Una compagnia aerea siciliana? Scapellato: “Ci vogliono soldi, non improvvisazione. La Regione lasci perdere”
"La Regione Siciliana è un Ente Pubblico Territoriale che può dare un grande contributo se solo accorpasse, uniformasse e concedesse ai singoli gestori aeroportuali, gli aeroporti siciliani tutti alle stesse tariffe e tutti magari con uguali, periodi di concessione ben maggiori di 40 anni"
(12 febbraio 2020)
Gianni Scapellato, avvocato, esperto di finanza aeroportuale, già direttore di vari aeroporti tra i quali quello di Malpensa e artefice della trasformazione dell’ex base Nato di Comiso in aeroporto civile e commerciale, interviene sull’idea che la Regione Siciliana si faccia parte attiva per far nascere una compagnia dell’Isola. Ecco il suo contributo.
“Pare che Regione Siciliana voglia costituire una compagnia aerea per far volare i siciliani a prezzi bassi, bassissimi, in una battuta il costo di 2 pizze, 2 birre e 2 gelati. Vogliate perdonare la franchezza, ma è più complicato.
Una compagnia aerea si costituisce secondo una rigida e precisa procedura. In tutti i paesi del mondo. In Europa in modo ancor più complesso perché abbiamo, grazie all’Unione Europea e all’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea, (EASA, European Aviation Safety Agency), maggiori garanzie. Bisogna ottenere due certificazioni particolari. Molto prima di iniziare a volare. Una è la Licenza di Trasporto Aereo, rilasciata dall’Aviazione Civile Nazionale (ENAC in Italia), che conferma la Capacità Giuridica, Economica e Finanziaria della compagnia a supportare nel tempo i costi di mantenimento in sicurezza della flotta. L’altra è il COA, Certificato Operatore Aeronautico, che attesta la capacità tecnica dell’intera Flotta a volare in assoluta sicurezza secondo i rigidissimi parametri europei. Siamo sorvolati solo da compagnie aeree sicure che, a seguito di inflessibili controlli operativi, non sono nella Black List dell’Unione Europea. Per ottenere il COA ci vogliono immediate disponibilità Economiche e Finanziare. Tanti soldi. Gli anziani che mi insegnarono il lavoro, anni fa, mi chiesero: “Se il Buon Dio avesse voluto far volare noi umani, cosa ci avrebbe dato?” E io, fresco di Laurea e di Corso, ingenuo, subito risposi: “Le ali!”. “NO, i soldi! Per volare ci vogliono tanti soldi!” mi risposero.
Un Airbus A 321 costa più o meno 140 milioni di euro. Leggo che si voglia dotare la compagnia aerea siciliana di n. 10 A 321. Servono 1,5 miliardi di euro (che siano in acquisto o in leasing). Cui aggiungere il costo dei comandanti, dei primi ufficiali, dei piloti e degli assistenti di volo (almeno 500/600 crew, considerate le ferie e le malattie), i costi delle assicurazioni obbligatorie e quelli della manutenzione programmata. Sono i costi ACMI (Aircraft, Crew, Maintenance and Insurance). Vanno finanziati e coperti da subito. Prima di ottenere il COA e prima di volare. Sono i costi fissi, che tutte le compagnie aeree pagano per ogni minuto, per ogni ora, per ogni giorno, per ogni mese e per ogni anno. Anche quando gli aerei non volano. Quando non volano, gli aerei producono perdite e non ricavi. Senza questa organizzazione certificata ben prima di cominciare a volare, fatta di beni, di persone, di garanzie e soprattutto di costi, non c’è il COA. Gli aerei non volano e nessuno vende biglietti. Invece leggo già di tariffe aeree scontate e di milioni di passeggeri trasportati. Prima ci vogliono i soldi. Tanti soldi.
Oltre ai costi fissi, ci sono i costi variabili per finanziare la compagnia quale Attività Commerciale, Marketing, Pubblicità, sovrastruttura Amministrativa, Carburante, Aeroporti, Tasse di Sorvolo, Addestramenti, Formazione Continua del personale di volo e dei manutentori, Catering e provviste di bordo, attrezzature operative e amministrative, Imprevisti operativi, Manutenzioni Straordinarie, Base di Esercenza, eventuali Basi Secondarie, Manager e CDA, Utenze, Imposte, Ritenute, Tasse e IVA. Circa 2,5 miliardi di euro per 10 aerei (da avere tutti in non più di tre anni) e di cui 9 sempre operativi, per via delle manutenzioni programmate a rotazione fra gli aerei della Flotta. Regione Siciliana vuole mettere le ali.
Cari politici siciliani, leggo di roboanti continue dichiarazioni sul Trasporto Aereo in Sicilia presentate come facili ricette per guarire da ogni male a causa dell’insularità. Progetti di aeroporti accorpati in dispregio delle diverse forze di mercato che agiscono nei differenti contesti territoriali con disuguali vocazioni. Compagnie Aeree che nascono, fioriscono e appassiscono prima di poter vedere il colore dei petali. Leggo di Hangar e di Centri di Manutenzione. Per gli aerei di chi? Un centro di manutenzione per aerei ha costi per Investimenti e per Mantenimento ben maggiori di una Compagnia Aerea. E deve avere tanti clienti, perché le compagnie aeree programmano per tempo luoghi e tempi di manutenzione. Gli aerei non si fermano nella prima officina che incontrano per strada.
A Malta vi è un Centro di Manutenzione gestito da qualcuno che si chiama Lufthansa Tecnick, che dista 7 minuti di volo dall’aeroporto di Comiso e 15 minuti di volo dall’aeroporto di Catania, e lì hanno già in portafoglio fior di compagnie aeree come clienti e una rete di ottimi alberghi sempre aperti, estate e inverno. Lasciate perdere!
Non cercate di trasformare Regione Siciliana in ciò che di peggio sa fare, un improvvisato Imprenditore. Non ne è capace! Regione Siciliana è un Ente Pubblico Territoriale che può dare un grande contributo se solo accorpasse, uniformasse e concedesse ai singoli gestori aeroportuali gli aeroporti siciliani, tutti alle stesse tariffe e tutti magari con uguali periodi di concessione ben maggiori di 40 anni. Magari per 80, 100, 120 anni. Come già fanno da tempo gli Enti Pubblici Territoriali proprietari dei grandi aeroporti internazionali, quali gli Svizzeri, gli Spagnoli, gli Inglesi, i Tedeschi, gli Olandesi, i Canadesi, i Brasiliani, gli Statunitensi e via dicendo.
Tutti gli aeroporti siciliani vendono lo stesso prodotto, la Sicilia. Che tutti lo vendano senza continuare a combattere questa guerra fra i più furbi contro i più furbi dei più furbi. Ma tutti comunque senza soldi! Su una cosa ha ragione il Presidente Musumeci. Quando si chiede: perché posso comprare pullman, treni e traghetti e non posso comprare aerei? Questo è un limite. Ma è un limite della politica del trasporto aereo, e un limite politico è un limite superabile! Se volete incentivare la costituzione di compagnie aeree, favorite le procedure fiscali e tributarie, e non ricadute di denari pubblici che non bastano neanche per un singolo contratto di leasing di un solo aereo per un mese.
Lasciate perdere le ammalianti e barbute sirene locali, arabe, indiane, mediorientali, slave e cinesi. Non fateci fare la parte dei colonizzati col cappello in mano. Oggi le LowCost già collegano la Sicilia con tariffe più basse di 2 pizze, 2 birre e 2 gelati, se acquistate prima e per tempo. Serve una politica di vero incentivo per una maggiore e più capace accoglienza alberghiera, di qualità e aperta tutto l’anno, se vogliamo turisti che portino ricchezza. Per la Compagnia Aerea Regionale Spa, così come l’avete pensata, ci vogliono strategie supportate da analisi molto serie, reali e difendibili. Servono 2,5 miliardi euro in tre anni per fare quello che leggo vorreste fare d’incanto.
Non occorrono miliardi di parole, che servono a nulla”.