Carola Rackete divide Siracusa, ma ha il potere di riportarla in piazza
Ieri ci sono state contemporaneamente due manifestazioni, una a favore e una contro la Comandante della Sea Watch. Al di là delle opinioni, un bel segnale: finalmente non si fanno le battaglie solo sulle tastiere
(2 luglio 2019)
Doppia manifestazione ieri a Siracusa e riflettori puntati, nel bene e nel male, sulla capitana tedesca della motonave Sea Watch 3, Carola Rackete, la cui decisione di forzare il blocco navale imposto dal Ministro Salvini, dopo aver tratto in salvo 42 migranti ed essere rimasta ferma per 17 giorni in attesa di sviluppi a largo di Lampedusa, è stata al centro della discussione non soltanto politica degli ultimi giorni ma anche di quella mediatica. A criticarla, come ormai accade ai personaggi non graditi a certa politica, i soliti “leoni da tastiera” che su di lei, come donna e professionista, hanno riversato le peggiori nefandezze augurandole ogni tipo di sventura, lo stupro in primis, perché è donna e quello è il mezzo migliore, a detta di una categoria di uomini, per rimettere a posto le donne ribelli e viziate come lei. A questi, però si affiancano anche coloro che non affidano il proprio pensiero soltanto alla tastiera, ma preferiscono tradurlo in azione reale e tangibile scendendo in piazza e manifestando nella realtà di tutti i giorni.
A Siracusa è accaduto doppiamente, con i sostenitori nel pro e del contro che ieri pomeriggio in contemporanea si son dati appuntamento per tradurre le idee in azione. Sul fronte del “contro”, con accuse nel merito della legittimità dell’aver violato il blocco navale imposto dal Governo Italiano da parte della Rackete, il gruppo capitanato dal consigliere comunale Salvo Castagnino che sull’operato della comandante della Sea Watch 3 non ha avuto alcun dubbio. La ritiene colpevole di aver violato la legge italiana e per questo ha organizzato una mobilitazione che all’inizio doveva svolgersi in contemporanea con quella a favore della Rackete, nello stesso luogo, il Monumento ai caduti, ma poi opportunamente spostata al Pantheon. Un sit-in che Castagnino e compagni hanno inscenato per manifestare solidarietà ai finanzieri speronati (ma la dinamica è ancora tutta da chiarire) dalla Sea Watch dichiarando: “Difendiamo l’equipaggio della motovedetta della Guardia di Finanza, presenti a tutela della legge e delle divise davanti al Pantheon contro chi li voleva affondati! Ora mi incazzo!” E continua stamani sul suo profilo social: “Oggi abbiamo subito insulti perché abbiamo manifestato solidarietà alla Guardia di Finanza. Capita anche questo, ma andiamo avanti!”. Dalla sua i commenti di amici e conoscenti che inneggiano alla legalità e al rispetto della sovranità del governo italiano, confortata dalla decisione dei pm di Agrigento, Il (procuratore capo Luigi Patronaggio, il sostituto Salvatore Vella e la collega Gloria Andreoli) che, fanno sapere di ritenere che la Rackete “non agì in stato di necessità” e in più che la manovra che ha provocato lo schiacciamento sulla banchina della motovedetta della Guardia di Finanza sia stata fatta “con coscienza e volontà”.
Sul fronte opposto ad appoggiare Carola Rackete, in difesa della sua scelta di forzare il blocco, cittadini, associazioni per i diritti e associazioni studentesche che, riunitesi nel piazzale antistante il monumento ai Caduti, hanno rivendicato la scelta operata dalla comandante tedesca con lo slogan #Primalepersone. “Manifestiamo a sostegno dell’eroica capitana della Sea Watch, Carola Rackete, – spiegano – perché la solidarietà non è reato”. Tra i presenti all’evento in favore della Rackete anche la ex deputata nazionale Sofia Amoddio che, in qualità di avvocata, sul caso ha espresso la sua opinione professionale: “La capitana non ha commesso nessun reato perché nel nostro codice penale esisto due discriminanti: salvare vite umane e stato di necessità. Quaranta persone non si possono tenere per 17 giorni sul pavimento e senza condizioni igienico sanitarie minime. Quindi la capitana ha agito per stato di necessità riportandoli nel porto più vicino. Non poteva portarli a Tunisi perché li sono stati rimpatriati senza adempimento dei diritti civili, neanche a Malta perché l’isola già ospita migranti in numero superiore in rapporto agli abitanti, quindi l’unico porto sicuro secondo le leggi internazionali era Lampedusa”.
La Rackete, nel frattempo si è scusata affermando di non aver avuto nessuna intenzione di provocare la collisione con la motovedetta della Finanza, e adesso accusata anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rimane in attesa del pronunciamento della Procura. Ad incalzare l’evolversi della situazione intanto il vice premier Matteo Salvini, che si dichiara pronto a firmare un decreto di espulsione per motivi di sicurezza nei confronti della “ricca fuorilegge tedesca”. Chi avrà ragione? Nel frattempo, a vederla in positivo, la doppia manifestazione di ieri a Siracusa ha dimostrato, e ce n’era davvero bisogno, sia nelle ragioni del pro che in quelle del contro, che esiste ancora una parte di società civile in grado di portare avanti e difendere le proprie idee non soltanto nell’anonimato di una stanza, con violenza dietro ad una tastiera ma scendendo in piazza e confrontandosi civilmente tra persone fisiche.
Nadia Germano Bramante