Carburante, la retromarcia sul taglio delle accise: la L.A.A.I.S contro le politiche del Governo centrale
"Mera speculazione a danno di categorie merceologiche e cittadini, in primo luogo gli autotrasportatori"
(10 gennaio 2023 – Carburante, si pensa a una retromarcia sul taglio delle accise: la L.A.A.I.S contro le politiche del Governo centrale)
Arriva l’accusa della Lega Autisti Autotrasportatori Indipendenti Siciliani (L.A.A.I.S) nei confronti delle politiche del Governo centrale in materia di accise sul carburante. Dopo le pronunce di questi giorni, che vanno nella direzione di sospendere la scontistica sulle accise, al fine di investire tutte le risorse in bilancio per far fronte alla crisi energetica, la presidente, Tania Andreoli, dichiara: “Premesso che pochi sono consapevoli che l’accisa unitaria sul carburante è la sommatoria di 19 altre accise che, nel corso di quasi un secolo, non sono mai state abolite, preme evidenziare come questo valore unitario incida per circa il 33% sul costo del carburante al consumatore. Poiché parliamo di un’imposta applicata alla fabbricazione, all’importazione e alla vendita, lo Stato è l’unico soggetto che trae duplice vantaggio”. La L.A.A.I.S evidenzia, a tale proposito, “come lo Stato si garantisce, attraverso l’accisa, un gettito costante, dato che i beni interessati la prevedono al momento dell’acquisto o subito dopo, infine ha la funzione di “aggiusta bilancio”. Prima del 1993, il Regio Decreto n. 334/1939, convertito nella Legge n. 739/1939, furono introdotte un’imposta interna di fabbricazione ed una sovrimposta di confine sugli olii minerali e sui prodotti della loro lavorazione, inclusi i carburanti” – spiega il vice presidente della Lega Autisti Autotrasportatori Indipendenti Siciliani, Giuseppe Neri.
”Si intervenne poi con la sua soppressione nel 1993 e da lì iniziarono le speculazioni ed i dolori per i consumatori. Le posizioni dell’agguerrita associazione di categoria di Paternò in materia di accise sono chiare, ritenendo il monopolio dello Stato e la ragione per cui lo stesso le utilizza (è un palese strumento finanziario, utilizzato anche per finalità estrafiscali o in occasione di manovre finanziarie, garantite appunto dalle variazioni delle aliquote di accisa), una mera speculazione a danno di categorie merceologiche e cittadini, in primo luogo gli autotrasportatori”.
Prosegue: “Quasi nessuno, nei palazzi del potere, spiega che le accise, che sono già imposte, sono a loro volta sottoposte ad Iva. La riforma strutturale si potrebbe avviare, intervenendo proprio alla fabbricazione, piuttosto di infierire sui consumatori finali, già duramente colpiti dalla crisi energetica generale. Inoltre, il regime di monopolio statale potrebbe essere superato, avviando contrattazione con i cartelli del petrolio, ad esempio attivando fidejussioni internazionali attraverso il modello della rete di impresa. Io ti fornisco una determinata tipologia merceologica, tu mi fornisci a prezzo calmierato altra tipologia. Quello che è certo – conclude – è che questo tipo di accentramento non può durare in un’economia di scala dove i più forti contrattualmente stanno perdendo colpi davanti alla globalizzazione imperante, che sacrifica i territori e le piccole medie imprese in nome dei grandi contractors”.
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