Rizzuto, una morte che si poteva evitare? La Procura indaga sulle tante falle dell’Asp Siracusa
C’erano tutti gli elementi di rischio (incontro con delegazione coreana, febbre e tosse da una settimana) ma ritardi, mancanza di ambulanza e sottovalutazioni. E secondo l’Asp neanche i tamponi avrebbero dovuto essere eseguiti
(24 marzo 2020)
Aveva ricevuto una delegazione coreana, accusava febbre e tosse ma c’è voluta una settimana prima che venisse sottoposto al test del tampone.
E dopo il vuoto. Le sue condizioni peggioravano e non è stato possibile conoscere l’esito dell’esame. Fino a quando la moglie ha dovuto ricoverarlo d’urgenza in ospedale. Ma non c’era un’ambulanza disponibile ed è stata lei stessa a doverlo caricare in macchina, abbassando alla meglio il sedile date le sue condizioni.
E’ una fase delle peripezie che ha dovuto vivere Calogero Rizzuto, l’ex soprintendente di Ragusa e, fino alla morte avvenuta ieri, direttore dei parchi archeologici di Siracusa, deceduto nell’ospedale Umberto I di Siracusa per Covid-19.
Una fase raccontata in questi termini dal deputato all’Ars Nello Dipasquale in un esposto inviato alla Procura il cui capo Sabrina Gambino, che ha aperto un fascicolo per il momento di notizie ‘relative’ secondo il ‘modello ‘45’ (quindi ancora senza indagati, né noti, né ignoti), sta passando ai raggi x alcuni elementi per ipotizzare eventuali responsabilità penali in carico agli operatori sanitari intervenuti nel trattamento di Rizzuto ed, eventualmente, ai vertici dell’Asp guidata da Salvatore Lucio Ficarra che fino all’aprile scorso ha ricoperto lo stesso ruolo a Ragusa.
Giunto in ospedale in gravi condizioni, a Rizzuto viene negato un secondo tampone e ogni altro esame per verificare la presenza di un’eventuale polmonite (un RX al torace sarebbe stato sufficiente) e quando il secondo test viene eseguito non si conosce neanche il risultato del primo.
“Addirittura – scrive Dipasquale nell’esposto – mi si dice che quei tamponi, secondo le direttive ministeriali, non erano da farsi perché dalla scheda del paziente non risultavano fattori di rischio. Dalla scheda del paziente si evince che non ha alcuna indicazione di rischio: tosse (?) contatti con coreani (?). Chiunque vedendo queste indicazioni li manderebbe a quel paese. Nell’emergenza attuale bisogna fare scelte di priorità. Questo è il tono delle rassicurazioni che mi venivano fornite, ha messo nero su bianco Dipasquale. A questo punto se febbre, tosse e un incontro con una delegazione coreana non erano da considerare fattori di rischio comincio a non capire quali possano esserlo”.
Quindi le ultime fasi del drammatico racconto fino alla morte. Che forse si poteva evitare. E’ quanto deve accertare la Procura di Siracusa.