Aeroporti siciliani verso la privatizzazione? Dall’assemblea dei soci della Sac c’è l’ok
Ieri a Catania un importante momento di confronto alla presenza del Ministro Danilo Toninelli che si è detto contrario. Uguale la posizione del Vussia, ma Pietro Agen, numero uno della Camera di Commercio della Sicilia Orientale, non ha dubbi: privatizzare è la strada giusta per crescere
(26 marzo 2019)
Il processo della privatizzazione degli aeroporti siciliani è avviato (la Sac, la società che gestisce lo scalo Fontanarossa di Catania, ha già annunciato il via libera alla vendita del 60-70% delle quote): sarà irreversibile? Se ne è parlato ieri nel corso di un importante incontro organizzato dal Movimento Cinque Stelle, notoriamente contrario alla privatizzazione, al quale ha preso parte anche il ministro Danilo Toninelli, secondo cui, privatizzando, si commette “un grave errore”. Eppure la decisione sarebbe già stata presa, visto che si sono espressi a favore della privatizzazione del Pio La Torre di Comiso e di Fontanarossa sia la Camera di Commercio della Sicilia orientale, l’Irsap, il libero consorzio di Siracusa e il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, che ha parlato di “strada obbligata”. “Lo scalo cresce da tutti i punti di vista – ha detto – e proprio per questo necessita di investimenti aggiuntivi che in questo momento i soci non sono in condizioni di poter garantire. Credo che la privatizzazione, portata avanti con trasparenza e salvaguardia degli interessi del territorio, sia una strada coerente con quanto fatto in altri grandi aeroporti”.
Ed infatti, in una nota diramata oggi da SAC, si legge che “l’Assemblea dei soci, riunita stamani con il CdA, ha confermato l’intento di proseguire il processo di privatizzazione dell’aeroporto di Catania. Un percorso più volte illustrato su grandi linee ma che oggi fa un passo avanti, con la scelta della modalità di cessione delle quote da parte dei soci”. In realtà, però, continuando a leggere il comunicato, non pare affatto che questa modalità di cessione sia stata scelta. L’amministratore delegato Nico Torrisi punta sul trade sale, cioè la cessione a un partner privato selezionato con procedura ad evidenza pubblica (sebbene dall’Enac gli sarebbe stato fatto notare che non è possibile); Giovanni Perino, rappresentante di Irsap, invece dice: “Siamo favorevoli al processo di privatizzazione, ma occorrerà un confronto con la Regione”. Sulla stessa linea d’onda la consigliera Carmela Florena (Libero consorzio Siracusa) che ha evidenziato “la volontà di procedere con la privatizzazione, previa valutazione di alcuni elementi ancora da approfondire”.
Da Roma non si può ostacolare l’iter, al massimo si può vigilare affinché non ci siano ombre e arrivino uno o più imprenditori intenzionati ad investire tanto e seriamente sul futuro infrastrutturale dell’Isola, colmando un gap che si allarga costantemente da decenni. Più che favorevole alla privatizzazione Pietro Agen, il presidente della Camera di Commercio del Sud-Est, azionista di maggioranza della società che gestisce lo scalo etneo, che taglia corto quando qualcuno gli ricorda che, in passato, si era espresso contro la privatizzazione: “Si trattava di una ‘privatizzazione travestita’ – dice – che, se fosse andata in porto, avrebbe portato ad una svendita di Fontanarossa per pochi milioni di euro, quando invece si deve parlare di almeno un miliardo”. Per Agen un aeroporto privato cresce più velocemente e la sua gestione è più stabile, perché non corre il rischio di cambiare o traballare in base alle correnti politiche o ai governi. Non solo, come purtroppo è uso e costume nelle strutture pubbliche, finirebbe il “giochino” delle raccomandazioni e delle pressioni a chi sta al vertice, ed entrerebbero solo persone qualificate e competenti. “Come Camera di commercio – dichiara Pietro Agen – siamo sempre stati favorevoli alla privatizzazione, in primis perché apporta capitali al territorio e dà rilancio all’intera Sicilia orientale e secondariamente perché tende a stabilizzare una governance che altrimenti è costantemente soggetta a evoluzioni di carattere politico ed elettorale. La nostra CamCom ha dato disponibilità a vendere una quota della propria partecipazione fino a un massimo del 70%, e io ho mandato di procedere in questo senso”.
All’appuntamento catanese di ieri non è voluto mancare, per ribadire il proprio no alla privatizzazione, Claudio Melchiorre, presidente del comitato Vussia, che accusa: “La Camera di Commercio ha chiesto lo scorso anno di aumentare i diritti camerali a causa dello squilibrio nei conti. Poi ha negato l’esistenza di un dissesto. È la fiera della contraddizione e della follia strategica, purtroppo eseguita con i soldi e il patrimonio pubblici. Ci confrontiamo a distanza con Pietro Agen da mesi – prosegue – e ogni giorno offre una versione diversa dei fatti. Quella della compravendita immobiliare che odora di speculazione, e magari commissione di agenzia, non la conoscevamo. Possiamo dire che gli argomenti addotti sono internamente contraddittori e vacillanti”.
Secondo il Comitato dei viaggiatori, l’aeroporto di Catania produrrà un fatturato di 160 milioni di euro entro i prossimi cinque anni, qualsiasi sia il gestore, con investimenti sufficienti e controllati dall’Enac, quindi la vendita non si spiega. “Non è mai tardi per fermarsi davanti alla confusione. La vendita a pezzi a privati, magari diretta e contro ogni trasparenza, non ha senso”. Melchiorre ha poi ricordato che “Enac, su incarico del governo, sta elaborando un piano sui trasporti nazionale” quindi si dovrebbe (e potrebbe) almeno attendere l’esito di questa analisi, prima di ipotizzare la vendita. “Nei prossimi giorni – ha concluso – chiederemo un incontro a tutti i soci, fermo restando che la vendita è un atto di sottomissione della Sicilia a interessi completamente estranei alla nostra isola”.
Valentina Frasca