Ad un passo dal licenziamento gli operai della Acqua Azzurra, stamattina nuova assemblea
Come si ricorderà, la fortissima ondata di maltempo abbattutasi a febbraio sulle province di Siracusa e Ragusa, ha provocato ingenti danni allo storico impianto di contrada Vulpiglia, a Pachino, da 25 anni nel settore dell’acquacoltura
(3 maggio 2019)
Operai della ditta Acqua Azzurra a rischio licenziamento. In mancanza della proclamazione dello stato di calamità per il maltempo abbattutosi lo scorso febbraio su tutta la provincia, di fatto non sono state attivate le procedure che avrebbero potuto garantire ai lavoratori della ditta di Itticoltura di Pachino l’attivazione degli ammortizzatori sociali necessari a garantire un minimo di sostentamento, almeno per qualche tempo. Sulla vicenda, per definire la quale questa mattina è stata indetta un’assemblea dei lavoratori con i rappresentanti sindacali, per fare il punto della situazione e trarre le dovute conclusioni, si riaccendono i riflettori alla luce delle criticità emerse, che rivelano una situazione tutt’altro che rosea per i 98 lavoratori di Acqua azzurra (52 con contratto a tempo indeterminato e 46 a tempo determinato) tra lo stabilimento a terra e le gabbie di allevamento del pesce a mare.
Come si ricorderà, la fortissima ondata di maltempo abbattutasi il 23 e 24 febbraio scorso sulle province di Siracusa e Ragusa, con mareggiate e raffiche di vento superiori a 90 km/h sul litorale a sud est dell’isola, oltre al danneggiamento di tetti ed alberi tra zone abitate e campagne, ha provocato ingenti danni allo storico impianto di contrada Vulpiglia, a Pachino, da 25 anni in servizio e divenuto un’eccellenza nel settore dell’acquacoltura. Ad avere la peggio gli impianti a mare, le cui gabbie di allevamento furono devastate dalla furia della tempesta provocando la fuoriuscita di più di 1500 tonnellate di pesce andato perso, con un danno quantificato in quasi 20 milioni di euro. Un’ulteriore sentenza, questa volta senza appello, ai danni di Acqua Azzurra, già fortemente provata dai danni del maltempo nella stagione 2013-2014 da cui con fatica aveva intrapreso il percorso di ripresa.
Da febbraio lo stabilimento di produzione e lavorazione a terra ha continuato a smaltire quanto salvato dalla furia della tempesta, nell’attesa di completare le ultime formalità prima di avviare la chiusura. Epilogo che ormai appare sempre più vicino, a causa della situazione di stallo venutasi a creare con la Regione per la mancata dichiarazione delle stato di calamità.
Di questo e del futuro dei lavoratori ne abbiamo parlato con il segretario Flai Cgil Domenico Bellinvia. “Il 29 aprile si è concluso l’esame congiunto per la procedura di licenziamento, con la quale noi non siamo ovviamente d’accordo, – ha spiegato a Ialmo – Sul fronte regionale la questione della mancata richiesta dello stato di calamità dipende dal fatto che occorreva la richiesta di risarcimento di almeno 100 aziende, cosa che non avevamo quindi in alternativa si è optato per una dichiarazione della protezione civile su quanto accaduto, fatto ciò però la Regione avrebbe dovuto richiedere al Governo nazionale la dichiarazione di stato di calamità, richiesta che però si è arenata.
A questo punto che succede? “Stiamo chiedendo un incontro al commissario straordinario del Comune di Pachino, ripartendo dai gradi più bassi, per poter poi arrivare alla Prefettura e via via all’assessore regionale perché si possa finalmente chiedere lo stato di calamità. Solo questo, non possiamo fare altro perché ormai chiusa la procedura l’azienda ha ormai facoltà di avviare l’iter per ridurre il personale fino al licenziamento. In ogni caso non ci fermiamo, riprendiamo ancora una volta il percorso per ottenere risposte dalle istituzioni”.
Nadia Germano Bramante