“Sindaci ribelli” contro Salvini, da Ragusa l’appello della CGIL a seguire l’esempio di Palermo e Napoli
Secondo il segretario Peppe Scifo, il Decreto Sicurezza farà crescere lavoro nero, sfruttamento e immigrati irregolari, con l’effetto finale di più insicurezza per tutti
(4 gennaio 2019)
Si acuisce lo scontro istituzionale tra la delegazione dei “sindaci ribelli”, guidati dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando e dal collega di Napoli, Luigi De Magistris, e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, e le conseguenze potrebbero essere serie. Ieri, in un post su Facebook, Salvini li ha definiti “Amici dei clandestini, traditori degli italiani”, e ha chiesto a tutti loro di dimettersi. Una richiesta forte, che, secondo Orlando, “è la prova che Salvini non ha capito niente e che viviamo in mondi diversi” quindi rincara la dose, affermando che “questo decreto sicurezza è disumano e criminogeno”.
Dalle parole, poi, Orlando passa ai fatti, aprendo il porto alla SeaWatch3 che, anche in questi giorni di freddo e tempesta, continua la sua odissea in alto mare con il un carico umano fatto di 32 migranti: “Sulla nave c’è la bandiera del comune di Palermo, in segno di piena solidarietà. Questi provvedimenti – continua – non sono un insulto ai migranti, ma agli italiani e alla nostra cultura dell’accoglienza. Il porto di Palermo è assolutamente aperto per loro, e vorrei che il ministro Toninelli facesse quello che ho fatto io e ordinasse di non seguire le indicazioni del suo collega dell’Interno”.
Ed intanto, sulla questione, arriva la presa di posizione del segretario generale di CGIL Ragusa, Peppe Scifo, che denuncia “gravi violazioni dei diritti umani”. “La scelta fatta dai sindaci di Palermo, Napoli, Bologna, Parma e di altre città – dichiara Scifo – nasce non tanto da una logica di “disobbedienza civile”, come già qualcuno ha dichiarato contro la norma, bensì da una obbedienza alla Costituzione Italiana. L’iniziativa dei Sindaci tende a sterilizzare alcuni effetti devastanti del Decreto Sicurezza come conseguenze di alcune previsioni della norma, ad esempio, la mancata possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe. A causa della mancata iscrizione all’anagrafe per molti richiedenti asilo verranno meno alcuni diritti fondamentali a partire dalla iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale. Ciò determina una condizione di continua estraneità alla comunità, a qualsiasi percorso di integrazione e la netta violazioni di alcuni diritti fondamentali. Altro punto riguarda il mantenimento del sistema Sprar che rappresenta un’ esperienza valida di accoglienza ed integrazione, a differenza di quanto vuole fare il governo attraverso l’ apertura di nuovi centri affollati dove nessuna attività, a partire dall’insegnamento della lingua, viene prevista per costruire reali percorsi di inclusione e cittadinanza”.
Secondo il segretario, nel nostro territorio il rischio primario è quello di incrementare le file del lavoro nero e diventare vittima di sfruttamento diretto o attraverso l’intermediazione illecita, cioè il caporalato, e la conseguenza del Decreto Sicurezza sarà un incremento della presenza di irregolari con l’effetto finale di una crescita della insicurezza per tutti.
“La Cgil di Ragusa, già impegnata anche a livello nazionale contro le politiche del Governo, ed in particolare contro questo Decreto Sicurezza insieme a Cisl, Uil, Arci, Libera, Avviso Pubblico, Acli, Legambiente, propone ai Sindaci della provincia Iblea di schierarsi a fianco dei colleghi di Palermo, Napoli e di tante altri Comuni affinché possa affermarsi in questo Paese una diversa idea di gestione e governo di alcuni problemi epocali come l’immigrazione, a partire dal rispetto della centralità della persona umana dentro un orizzonte che vede tutti impegnati compresa l’Unione Europea per costruire uno spazio comune che si contraddistingue per i valori di civiltà e solidarietà. La storia ci insegna – conclude Scifo – che la conquista dei diritti nasce dalle lotte nate sotto il principio dell’uguaglianza e della solidarietà, e mai dal clima di guerra fra poveri”.
Valentina Frasca