gli assegni. Da qualche giorno, infatti, la Fiom Cgil ha sollevato il problema anche per i metalmeccanici in cassa integrazione ordinaria.